Capitolo 12-Il ritorno di Shawn

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Rimasi ore ed ore ad aspettare che il corpo pallido e inerte di Shawn si alzasse dal letto e mi dicesse, con il suo solito tono dolce, che era tutto okay. Sembrava sempre più lontano, più freddo e immobile, e talvolta che non vedevo il petto muscoloso muoversi, il ciuffo nero sulla fronte smosso dal respiro, la paura mi attanagliava la gola. Picchiettai nervosamente le dita sul bordo del letto e guardai di sfuggita l'orologio che ticchettava piano appeso al muro. Mi accorsi che erano passate appena tre ore da quando avevo fatto irruzione in casa di Shawn passando dalla finestra sul retro che fortunatamente era aperta, ed ero corsa al piano superiore verso camera sua, trovandolo adagiato sul materasso. Subito avevo chiamato la madre in cerca di aiuto, e avevo raccontato tutto l'accaduto tralasciando la parte dell'incontro con Lucifero. Se avessi confessato dove avevo trovato Shawn non avrei potuto tralasciare il patto. Gli dissi invece di averlo trovato accasciato sugli scalini del vialetto di casa mia, a pochi metri dal garage. Mi dispiace mentire a Maureen, ma in quel caso si trattava di una bugia a fin di bene. Probabilmente, se non fosse stata così preoccupata per Shawn, si sarebbe accorta del mio nervosismo mentre raccontavo parte degli avvenimenti accaduti, e facendo due più due avrebbe capito che stavo tralasciando una parte importante. Parlavo ancora quando, accanto a noi, avevamo sentito Shawn gemere, e girandomi avevo visto la sua fronte imperlata di sudore, la ferita del demone aveva ripreso a sanguinare copiosamente, macchiando la trapunta turchese su cui era steso. Ma, cosa ancor più preoccupante erano gli spasmi che lo percuotevano, come se fosse in preda ad una crisi epilettica, gli occhi rovesciati all'insù, completamente bianchi. Per due ore ero rimasta a guardare Maureen, scioccata immobile e silenziosa. La vedevo correre da un lato all'altro del letto applicando ogni tipo di unguento sul corpo di Shawn, che sembrava peggiorare di minuto in minuto invece di migliorare. Quando sua madre si era accorta che gli strani intrugli giallognoli e verdastri non stavano funzionando, era passata agli incantesimi. A quel punto ero stata costretta a sedermi per terra siccome le gambe mi tremavano in corrispondenza delle mani. Era stato molto strano vedere Maureen con la punta delle dita illuminate di fucsia fosforescente mormorare parole che parevano azteco, le mani che si muovevano come se stesse dando indicazioni stradali per la Tailandia (si insomma per dire che sembrava stesse dando molte indicazioni). Non mi ci ero ancora abituata del tutto a quella strana realtà. Fin da bambina gli angeli e i demoni, il Paradiso e l'Inferno, avevano sempre e solo vissuto nei brevi racconti e nei libri che mi leggeva mia madre prima di dormire, oppure nei disegni infantili fatti all'asilo. Se due mesi fa qualcuno mi avesse accennato qualcosa di tutto ciò, probabilmente gli avrei riso in faccia prendendolo per un pazzo da rinchiudere in manicomio, o un tossicodipendente in astinenza di cocaina. E invece eccomi qui, perseguitata da Satana, dai suoi scagnozzi, occupata a salvare la vita di un angelo che fino al giorno prima credevo morto. Che ironia la vita, quando finalmente ti rimetti in sesto e arrivi ai sedici anni ti credi grande abbastanza da condurre una vita tranquilla e indipendente dai genitori, pronta ad una prossima partenza per la New York University, e poi arriva un ragazzo affascinante che ti dice di essere un angelo, ti bacia in un bosco e poi si spaccia per defunto, e