Capitolo 6

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NIXY'S POV

Ero svenuta.
Quella sera ero svenuta.
Aprii gli occhi e mi ritrovai ancora sul divano, nuda.
Il divano era pieno di sangue e faceva molto freddo.
Ormai mi sarei saltata la scuola.
Ma non mi importava niente.
Mi alzai tutta dolorante dal divano e mi ritrovai Adolf alle spalle.
Mi accorsi troppo tardi di essere piena di lividi.
Mi aveva picchiata.
"Allora piccola puttanella" sentii dire da lui mentre mi guardava, ero ancora nuda.
"Chi l'ha fatto questo?" Chiese indicando il mio collo.
Oh cazzo.
Cameron. Cameron mi fece un bel succhiotto il giorno prima.
"Ehm...." balbettai.
"Stai zitta" mi gridò.
E subito mi ritrovai a terra.
Mi aveva colpita ed il dolore era molto forte.
"Allora è vero che sei una puttana" mi gridò. "E che ti scopi tutti i compagni di scuola, sai che ti dico, la scuola non ti serve a un bel cazzo, non ci vai più ". Urlò.

No! No! La scuola noo!
Dovevo andare a scuola. Era la mia unica salvezza.
Cameron! Non avrei più rivisto Cameron.
"Ma p-papà..."cercai di dire qualcosa ma non ci riuscii.
"Zitta" gridò. "Dalla settimana prossima la scuola finisce va bene?"
Annuii.
Cominciai a piangere.
Adolf se ne andò in cucina a prendere le chiavi della macchina e poi uscii sbattendo la porta.
Libertà.
Mi alzai e cercai di muovere tutti i muscoli che mi facevano male.
Mi stava sanguinando il naso e il divano era ancora sporco di sangue.
Presi i vestiti lasciati la sera prima sul pavimento e salii le scale.
Non potevo parlare con nessuno.
La mia migliore amica non mi avrebbe aiutata affatto perché io non avevo mai accettato di essere la sua migliore amica.
Rimaneva Cameron.
Ma non potevo dirgli tutto.
Non potevo.
Mi vestii molto leggera per non sentire il dolore e scesi sotto per pulire tutto.
Alla fine mi misi sul divano che per fortuna avevo pulito e presi il cellulare.
Un messaggio non letto da un numero sconosciuto.
"Ei Nix..stai bene? ~C~"
Cameron.
Come aveva il mio numero.?
Non risposi.
Rimasi lì immobile a guardare il vuoto.
Era brutta la solitudine.

Solitudine.

Una parola che spaventa molta gente.

Che intimorisce le persone.

Che intimorisce me.

Ma ormai è mia amica.

Ma ho lo stesso paura della solitudine.

Perché?
Perche quando sono da sola, mi ritrovo a pensare.

Ed io non voglio.
Non voglio pensare.

Se lo faccio, peggioro soltanto le cose.

"Puttana" gridò con la sua voce grave poco prima di tirarmi un pugno.
Avevo soltanto 13 anni.
Caddi a terra mentre piangevo.
"Smettila di piangere troia" mi urlò contro un'altra volta tirandomi un calcio nello stomaco.
Mugulai dal dolore.
Volevo essere forte.
Non volevo mostrarmi debole.
Dovevo essere coraggiosa.
Si mise a cavalcioni su di me ed io mi dimenai.
"Sta' ferma" urlò prima di schiaffegiarmi.
L'ennesimo schiaffo si posò sulla mia guancia.
L'ennesima violenza.
"P-papà bastaa!!" Piagnucolai, sperando che si fermasse.
Ma non lo fece.
Mai lo fece.
Prese la bottiglia e ne bevve un sorso, facendone cadere un po' sulla mia maglietta.
"Sei solo una puttana, dovevi crepare in quell orfanotrofio" affermò disgustato prima di rovesciare il contenuto della bottiglia su di me.
Lui rise.
Rise solo come un uomo malvagio senza cuore può fare.
"P-papà, p-perché lo fai?" Singhiozzai dopo che ebbe finito il suo lavoro.
"Perché sei uguale a lei" iniziò a dirmi avvicinando il suo viso puzzolente vicino al mio.
"Sei uguale a quella puttana di tua madre" gridò acido prima di prendermi per i capelli e sbattendo la mia testa al duro pavimento.
Urlai disperata.
Ma nessuno mi aiutò.
Mai nessuno venne in mio aiuto.
"Basta, lasciami staree!!" Urlai presa dal panico tappandomi le orecchie con forza e accovacciandomi per terra.

Buio Totale || C.D.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora