La fine della guerra

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(Nella foto,un segreto)

Mancavano ancora due settimane a Natale ma la scuola era già addobbata. Un enorme abete con decorazioni dorate e minuscole candele che non si spegnevano mai, neppure sotto un forte vento, era stato eretto al centro del cortile. Altre candele più grandi disegnavano il perimetro del portico seguendo la linea curva degli archi, quella orizzontale dei muretti e persino quella frastagliata dei punti ancora non ripristinati del tutto. La neve alta fino alle caviglie dominava su tutto, coprendo il cortile come un folto tappeto scintillante in cui il tronco dell'abete sprofondava.

Seguendo i passi di qualcuno che l'aveva preceduta da poco, Hermione camminava intorno all'albero allungando il passo per mettere i piedi nei solchi già scavati e intanto guardava quel tripudio verde e oro che svettava nel bianco cielo invernale. Passando, sfiorò con le dita i rami più vicini e le decorazioni tintinnarono lievemente. Con la bocca sepolta nella sciarpa rosso e oro che le stringeva il collo canticchiava una canzone natalizia, sempre insegnatale da sua madre, e si accorse in ritardo di chi c'era dall'altra parte dell'albero di Natale.

– Guarda avanti, Granger, o non vedrai più in là del tuo naso. –

Draco Malfoy, tutto bardato di nero meno una lunga sciarpa verde e argento che ondeggiava nel vento, era fermo vicino all'albero di Natale come se stesse esaminando le candele e chiudeva la scia di impronte. Hermione si fermò a pochi passi da lui e gli restituì lo sguardo.

– Non è così che si usa quel detto. –

– Sei tu la Maestra di Detti Babbani. –

– E tu il Signore degli Strafalcioni, Malfoy. –

Draco strinse le labbra e fischiò, sputando fuori una nuvola di fiato caldo.

– Fiacca! Quasi credevo di potermi aspettare di meglio da te! –

Sorrideva. Non era una smorfia, ma un sorriso vero. Durò pochissimo, ma bastò a farle dubitare di vederci ancora bene.

– Hai recuperato la tua bacchetta? – finì per chiedergli.

– Certo. Sono in partenza. –

– Mancano ancora due settimane alla pausa natalizia... –

– Lo so, ma... mia madre mi vuole a casa ora – tagliò corto lui.

Hermione non gli chiese niente. Non si erano più parlati da quella notte sulla torre di Astronomia, ma soltanto salutati con cenni del capo quando s'erano incontrati a lezione o nei corridoi. Per qualche tempo l'aveva tenuto d'occhio ogni sera intorno alla mezzanotte, ma senza aspettarsi che tornasse davvero lassù. Aveva la sensazione che la luce nera nella sua testa, in qualche modo, si fosse almeno attenuata. Perché avesse quella sensazione, forse neppure Sylvia Moons avrebbe potuto dirlo.

Una folata di vento improvvisa fece oscillare pericolosamente il puntale a forma di stella in cima all'abete ed entrambi alzarono lo sguardo. Un'altra folata e il puntale cadde. Draco fu più veloce, perché aveva le mani protette da caldi guanti neri mentre Hermione aveva dimenticato i suoi e aveva le dita rallentate dal gelo. Estrasse la bacchetta e rimise a posto il puntale prima che toccasse terra.

– Vai a casa anche tu? – le chiese mentre lo faceva.

– Sì, quando finiranno le lezioni. –

– Che fine ha fatto Weasley? –

Credeva che lo sapesse già, ma gli rispose comunque.

– Studia da privatista. Verrà per gli esami alla fine dell'anno. Anche Ginny. –

Draco continuò a guardare il puntale per un pezzo, anche se era ormai a posto e non accennava a cadere di nuovo. Il vento era improvvisamente calato e c'era un silenzio tanto profondo che si poteva quasi sentire il rumore dei primi fiocchi di neve che cadevano sul manto gelato intorno all'albero.

Hermione stava per andarsene, quando Draco si voltò verso di lei. Per un momento sembrò che volesse dire chissà cosa, poi scosse appena il capo.

– Me ne vado. –

Ma rimase dov'era.

C'era qualcosa di strano in lui. Come se mentre stava lì fermo, in silenzio, elegantissimo nel suo cappotto nero e i capelli biondi che già scintillavano un po' di bianco, stesse cercando qualcosa senza riuscire a trovarlo.

Questa volta non posso aiutarlo, pensò Hermione. Se la dovrà cavare da solo.

E Draco si decise.

– Non avevo perso la voglia di vivere, ma la stima di me stesso. Non mi era mai mancata e non credevo che l'avrei mai persa. Né ritrovata. E senza quella, senza il mio orgoglio... avevo perso me stesso. –

– Ti ritroverai – disse d'istinto Hermione. – Un soggetto ingombrante e fastidioso come te non sta fuori dai piedi tanto a lungo. –

– Per la gioia delle linguacce come la tua. –

Increspò le labbra in un modo che le ricordò le irritanti smorfie beffarde che faceva da bambino, ma com'era lontano quel bambino adesso...

– Signorina so-tutto-io, sempre pronta a dare aria ai denti, a impartire lezioni non richieste, a ficcanasare in giro... –

Mentre parlava si era fatto avanti, coprendo la distanza che li separava. Si tolse i guanti e li ripose nella tasca interna del mantello.

– Ma se a qualcosa vale ancora, il mio sangue puro, non deve valere quanto il tuo, Hermione Granger. –

Le sue dita calde avvolsero la mano gelida di Hermione con decisione, senza brutalità. Si portò il dorso della mano di lei alle labbra e chinò appena il capo per posarle un leggerissimo bacio sulla pelle arrossata per il freddo.

– Però smettila di salvarmi la vita. Non lo sopporterò una terza volta – disse, lasciandole la mano e guardando altrove.

Una scintilla di calore, una cosa piccolissima, da nulla, come un minuscolo e isolato fuoco d'artificio, esplodeva silenziosa in un angolo del cuore di Hermione.

Per spegnerla, disse la prima cosa che le venne in mente.

– Non te la salverò una terza volta. –

Ma le sfuggì un sorriso. E anche questo era un sorriso vero.

– Negherò che tu l'abbia fatto anche solo una volta. –

Con un ultimo cenno di saluto, Draco si voltò e attraversò il cortile, creando un'altra serie di impronte parallela alla prima. Hermione lo guardò allontanarsi. Forse non si era illusa, quella notte sulla torre di Astronomia.

Draco ce la farà, pensò, e anche io.

Con un'ultima occhiata all'albero di Natale, se ne andò nella direzione opposta. Senza sapere che Draco aveva fatto esattamente ciò che aveva fatto lei: aveva spento la scintilla di calore nel suo cuore dicendo la prima cosa che gli era venuta in mente.

E però, con quella scintilla, la guerra era finita.

Dodici sotto le stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora