Tutto in una notte (al drugstore)

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Ciao, mi chiamo Serena, ho venticinque anni, segno zodiacale leone, ascendente toro. Gli astri hanno influenzato la mia vita? Direi di no, pazienza, era una bella triangolazione, o trigonometria, o come diavolo si dice. Scusate, ero distratta, e quando sono distratta divago... allora, lavoro come cassiera in un drugstore a Roma. Col cavolo che vi dico quale. Guadagno ottocentotrentadue euro al mese, sto in regola e mi pagano pure gli straordinari. Solo che non li faccio mai.

Uhm... adesso dovrei raccontarvi qualcosa di eccitante, perché così mi hanno detto. Una «cosa erotica», hanno detto. Okay, allora... vediamo un po': sapete qual è stata la cosa più porca che ho fatto al lavoro? Ve lo posso dire, tanto a voi chi vi conosce? (E viceversa direi, a me chi mi conosce?). Ah, prima vi devo dire che io sono una niente male, cioè, diciamo che una buona parte degli ottocentotrentadue euro vengono investiti mensilmente nell'operazione «fai che si girino tutti a guardarmi, 'sti stronzi». Afferrato il concetto?

E guardate che non sto divagando, adesso ci arrivo al sodo, è che questo lo dovevate sapere, perché io ci tengo che mi guardino. E quello non mi guardava. La prima cosa che ho pensato è stata, «sarà frocio». Poi però mi è transitato sotto gli occhi, alla cassa, e io stavo lì a pensare, «e guardami guardami brutto deficiente», e lui... lui ha guardato una vecchia! Va bene, for­se non era proprio vecchia, ma diocristo, avrà avuto cinquantanni! Almeno! E io? Io ne ho la metà, coc­co! Ammetto che ci sono delle tipe che tutte in tiro, rifatte, ecc ecc... insomma ci sono delle ti­pe che possono anche far sì che uno se le guardi ben bene, ma quella lì no! E lui non le ha lanciato un'occhiata del tipo, «assomiglia a mia madre», no! Lui l'ha guardata come a dire, «mi ti scopo a sangue troiona», e quello sguardo spettava a me, era mio! Era roba mia brutta stronza che cazzo vuoi?

E il tipo ha pagato le sue cose, ha allungato la sua fottuta carta di credito verso di me, ha messo la sua merce di merda nella sua busta di plastica, e se n'è andato... e non mi ha guardata neanche per un attimo! È roba che una ci rimane secca. Cioè, non è che al lavoro sto nuda, però la scollatura, il trucco... ci siamo capiti, no? E non mi venite a dire che era distratto... non era distratto manco per il cazzo, lui la sua vecchia se l'è guardata, hai voglia se l'ha guardata, ancora un po' e quella chiamava le guardie!

Vabbè taglio corto, anche perché voi volete sapere le mie porcate e allora devo arrivare al sodo. Due cose, la prima: io lo so che ci sono dei ragazzi a cui piacciono le donne un po' in là con gli anni, che vi credete, l'ho letto da qualche parte... ma non mi era mai capitato così, cioè quella non valeva un fico secco, e io bona da strapaura. Afferrato il concetto? La seconda cosa, la carta di credito, con il nome e cognome del tipo. Ti conosco, carino.

Due sere dopo era di nuovo da me. Ero alla cas­sa come sempre ed il tipo eccolo là che spunta dal fondo del drugstore, a notte fonda, lui pure più carino dell'altra sera, con una maglia nera attillata e dei tatuaggi stesi su fasci di muscoli discreti e levigati. Non divaghiamo. Saranno state le undici, undici e un quarto, e io mollo la cassa a Stefy, che tanto non capisce niente, mi tolgo il camice da cassiera e m'involo nel corridoio a passo di carica. Le mie armi di distruzione di massa si componevano di: top nero Indian Rose, ombelico scoperto con piercing e neo (finto), gonna sopra al ginocchio di un cazzo di tessuto cresposo che ho preso a Barcellona l'anno scorso (e che mi fa un culo fantastico), tanga Intimissimi che si vede e non si vede sopra il bordo della gonna, niente reggiseno che la merce non ha bisogno di presentazioni, e Vic Matiè stratosferiche.

Lui sparisce alla vista dalle parti dei surgelati, io afferro delle cose al volo, senza neanche far caso a cosa diavolo ho preso, e lo placco mentre controlla la data di scadenza di uno yoghurt biologico.

Tutto in una notte (al drugstore)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora