2

27 3 2
                                    

GRACE POV:
Aprii lentamente gli occhi.
Non sapevo dove mi trovavo, ero sconvolta, avevo paura.
Ero sul letto di uno sconosciuto, cosa volevano farmi? Cosa mi avevano fatto? Non ricordavo nulla, era assurdo per me tutto questo.

Non era mio solito andare in discoteca, ma quella sera, mi organizzai con degli amici di mia sorella e andammo a ballare. Non ricordo oltre, come c'ero finita a casa di quel tipo?

"Ehi, ti senti bene?"
avevo gli occhi ancora un po' appannati, ma vidi che un ragazzo biondo si stava avvicinando a me, toccandomi la spalla.
"Cosa mi hai fatto?!" dissi sembrando il più credibile possibile, lui rise. "Io nulla" si allontanò per andare a prendere dell'acqua che in seguito mi porse. Non avevo la forza di alzarmi né di muovermi, questa debolezza fisica era insopportabile.
"Ora stai meglio?" mi disse il biondo che era in cucina a preparare del latte caldo.
"Si..." dissi con voce rauca, tentando di alzarmi e di riacquisire le mie forze.
"Stai calma" il ragazzo si avvicinò a me con due tazze di latte caldo, me ne porse una. "Tieni" accennò un piccolo sorriso, ringraziai e presi la tazza per poi bere. "ricordi cosa ti hanno fatto?" mi domandò prendendo un fazzoletto bagnato per pulire il sangue che ancora colava dalle mie labbra. Scossi la testa negando, era strano che non mi ricordassi nulla, "come ti chiami?" "Grace" "piacere, io sono Namjoon"
Sembrava un tipo a posto, cominciavo anche a fidarmi di lui.

Intanto mi addormentai.

Il giorno dopo, una sveglia mi distolse dal sonno profondo. Il biondo era già in piedi, io avevo riacquistato completamente la vista, mi guardai un po' intorno.
Le pareti erano ricoperte da fantastici disegni fatti su fogli sporchi, ed erano interamente in legno, così come il pavimento, pieno di cicche di sigarette.
Il letto su cui ero distesa era in ferro battuto, le lenzuola erano bianche. Dalla mia posizione, potevo intravedere il piccolo bagno e la cucina, lì c'era Namjoon, seduto al tavolo a fumare, leggendo un giornale.
Mi alzai e mi avviai verso di lui. Ancora non mi reggevo bene in piedi, mi poggiai al tavolo.
"Tu mi porterai a casa vero?"
chiesi. "Ma certo..." mi disse ridendo e buttando fuori del fumo. Mi invitò a sedermi, per poi preparare due caffè.
Bevvi tutto d'un sorso.
Lui fece lo stesso.
Si alzò e si accese un'altra sigaretta, gettando la cicca in un posacenere.
"Quanti anni hai?" mi chiese
"Diciannove"
"Bene. Ciò significa che sarai la mia piccolina"
"Cosa?"
"Nulla, riflettevo ad alta voce."
"Tu quanti anni hai?"
"Ventidue."
Mi squadrò dalla testa ai piedi.
Si avvicinò a me
"Ehi piccola, ti va di divertirci un po'?"
"Cosa intendi con..."
mi prese per un braccio e mi trascinò in camera da letto.
Urlai, più forte che potevo, ma nessuno poteva sentirmi. Con una corda mi legò al piede del letto. "Non urlare piccolina" continuavo, "TI HO DETTO DI NON URLARE!" mi tappò la bocca con la mano "baby, qui nessuno può sentirti, le pareti sono insonorizzate" placai le mie urla, "sali" mi disse con tono autoritario indicando il letto.
Io terrorizzata mi stesi sul letto.
Salì a cavalcioni su di me e fece per togliersi la camicia.
Ad un certo punto si bloccò, "oh mio dio, ma cosa sto facendo?"
Si riabbottonò la camicia e tornò in cucina.
Come se non fosse successo nulla.
"Scusa.." mi disse con voce rauca allontanandosi. "E non mi sleghi?"
"Dopo questo...non posso permetterti di andare via" mi disse. "ma io non capisco"
"non tornerai a casa, Grace, resterai con me. Qui."
"ma io non voglio. PORTAMI A CASA! HAI SENTITO, BASTARDO?"
Rise, per l'ennesima volta.
"COSA CAZZO HAI ANCORA DA RIDERE?"
"Ho detto che resti qui, piccola.
Fattene una ragione, fai la brava e non ti succederà nulla, intesi?"
"Io non faccio la brava, finché tu non mi porti via da qui."
"Grace, non posso"
La sua calma cominciava ad irritarmi.
"SEI UN LURIDO BASTARDO, COMINCIAVO A FIDARMI DI TE."
Rise ancora.
"Ti sbagliavi..."
si avvicinò a me.
"...e poi, non usare questi toni con me signorina"
"Se no cosa mi fai?"
"Vuoi provare?"
Non risposi
"Ti ho fatto una domanda.
Vuoi-provare?"
"Non ho paura di te."
dissi, e probabilmente feci uno degli sbagli più grandi della mia vita.
"Lo vedremo se avrai paura, ho provato ad essere gentile, a risparmiarmi, ma con te non si può discutere civilmente. Piccola."
"Smettila di chiamarmi così"
"Sono io che faccio le regole qui"
Vedevo che si avvicinava a me, ero paralizzata dalla paura.
"okok, chiamami come ti pare, trattienimi qui quanto ti pare, ma ti prego, ti scongiuro, non farmi del male."
una lacrima di disperazione scendeva dal mio occhio destro.
Namjoon rise.
La sua risata mi infastidiva, mi spaventava.
Ma non dissi nulla.
"Piccola, non sai quanto desideravo sentire queste parole dalla tua bocca. Non ti farò nulla, se non vuoi. Ma fidati, vorrai.
E come se vorrai."
Sorrise e venne verso di me abbracciandomi.
"Su, dai, non piangere" alzai la testa e sorrisi anch'io.
Un sorriso finto, ovviamente.
Ero affascinata da quel ragazzo, che sembrava tanto dolce e pacato, ma poi si trasformava in qualcos'altro.
Qualcosa di orribile.
Qualcosa di cui avevo terribilmente paura.

¥Psychopath¥ ||Kim Namjoon|| (In Pausa)Where stories live. Discover now