Capitolo 1 Il sogno

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Cri cri... Cri cri... Cri cri...

(Quel maledetto grillo non la vuole proprio finire, e se ci aggiungiamo l'atmosfera cupa di questa foresta non andremo molto lontano...)

(Un momento, ma, dove diavolo mi trovo?)

«Ehi, c'è qualcuno?»

(Forse devo provare più forte)

«EHI, C'É QUALCUNO?»

(Sono solo, tutto solo in una foresta infinita.)

In quell'istante cominciò il panico, il giovane cominciò a correre e a correre, purtroppo però fu tutto invano, finché dopo essersi praticamente spalmato a terra per la stanchezza, vide qualcosa in lontananza, sembrava una catena montuosa, anzi no, assomigliava più alla crosta di un cratere.

«E quello che diamine è?»

«Sembra un cratere, che ci fa un cratere in mezzo ad una foresta?! Che ci sia qualcuno? Beh poco importa che ci sia anima viva o meno avrò qualcosa che mi tenga impegnato.»

[...]

«Eccoci qua, beh si è proprio un cratere, aspetta un attimo, là sotto pare ci sia qualcosa, sì sì, deve esserci qualcosa, meglio andare a controllare»

Il ragazzo scese all'interno del misterioso cratere per avvicinarsi a quello strano oggetto che aveva attirato la sua attenzione, era circondato di fumo, come se fosse appena atterrato, e all'improvviso vide arrivare un uomo; l'uomo si avvicinò all'oggetto e schiacciò qualche pulsante, all'improvviso partì un allarme incessante seguito da una voce robotica:

«Attenzione, prego, apertura bio-capsula, prego mantenere distanza di sicurezza»

«Riattivazione sistemi biometrici e rianimazione dell'individuo»

«Apertura bio-capsula in dieci secondi, 10, 9, 8, 7, 6, 5, 4, 3, 2, 1.»

Il fumo si fece più tenue e il ragazzo intravide il volto dell'uomo che a braccia aperte prese un bimbo dalla bio-capsula, un neonato che si avvinghiò a lui come un gatto che si attacca ad un gomitolo, ma quel volto era familiare al giovane era lui, doveva essere lui.

«Mi scusi?» Domandò il ragazzo.

«Ehi signore?» Continuò.

(Questo è più sordo di mio nonno)

(Mio nonno...)

(Ma quello... no, no, no, non può essere lui, e invece lo è, ma non è possibile...)

(Che ci fa qui mio nonno e perché è più giovane? E chi è quel bebè?)

D'un tratto tutto iniziò a dissolversi e il fanciullo prima che fosse troppo tardi corse verso quell'uomo che tanto assomigliava a suo nonno, ma come lo toccò sparì e fu tutto nero...

Un boato interruppe la quiete creata da quell'oscurità e si aprirono due fessure che sparavano una luce accecante e poi, e poi...

"Biiiip biiiip biiip"

«Voglio dormireee!»

«Stupida sveglia ero nel bel mezzo di un sogno, anzi un incubo»

«COOOSA?!»

«Quindi era solo un sogno?»

«L'ho scampata bella allora»

«Devo subito andare dal nonno e raccontargli tutto».

Il giovane sparò le coperte in aria ad una velocità supersonica, si infilò le pantofole, e corse subito giù per le scale, era ormai prossimo al traguardo se non che appoggiò male il piede e solo un terremoto di magnitudo 8 avrebbe potuto eguagliare un tale tonfo.

«Perché e tutto così, così al contrario? E che cos'è questo dolaaaahiaaa, cazzo che maaale, sono un fottutissimo demente, una rapa sarebbe stata più brava di me, auh».

«Masaki che cos'è tutto questo trambusto, su forza alzati, ah santo cielo sono vecchio per starti dietro come una badante e lo dovresti sapere!» Urlò il nonno.

«Scusa nonno»

~Masaki: nome giapponese che significa "albero fiorente" ~

«Su forza vieni in cucina che ti metto del ghiaccio su quella fronte»

«Arrivo...»

I due si spostarono nell'altra stanza, Masaki si sedette sulla sedia mentre il nonno andò in bagno e prese nell'armadietto dei medicinali la cassetta del primo soccorso e tirò fuori una busta di ghiaccio istantaneo, chiuse tutto e rimise in ordine borbottando:

«Ogni cosa al suo posto e ogni posto alla sua cosa... se solo quel ragazzino stesse più attento a quello che fa' forse non sarebbe caduto, ma ahimè è andata così, e per fortuna che c'è lui a tenermi attivo altrimenti sarei in una puzzolente casa di riposo a marcire lentamente fra partite di tombola e ore del riposino»

Il vecchio arrivò in cucina e con un potente pugno attivò il ghiaccio istantaneo, e lo appoggiò sulla fronte del malcapitato.

«Auh auh auh, piano nonno»

«Awww poverino il mio piccolo soldatino sfortunato, dopo essere caduto e rotolato giù dalle scale come una patata e aver dovuto far smuovere una divinità dal suo antico rituale di scazzeggio, pretende anche di dire "auh auh piano nonno che sono più delicato delle ali di una farfalla"?! Su sii uomo e mostra le palle»

«Devo proprio?» Rispose il ragazzo.

«Ma che hai capito?!»

«Stavo scherzando hahaha!!!»

«Ad ogni modo nonno devo raccontarti una cosa, riguarda un sogno che ho fatto e c'eri tu...»

«Vorrei tanto ascoltarti ma c'è solo un piccolo problema»

«Ah sì, e quale?»

«Guarda l'orologio babbeo»

«Oh merda! Devo muovermi o perderò il treno!»

«Ma non mi dire hahahaha»

«Ha ha, non è divertente nonno»

«Su su, stavo solo scherzando, adesso però muoviti o farai tardi»

«Okay allora ti racconto il sogno quando torno, eh... oh...?»

«Masaki, va tutto bene?»

«Si, è stato solo un giramento di testa, per un attimo mi è sembrato di svenire, ma va tutto bene»

«Sei sicuro, non vuoi che andiamo da un medico a farti controllare quella botta?»

«Naaa, io sono resistente come il ferro!»

«Sii figliuolo, peccato che il ferro dopo un po' arrugginisce»

«Ma tu devi sempre rovinare tutto?»

«Hahahaha che permalosi che siamo oggi eh? Dai dai su vai a prepararti e vai a scuola»

«Agli ordini capitano!»

Masaki, più veloce di un ghepardo ricorse in camera si cambiò prendendo i primi vestiti che trovò, si guardò allo specchio, ed esclamò:

«Sì dai può andare»

Poi scivolò in bagno si sciacquò il viso, si pettinò i capelli e corse giù all'ingresso, si infilò le scarpe, si caricò sulle spalle lo zaino e staccò il telefono dalla carica e uscì di casa salutando il nonno:

«Ciao nonno a più tardi»

La porta si chiuse.

Il nonno rispose al saluto anche se ormai Masaki era lontano decine di metri:

«Ciao Masaki, ciao, ah, sta cominciando, e io non ci posso fare nulla, ho visto il suo sogno, quel suo mancamento non era dovuto alla botta, ero io che guardavo nella sua mente, sta cominciando a ricordare, ma devo far finta di niente ancora per un po', non è ancora pronto per il suo destino»

Il vecchio si alzò e sbraitò:

«Oh diamine sta per cominciare Big Bang Theory, quanto mi fa ridere quello Shildof, no non era così, era Shaldon, no no no, ah sì era Shelmon, mmh non mi convince neanche questo, oh beh lo ricorderò guardandolo»

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