ovviamente, rullo di tamburi, ti ricompare davanti dopo un'allegra chiacchierata insieme a Satana, con tanto di tè e pasticcini. Quando avevo finalmente smesso di rimuginare sulla mia bella vita, Maureen stava finendo di dare indicazioni stradali. Mi ero alzata da terra prendendomi mentalmente a calci in culo per gli stupidi commenti che mi attraversavano la mente, decisamente poco adatti alla situazione. La madre di Shawn, troppo esausta persino per parlare, si era poi congedata dicendo che andava a stendersi un attimo in camera sua per riprendere le forze utilizzate per guarire suo figlio, ed io mi ero avvicinata a lui prendendo una sedia di legno accanto alla scrivania e sedendomici sopra. Dopodiché mi ero addormentata con la faccia affondata nel materasso ed una mano su quella di Shawn, per poi svegliarmi un'ora dopo. Stavo ripercorrendo mentalmente l'ultimo mese quando sentii un dito sotto il mio muoversi lievemente solleticandomi il palmo della mano. Spostai lo sguardo dalla finestra e fissai Shawn che, grazie all'intervento della madre, era tornato quasi normale. Il respiro era regolare, il colorito pallido malaticcio se n'era andato insieme agli spasmi, ed ora dormiva beato come un ghiro. L'unico segno testimone del fatto che fino a poco prima stava male era il braccio rigonfio coperto da bende incrostate di sangue secco. Emisi un sospiro di sollievo quando realizzai che era fuori pericolo, e gli strinsi più forte la mano sinistra, sentendo che aveva ripreso calore. "Grazie al cielo" sussurrai piano per non svegliarlo, cosa che non servì a nulla siccome vidi Shawn spalancare gli occhi e guardarsi intorno confuso. Passato un minuto, ancora leggermente intontito, si girò verso di me e mi fissò "Ma che diavolo..." tentò di mettersi seduto appoggiandosi sui gomiti e facendo leva sul braccio ferito, trasalì per il dolore, rinunciando subito "Ehi vacci piano fenomeno" dissi rimettendo a posto il cuscino verde sotto la sua nuca "Direi che è meglio se stai tranquillo ancora per un po' " abbassò lo sguardo e vide le nostre mani intrecciate accanto al suo fianco, e per qualche strana ragione a me sconosciuta si tranquillizzò all'istante e sorrise "Perché hai quel sorriso da ebete stampato in faccia?" sbuffai tentando di nascondere una risata, sorpresa dal suo buonumore improvviso "Oh nulla, solo mi fa piacere avere una bella infermiera che si occupa di me così premurosamente" disse maliziosamente. Non mi soffermai troppo su bella infermiera, sapendo che se lo avessi fatto sarei arrossita violentemente, e scoppiai a ridere " È tutto ciò che sai dire? Dopo essere quasi morto è l'unica cosa che pensi?" Shawn corrugò la fronte "A dire il vero non ricordo nulla. Davvero sono quasi morto?" chiese incredulo "Ma come... non ti ricordi nemmeno dove ti ha portato il demone?" Doveva essere stato incosciente per tutto il tempo probabilmente, e il fatto che era resistito così a lungo senza che il veleno gli entrasse in circolo era strabiliante. Sicuramente era svenuto per giorni perché stava utilizzando tutta l'energia a sua disposizione per rimanere in vita "Non so di cosa tu stia parlando. L'ultima cosa che ricordo è di essere stato ferito da quel mostro, e poi tutto nero" sembrò sforzarsi tentando di ricordare "Non preoccuparti" mi affrettai a dire nel timore che ricordasse qualcosa dei momenti in cui era imprigionato all'Inferno. Sicuramente se avesse rammentato qualcosa delle due settimane passate, si sarebbe fatto qualche domanda su come avessi convinto Satana a liberarlo, e non potevo correre il rischio. Se gli avessi parlato del patto non mi avrebbe lasciato