La mia espressione tramuta e mi volto verso Francesca.
«Cate?» dice con voce affannata.
Senza aggiungere nulla mi butto anche io in quella strana apertura nel muro.
Ma dove sto trovando il coraggio?
Dov'è finita la mia ragione?
Questa non sono io.
Sto...cambiando? No, questo posto non mi fa bene.Atterro su una superficie dura, polverosa, sembra sia un tappeto.
Tossisco per l'aria sporca e alzo la testa.
Sono in una stanza buia e cupa.
La temperatura è calda, così slaccio il mio Parka e lo poggio a terra.
La mobilia è di diversi toni di marrone, dallo scuro al terra di Siena e il pavimento è ricoperto da una moquette verde mirto costellata di decori bianchi; in alcuni punti, come agli angoli dove si scontra con gli armadi, è rialzata e arricciata verso il basso.Nell'aria aleggia un odore di vecchio e stantio.
Senza dire niente inizio ad aggirarmi per la stanza alla ricerca di qualche minimo indizio.
Pare essere un vecchio studio, completo di scrivania, planisfero e seggiolone.Mi volto verso Luca.
A quanto pare lui non trova interessante o anche lontanamente intelligente guardarsi intorno, e se ne sta fisso con lo sguardo su un ritratto antico appeso alla parete.
Lo osservo anche io.
Ha un'aria famigliare, l'ho già visto da qualche parte.
«Io questo tizio lo conosco...era sul libro di storia!» affermo.
Impreco mentalmente, ho capito chi è quell'uomo.
«Luca, è un massone.» mi avvicino a lui per informarlo ma soprattutto per sollecitarlo.
Resta a guardare fissamente la tela, le sue iridi si fanno più piccole.
Sento l'ansia impossessarsi di me, lo prendo per un braccio e lo scuoto.
Sembra gelatina, il suo arto non prova sensibilità, e le palpebre non battono più.
Gli tiro uno strattone sbilanciandolo, e solo adesso si riprende.
Strizza gli occhi e li stropiccia con i palmi, le sue mani restano sulle guance coprendogli la faccia.
«Cos'è successo? Perché lo guardavi in quel modo?»
«Guardare cosa?» ha la voce impastata.
«Quel quadro, idota! Eri spaventoso, sembravi posseduto!» esplodo.
All'ultima frase alza lo sguardo.
«Posseduto?» ora il tono si incrina e annuncia un pianto.«Mi sono spaventata, si può sapere perché non reagivi?»
«Quello mi ha parlato.» dice indicando il quadro.
I miei occhi ruotano sul dipinto, poi verso Luca.
«Stanno accadendo troppe cose strane qui, non può essere un posto sicuro,» concludo «andiamo via.»
«No.» si volta lui improvvisamente.
I suoi occhi sono più cristallini che mai, ne rimango incantata.
Mi sento appesantire il corpo, ogni muscolo pesa chili e chili.
Libero quella terribile sensazione scrollando la testa e il peso cade a terra.
Non capisco cosa stia succedendo, così afferro la mano di Luca e lo trascino verso la porta più vicina.Lui avanza strattonato da me, e quando vedo che nella camera accanto c'è qualcuno, mi fermo di scatto sullo stipite.
Mi volto e il mio viso è pochi centimetri dal suo.
Sento le guance arrossire e bruciare, cercando disperatamente di staccarmi dal suo sguardo penetrante.
Ad un certo punto entrambi sentiamo dei passi provenienti dalla stanza dietro di noi, e Luca si sporge in avanti per vedere.
La sua espressione quando si gira a guardarmi è preoccupata.
«È quello del dipinto.» dice.Un po' di ansietta ci sta...al prossimo capitolo guys :)
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Unspoken
Science Fiction"Grazie a tutta questa assurdità, ho capito cose fondamentali della vita: fatti degli amici, amali di bene, difendili, non cercare mai la felicità ma sì felice in ogni instante. Nulla è dato al caso."