I capelli corvini del ragazzo, non volevano obbedire. Il ciuffo gli ricadeva continuamente nella fronte, nascondendo uno dei suo occhi.
-Cazzo, già che alla cena non volevo andare, ora anche i capelli ci si mettono.-
Sbuffò tirando per il nervosismo il pettine nel lavandino.
-Maxwell caro ,non utilizzare un linguaggio scurrile, cosa ti abbiamo insegnato e tuo padre riguardo al modo di parlare?-
Fece apparizione in bagno la madre del ragazzo, il suo nome era Tatjanna,aveva lunghi capelli biondi, occhi color ghiaccio e carnagione chiara come il figlio. Veniva dalla Russia, ma dopo essere stata venduta per qualche rublo dai suoi genitori all'età di 14 anni per diventare la sposa di un ricco signore. Risucì a fuggire, l'uomo utilizzava la violenza contro di lei. Arrivò in Italia dove conobbe Vasco il padre di Maxwell, un semplice bibliotecario che proveniva dalla Sicilia e iniziò una vita felice con quest ultimo.
-Fanculo.-
Sussurrò il ragazzo toccando con l'indice e il pollice un ciuffetto dei suoi capelli. Era stanco del nero nei suoi capelli, aveva pensato di cambiarli e fare un colore pazzo come Lif. In quel momento l'immagine di Lif s'intrufolò nella mente del ragazzo, provocando un sorriso spontaneo a quest'ultimo.
-Perché sto pensando a quel frocio, cazzo sto davvero impazzendo.-
-I grandi pensieri vengono dal cuore-
-Vasco cosa centra, non sono mica frocio!!-
Sbottò innervosito Maxwell al padre che lo guardò ridendo, lo chiamava sempre per nome, non aveva un buon rapporto con suo padre da quando quest'ultimo tradì Tatjanna, che alla fine lo perdonò. Quel periodo fu veramente bruttissimo per Maxwell, nel buio della sua stanza sentiva le urla dei suoi genitori, ed era come se quelle urla fossero dei pugnali che riuscivano ad oltrepassare la porta della sua camera e lo colpissero nel petto. La cosa che adesso al ragazzo dai capelli neri faceva davvero schifo, era la giustificazione del padre:"SONO UN'ARTISTA,UNO SPIRITO LIBERO,NON E' COLPA MIA E' COLPA DELLA SOCIETA". Quelle parole per Maxwell era solo stronzate.
-Figlio mio il tuo orientamento sessuale,religioso e politico non m'interessa, cerca solo di capire chi sei e cosa vuoi realmente, questo è il consiglio che ti do-
Il ragazzo sbuffò nuovamente, guardando il padre che lo guardava sorridendo.
-Se avessi avuto i capelli ricci come i miei non ci metteresti così tanto tempo per prepararli-
-E se continui a triturarmi le palle e farmi perdere tempo, col cazzo che vengo dai tuoi amichetti e dalla loro figlia troppo entusiasta della vita.-
-Capitale prezioso per tutti è il tempo, ma preziosissimo ai giovani, Vincenzo Gioberti- *
-Si certo, ora addio-
Disse il ragazzo mentre il padre usciva dal bagno.
Nel frattempo a casa dei Red tutti erano intenti a prepararsi per la cena a casa loro. I genitori di Frankie si erano vestiti elegantemente come lei del resto, che stava indossando un vestito nero.
-Lif tesoro, se vuoi posso prestarti un vestito di mio marito-
Quella che parlava era la madre di Frankie, Eleonor una donna attraente sulla quarantina, completamente diversa dalla figlia. Ci teneva all'eleganza, indossava quasi sempre dei vestiti che fasciavano a perfezione il suo lungo corpo, quest'ultima era infatti davvero molto alta e quando dicevo che era l'esatto opposto di Frankie, era anche per questo motivo.
-Mamma, Lif può vestirsi come vuole, lo conosci da ormai tanto tempo e sai che a lui non frega niente dell'impressione che fa alla gente-
Eleonor li guardò facendo spallucce.
-Fate come volete, fra poco arriveranno gli ospiti. Frankie fra dieci minuti massimo voglio vederti giù in tutta la tua bellezza e mi raccomando siate gentili con i loro figli.
Diede un bacio alla figlia uscendo dalla camera di quest ultima.
-C'è qualcosa che non va nella maglietta. E' la mia preferita-
Chiese Lif mentre scuoteva i suoi capelli turchesi con la mano destra. Frankie chiuse il tappo dell'eyeliner e lo guardò negli occhi dallo specchio.
-Lif tranquillo, sei bellissimo come sempre e poi i Cranberries spaccano-
Urlò le ultime parole mimando il gesto con le corna, facendo scoppiare a ridere il suo amico.
-Sei proprio una cogliona-
Disse fra le risate di entrambi il riccio.
-Si certo, ma parlando di cose serie, sei felice di incontrare Maxxie?-
-Cosa?! Perchè devo essere felice di incontrarlo e un ragazzo normalissimo-
-Certo tesoro, ma ci pensi spesso da ieri. Non negarlo,non serve, mi accorgo di tutto, ti conosco da troppo tempo. Inoltre anche se ieri l'hai detto indirettamente, me lo hai fatto capire-
La ragazza fece un sorrisino e inziò a indossare le sue converse.
-Fanculo Francesca-
Disse Lif buttandosi nel letto.
-Lif non azzadarti a chiamarmi un' altra volta con il mio nome per intero o ti strappo le palle a morsi-
-Calma pitbull, ho capito.-
Qualche minuto dopo entrò in camera il padre di Frankie, avvertendo i due ragazzi di scendere. Gli invitati erano arrivati e Lif non stava più nella pelle di incontrare di nuovo Maxwell e appena lo vide ebbe una strana sensazione. Era come se le luci della casa lo avessero abbandonato, era come se il Buio coprisse tutte le persone e oggetti nella casa. Era come se il buio volesse che Lif si concentrasse su Maxwell e in quel momento il riccio capì che quel ragazzo gli stava completamente fottendo il cervello.
* Vasco il padre di Maxwell essendo un bibliotecario ed avendo un'immensa conoscenza e passione per tutto ciò che riguarda i libri e in generale l'arte, molto spesso farà citazioni dei suoi artisti preferiti.
Buonasera,
Scrivetemi come sempre le vostre osservazioni sul capitolo, se ci sono errori o semplicemente se il capitolo vi è piaciuto.
-La vita senza libertà, è come un corpo senza lo spirito.-
(Khalil Gibran)