Mi svegliai di buon umore quella mattina, ero felice, di una felicità  che solo i bambini possiedono, era finalmente  il 17.
Amavo quel giorno  perché di 17, come facevo fin da bambina, andavo a disegnare nella nostra tenuta in montagna.
Mia madre mi aveva insegnato prima di morire a coltivare tutto ciò che mi piaceva e che mi rendeva felice, così che era un tristissimo giovedì  mi morì  il gattino, un gattino fantastico sapete. Uno di quelli bianchi e con gli occhi azzurri, ma io non lo per quello, io lo amavo perché lui mi era fedele , infatti mi seguiva ovunque era la mia piccola ombra batuffolosa.
Così  quel tristissimo giovedì  17 divenne un giorno simbolico, ogni 17 di ogni mese ci si dedica a qualcosa che si ama. Ed io amavo molte cose tra cui, il disegno, la lettura e il ballo... Amavo sì, anche la ginnastica artistica ma quella già  la praticato ogni giorno e non mi sembrava il caso di farla diventare una cosa asfissiante.

Il 17 erano anche gli unici giorni che osato assentare alle lezioni. Insomma una pausa, un momento per me.
Andai nella mia camera dopo aver salutato i miei cari e mi lasciai guidare dando così forma ài contorni di un viso dalla mascella squadrata e da collo affusolato e lungo. Si iniziavano ad intravedere anche delle delicate rossetto sulle mascoline guance, e un profondo  arco di cupido a segnare le carnose labbra. Nel momento in cui provai ad iniziare gli occhi venni interrotta da mia sorella Mia.
-Alla porta...ti cercano. Disse cercando di sbirciare la tela.
-Arrivo. Scesi velocemente le scale aspettandomi ci fosse il fattorino  con le cose che avevo ordinato su internet ed invece era solo un uomo vestito da cameriere con un enorme mazzo di camelie.
-Per voi... questo...ed anche questi. Disse porgendomi l'enorme mazzo e un busta nera.
-Grazie, arrivederci.
Dopo aver messo i fiori in un vaso e dopo averli portati in macchina, poiché si era oramai fatto troppo tardi e sarebbe stato meglio ripartire per arrivare per cena, andai a salutare e partii. Arrivata in camera presi la busta nera e ne ruppe il sigillo che raffigurava un drago con in bocca una rosa e sotto delle iniziali E.G.L.   Lo guardai stranita mentre estratto il profumato e bianco foglio che conteneva le seguenti parole:《 Buon 17》. Una calligrafia veloce che tendeva verso destra, con un sacco di ghirigori.
Appena arrivata in camera mi sistemai ed iniziai a studiare per l'imminente verifica. 
Appena finito con lo studio il telefono iniziò  a vibrare segnalando che qualcuno mi aveva scritto. Andai ad aprire e trovai un messaggio mandato da un numero sconosciuto che mi chiedeva di andare nel giardino est.

-Chi sei? Come hai fatto ad avere il mio numero? Digitai velocemente.

-Se sai come trattare con le persone puoi ottenere molte cose. Non ho intenzione di farti del male, ci vediamo lì fra venti minuti.

Decisi di andare, così mi misi un maglione sopra alla maglia del pigiama, un paio di leggins e scesi nel giardino est che era adiacente alla struttura che ospitava i dormitori femminili.

Aspettai seduta su una di quelle gelide panchine in ferro fino a quando una voce non mi si rivolse facendomi prendere una paura assurda.

-E' tutto il giorno che ti cerco. 

-Oh mio dio Laurntsen!!! Sei tu. Mi hai fatto prendere un colpo. Disse alzandomi di scatto in piedi.

-Nessun stupratore ti vorrebbe così, non ti preoccupare. Lo guardai stranita e solo allora mi ricordai che ero uscita con i capelli raccolti in una cipolla disordinata e che indossavo ancora gli occhiali.

-E poi stai tremando, lo sai che ci sono solo 3 gradi. Hai già mangiato? Mi chiese facendomi strada verso l'uscita del giardino.

-No. Mi portò davanti al parcheggio ed aprì il bagagliaio della sua bellissima macchina estraendo una giacca nera e porgendomela.

-Grazie. Comunque sei in anticipo. Gli dissi guardando i telefono dopo essermi infilata la sua giacca che sapeva di oleandro. Infatti infilando le mani in tasca ne trovai un piccolo mazzettino essiccato.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 08, 2017 ⏰

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