consegnarmi a Lucifero, e anche se non volevo farlo nemmeno io, dovevo, oppure avrebbe fatto del male a Shawn come aveva minacciato di fare. "L'importante è che stai bene, non importa se non ricordi , adesso sei qui , vivo , e non sai quanto ne sia grata" sorrisi felice e lui mi guardò intensamente affondando il suo sguardo color smeraldo nel mio "Credevo fossi morto, per sempre" continuai senza interrompere il contatto visivo, la voce tremante al ricordo del periodo passato in mancanza di Shawn " Quando ti ho lasciato lì da solo nel bosco per cercare aiuto" deglutii forte "È stato il gesto più stupido che potessi fare. Per colpa mia hai rischiato la vita, e non smetterò mai di scusarmi per questo" abbassai lo sguardo "Se non vorrai perdonarmi lo capisco, me lo merito ed è giusto così" mi afferrò di getto l'altra mano e tirandomi più vicina al bordo del letto mi parlò dolcemente " Spero tu stia scherzando. Hai fatto la cosa giusta Luce, hai cercato di salvarmi andando da mia madre. Fosse stata qualcun'altra probabilmente mi avrebbe lasciato lì a morire senza riuscir a fare nulla" gli sorrisi tristemente " Ma non è servito a nien..." mi zittì appoggiandomi un dito sulle labbra " shh basta non dire così. Te ne sono infinitamente grato per non avermi lasciato lì e basta, senza tentare di salvarmi" spostò il dito sulla guancia e mi diede una lieve carezza "Perciò grazie Luce, non è necessario il mio perdono perché non sei colpevole di ciò che è accaduto" tornò serio "L'unica cosa che non capisco è come siete riusciti a riprendermi" era così brutto mentire a tutti quanti " Quando me ne sono andata dal bosco, come probabilmente già sai, il demone ti ha preso con sé lasciando credere a me e tua madre di averti ucciso" mi morsi il labbro inferiore " Sono passate due settimane, e ieri, mentre uscivo di casa, ti ho trovato a terra vicino al garage" quasi urlò "Cosa?! Sono stato incosciente due settimane?! E perché mai il demone ha voluto liberarmi senza uccidermi?" okay forse mi ero inventata una storia un po' troppo insensata, però ormai l'avevo detto anche a sua madre, e non potevo rimangiarmi tutto quanto come se niente fosse dicendo semplicemente "Oh scusate, mi sono confusa non è andata così" sarebbe parso ancor più stupido. Brava Luce, altri calci in culo mentali! "Non ne ho idea. Fatto sta che ti ho portato a casa tua e Maureen è riuscita a guarirti grazie alle indic.. mmmh agli incantesimi volevo dire" Come ero brava a inventarmi bugie. Era assolutamente sensato il fatto che ero riuscita a caricarmi in spalla un ragazzo alto il doppio di me e che lo avevo addirittura portato a casa sua. Mi merito un applauso come minimo. "Ah, mmmh okay. Anche se non ho capito al cento per cento" miracolo, non si è accorto dei dettagli insensati. Cambiai discorso " Hai bisogno di qualcosa? Hai sete o fame? Ti fa male il braccio?" sparai tutto d'un fiato "No, no e no, si un po' " rispose sollevando un lato della bocca " Calmati Luce è tutto okay" mi passai una mano tra i capelli "Si lo so però ancora non posso crederci che sei realmente qui." Mi schiarii la voce e aggiunsi "Non so quanto possa servire, e se faccia effetto sugli angeli, ma magari hai qualche antidolorifico in casa" gli indicai il braccio bendato "Così forse ti fa meno male" annuì pensieroso "Grazie ancora Luce" disse prima che uscii da camera sua in cerca di un antidolorifico. Mi voltai sulla soglia "Di niente, Shawn" sorrisi. Okay, è ora di passare alla versione Sherlock Holmes.

I WAS WAITING FOR YOU-                                 Ti stavo aspettandoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora