Capitolo 59

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Luna

Continuo a camminare nelle mie malmesse condizioni per una durata di tempo che a me appare infinito, anche se in realtà non è poi così lungo. La sofferenza non fa che accentuarsi, mentre occhiate di soppiatto da parte dei due demoni vengono rivolte ogni tanto nella mia direzione, per controllare le mie condizioni. L'unica cosa che desidero ora come ora è quello di trovare al più presto Windigo, per poi lasciarmi cadere nell'incoscienza del dolore, ponendo una pausa a questo strazio.

Mentre proseguo nel mio percorso, un'improvvisa figura sbatte contro di me, facendomi quasi perdere l'equilibrio che con fatica riesco a mantenere. Sono così offuscata dal dolore e dalla stanchezza che i miei sensi non mi hanno minimamente avvertito di questo essere che è entrato nel mio campo visivo. Intanto che cerco di focalizzare il mio sguardo su questa figura per cercare di identificarla, noto i due demoni essere in posizione di attacco: l'una con l'arco e le frecce puntate e l'altro con la spada sguainata. Sta avvenendo tutto troppo velocemente per la mia mente esausta che frenetica cerca di capire cosa sta succedendo, ma nel fare ciò sembra divenire ancor più offuscata. Quando finalmente identifico la figura che ha sbattuto contro di me, sorrido esausta, ma allo stesso tempo un senso d'orrore inizia a invadere le mie membra.

"Alla fine sembra proprio che l'odore del tuo sangue lo abbia condotto dritto da noi." Constata Astaroth, osservando Windigo il quale con gli occhi sgranati rivolge lo sguardo ai due demoni, consapevole di essere appena caduto in una trappola.

"Dannazione a voi. Sempre a dovervi mettere in mezzo tra me e la mia preda." Asserisce a denti stretti il demone che come l'ultima volta che si trovava da queste parti, porta le lenti scure e un aspetto pulito.

"Fossi in te, io tacerei, dato che potresti rischiare di compromettere la tua già decisa sentenza di morte." Avverte il ragazzo dalla chioma castana.

"Sentenza di morte? Non credi di esagerare. In fondo siamo vecchi amici. Ti ho anche lasciato libero di andare. Non credi sia giusto ripagare il debito." Dichiara l'immonde creatura, mentre nel momento esatto in cui tali parole giungono alle orecchie del suo interlocutore, quest'ultimo in un fulmineo gesto, poggia la lama della sua spalla contro la gola del cannibale, il quale a fatica inghiotte una bile di saliva. Solo adesso noto quanto Astaroth sia simile a un demone con quel gelido sguardo feroce capace di uccidere tante vittime quanto il numero delle volte in cui sbatte le palpebre, senza mai sentire rimorso in quel suo freddo atteggiamento che appare aver soffocato nel nulla quell'allegra figura piena d'entusiasmo e vitalità.

"Io e te non siamo mai stati amici. E di certo non ci hai mai lasciati liberi di andare, anzi da codardo quale sei, fuggisti da noi appena ti rendesti conto del fatto che fossimo più forti di te, quindi non abbiamo nessun debito da ripagare e se anche fosse mai stato così, avrei preferito morire, piuttosto che essere in debito con una creatura del genere." Asserisce con glaciale espressione il demone dalla castana chioma che pare non aver sbattuto ciglio durante tutto il discorso, redendo la sua figura ancor più minacciosa.

"Dolce, sublime creatura, non credi sarebbe ingiusto uccidermi? In fondo io non vi ho mai torto un capello." Si rivolge l'orripilante essere a Morgana che lo guarda dall'alto al basso con puro disgusto.

"L'unico motivo per cui non lo hai fatto è per il fatto che ci siamo dimostrati più forti di ciò che ti aspettavi e poi non osare rivolgerti così a me, ogni tua parola mi porta a vomitare. Guardati, sei miserabile, ti ritrovi a pregare i tuoi avversari per salvarti la pelle, invece di accettare la morte, che ti spetta, con onore. Mi fa schifo anche il solo respirare la tua stessa aria." Afferma la demone con espressione nauseata.

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