Nel vedere gli occhi di Alya brillare sotto la luce del neon che pendeva dal soffitto dell'aula, Marinette temette di essere nei guai. Non c'era ragione per cui avrebbe dovuto essere preoccupata, poiché era certa di essere stata una buona amica per tutta la settimana – anzi, tutto l'anno ed anche di più –, una brava persona e di avere, assolutamente e senza riserve, la fortuna di ogni singola coccinella che vegliava su di lei.
Qualunque cosa cercasse di dirsi, però, non riusciva ad attenuare la sensazione di pericolo che lo sguardo di Alya le provocava.
Intrecciò le dita, si raddrizzò sulla sedia e sorrise sporgendosi verso di lei, mostrando tutto l'interesse che le riusciva mentre l'amica avvicinava il telefono al suo viso per permetterle di vedere che aveva girato la notte precedente.
Alya premette il dito sul piccolo schermo ed il video partì, mostrando uno scontro che Marinette non ebbe il tempo di inquadrare prima che l'amica muovesse il cursore per arrivare alla fine, al momento in cui Chat Noir scivolava giù dal tetto ed atterrava sul marciapiede con un tonfo.
Marinette ebbe un sussulto, incassò la testa nelle spalle e fece una smorfia. Rivivere la scena da quel punto di vista non era affatto piacevole e dovette trattenersi dal distogliere lo sguardo per non destare sospetti, mentre il respiro trattenuto amplificava il rumore del battito del suo cuore.
«Guarda il modo in cui è atterrato!» le fece notare Alya. «Guarda il modo in cui si è alzato.» aggiunse.
E Marinette osservò con dolorosa consapevolezza l'amico che si issava in piedi a fatica e zoppicava di nuovo verso la battaglia che, filmando, Alya doveva aver totalmente dimenticato.
Il dolore, lo sforzo e la stanchezza trapelavano da ogni suo passo, da ogni gemito trattenuto e da ogni smorfia sul viso del ragazzo, che sollevò il capo. Non aveva alcun dubbio su chi stesse cercando e perché.
Alya bloccò il video e la guardò, il sorriso sul suo volto non smetteva di inquietarla.
«Mi spaventa il modo in cui la sua sofferenza ti esalta.» ammise, e fu grata del fatto che il sorriso di Alya si spense, dimostrando che era tornata in sé.
«Non è questo. Non capisci?» le domandò.
Marinette si gratto la guancia e scosse il capo.
Alya sbuffò. «Avanti, sorella, rifletti. Se si è fatto male probabilmente sarà facile scoprire la sua identità. Quando se n'è andato zoppicava, e quindi è probabile che zoppichi ancora!»
«Sono sicura» ribatté Marinette scandendo le parole «che Ladybug abbia sistemato tutto come fa sempre. Anche la sua gamba.»
Sorrise, nel vedere l'espressione dell'amica rabbuiarsi all'istante, e non poté credere di essere riuscita a convincerla con così poco. Sollevò lo sguardo sui compagni di classe per controllare chi fosse già arrivato, e fece giusto in tempo a vedere Adrien e Nino che entravano in aula chiacchierando. Non voleva guardare troppo a lungo Adrien, ma la smorfia trattenuta del ragazzo ad ogni passo le causava una serie di stilettate dolorose al petto.
A quanto pare Ladybug non può sistemare tutto.
STAI LEGGENDO
Mi basta un segno
FanfictionChat Noir scruta nella notte verso la finestra di Marinette, abbastanza vicino da sentire il profumo del pane e dei biscotti che permea l'edificio. A scuola, giorni dopo, Marinette si prende cura del suo gattino ferito come può, cercando di non lasc...