LOUISTamburellai le dita sul tavolo, pensieroso. Osservavo le due persone davanti a me: erano sicuramente quelle a me più care, ma allo stesso tempo anche quelle più ottuse.
"non riuscirò mai ad essere libero, lo capite?" sbottai "è un tranello, intaccarmi la pelle mi porterebbe alla morte"
"Ti dovresti fidare" rispose Zayn "purtroppo conosco solo certe cose del futuro e non so come questo andrà a finire, ma il libro è la chiave come lo è il ragazzo riccio" sbuffai.
"Ottima idea Zayn, il ragazzo riccio cercherà di farmi fuori fra meno di due giorni" gli ricordai.
"lui c'entra" ripetè.
"Anche se lui fosse il mio vero amore, e ne dubito, dove accidenti lo troviamo l'oro?" domandai.
"cercherò una vecchia collanina di mia madre" soffiò Ed.
"Non te lo permetterò" risposi "è un'impresa impossibile"
"Tu finisci di tradurre Louis, ne riparleremo" chiusi gli occhi e reclinai la testa all'indietro.
Sentivo le mani e i piedi fare male dalla corsa della sera precedente, nelle orecchie rimbombavano i suoi della foresta: le foglie scricchiolanti, le chiome degli alberi mossi dal vento, i lupi che bevono nei ruscelli in branco.
L'ho visto una volta un lupo nero, con gli occhi verdi come l'erba in primavera; ci siamo guardati per lungo tempo e ho sperato che mi avrebbe ucciso. Invece i suoi occhi mi hanno scrutato, ha percepito la mia vera essenza e se n'è andato. Tutti i predatori mi stanno alla larga, forse per compassione. Nessuno degli altri animali mi disturba, nessuno mi nuoce, solo l'uomo.
"Forse è meglio che io me ne vada a casa" sussurrai. Nella stanza era caduto un silenzio di riflessione, infranto soltanto dal rumore dei miei passi che si avvicinavano alla porta.
"Non dovete dannarvi, per aiutarmi. Una vita maledetta basta e avanza" decretai aprendo la porta. L'aria gelida corse subito fra le aperture della mia maglia. Rabbrividii, prima di indirizzarmi verso casa.
Fissai la strada, con il volto basso, non volendo prestare attenzione al villaggio in fermento per la festa. Non che fosse un granché, alla fine si faceva solo una volta a settimana, però i lavoratori ne erano comunque entusiasti. Mentre camminavo mi chiedevo come sarebbe stata la mia vecchiaia: certo il mio corpo sarebbe diventato più curvo, il mio volto si sarebbe avvizzito e la mia forza non sarebbe stata più la stessa, mi sarebbero caduti denti e capelli. È la mia trasformazione?
Avrei continuato tutta la vita a trasformarmi ogni singola notte? Avrei dovuto scappare per sempre senza riposare mai? Sbuffai avvilito, pensando al calore delle coperte, del chiarore della luna che entra dalla finestra e al calore di due braccia che ti stringono. Non c'è bisogno di scappare, nè di fuggire e il viaggiare sarebbe inutile: quello sarebbe l'unico posto nel quale vorresti arrivare.
La foresta era la mia casa; mi proteggeva e mi accoglieva. Nessuno lì voleva farmi del male mentre al villaggio ogni persona aveva intenzione di cacciarmi e farmi fuori.
Senza accorgermene, fui davanti alla mia porta.
L'aprii scocciato, aspettando di trovarmi di fronte a Harry e il suo sorriso impertinente. Entrai piano accostando alla porta e vidi che invece il riccio dormiva sulla sua branda con il volto leggermente crucciato. Tirai un sospiro di sollievo e salii piano piano la scaletta che conduceva al piano superiore.
Guardai per un momento il libro aperto sulla scrivania, ma non avevo voglia di mettermi a cercare un senso a quelle parole. Mi diressi verso la mia adorata finestra e mi sedetti sul cuscino. Guardai silenziosamente il panorama composto per metà dal bosco e per l'altra metà dalla piazza.
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The hunter || l.s.
FanfictionSi narra una leggenda, che scorre tranquilla e silenziosa fra le altre storie di folklore. Qualcuno dice sia un racconto inventato da madame di corte annoiate che sognano l'amore di una relazione proibita, altri ne professano la veridicità. È sicura...