Oggi è sabato, l'ultimo giorno che passeremo qui prima della partenza. La casa è stata completamente svuotata e non c'è più un mobile. Io e Megghy siamo rimaste a casa, papà è appena uscito. Aveva le ultime commissioni da sbrigare e ha detto che non sarebbe tornato prima di cena. Così siamo io e lei, rannicchiate nel divano a due posti che abbiamo lasciato in questa casa e che domani mattina verrà donato ad un'associazione che raccoglie viveri per i poveri della città.
«'stamattina ho salutato Chloe, Jennifer e Pablo.» dico a mia sorella per smorzare il silenzio venutosi a creare.
Loro sono i miei unici migliori amici. Chloe l'ho conosciuta ben 6 anni fa, ci incontrammo per caso durante un pomeriggio passato a imparare a suonare il pianoforte. Da quel giorno ci sedemmo vicine e, anche se non eravamo nella stessa classe, stavamo quasi sempre insieme durante la ricreazione.
Con Jennifer invece, ho legato lo scorso anno. La prof di chimica ci assegnò un lavoro di gruppo e cominciammo a legare proprio "grazie" a questa materia. Materia che odiamo entrambe, sottolineerei.
Poi c'è Pablo, non ricordo bene quando cominciò la nostra amicizia, ma è stato grazie a Chloe che l'ho conosciuto.
Siamo un bel quartetto e mi dispiace parecchio lasciarli qui.
Non dico che la mia vita è finita senza di loro, perché non potrò mai far dipendere la mia vita da qualcuno, ma che mi mancheranno parecchio sì. Quello lo dirò sempre.
Come mi mancheranno i nonni, che sono sempre stati un'ancora, per ogni situazione.
«Come è andata? » mi chiede rivolgendosi ai saluti.
Sospiro, non è andata né male né bene. So che potremmo vederci, fortunatamente, con le videochat, anche se non è la stessa cosa.
Papà ha detto che forse natale o pasqua la passeremo a Boston, quindi non è stato poi tutto così tragico.
«tranquilla. A Londra ti farai altri amici, me lo sento» mi rassicura stringendomi un ginocchio
«Chissà » rispondo un po' malinconica e, forse, spaventata di cosa mi aspetta. «anche se mi piacerebbe conoscere gente nuova. Fare nuove amicizie. Scoprire nuovi posti. » dico ricredendomi e pensando seriamente di avere avuto una grande opportunità, cambiando vita.
Chissà se andrà peggio di questa che ho avuto fino ad ora qui, oppure cambierà totalmente piega.Mentre rifletto con me stessa, papà entra dalla porta principale con in mano un sacco del giapponese
«sono a casa! Stasera cinese? » chiede poggiando la borsa da lavoro sul divano, l'unico posto in cui ormai si possono poggiare le cose.
Fortuna che abbiamo ancora il tavolo e tre sedie..
«giapponese, volevi dire» risponde mia sorella, la pignola della famiglia.
«sai che non capisco la differenza tra i due e non ho mai voglia di ascoltare le tue spiegazioni da sociolinguista in carriera, quindi blaterate di meno e venite a tavola, zuccherine mie» risponde papà dal bagno in cui si sta lavando le mani.
Bene, anche oggi non si cucina per cena.
Amo questo lato da finto lunatico e un po' pazzoide di mio papà. Riesce sempre a farci ridacchiare con i suoi monologhi e frasi senza senso, anche se stiamo male.
Non mi faccio ripetere due volte e mi siedo a tavola, al mio solito posto. Prendiamo le posate e cominciamo a mangiare. Le bacchette rimangono, come al solito, nel fondo del sacchetto. Nessuno le sa usare e non abbiamo voglia di impararlo.
Neanche Megghy, la donna in carriera linguistica, si è mai preoccupata di mangiare con le bacchette; quindi è lecito per me, usare la forchetta.«Rac, sei sveglia? » urla Megghy dal corridoio.
Ma come fa ad urlare alle 10 del mattino?
«sono già in procinto di vestirmi, sergente! » urlo a mia volta imitando la voce maschile, ovviamente per infastidirla
«smettila e sbrigarti a vestirti! » la sua testa fa capolino dalla porta della mia stanza, assumendo una faccia seria e arrabbiata.
Mi volto e le faccio la linguaccia. Quando c'è papà in casa sia io che lei ci limitiamo con le "volgarità",come dice la nonna, e semplicemente ci comportiamo come delle bambine.
Indosso i jeans e nel frattempo cerco di infilare contemporaneamente le scarpe.
Tentativo vano, perché non riesco a far entrare nemmeno un piede. Così mi tocca prima concludere con i jeans, poi indossare la maglietta e infine allacciare le scarpe ad una ad una.
Non mi preoccupo dei capelli, tant'è che li lascio sciolti. Metto l'elastico nel polso, prendo il pigiama, lo ripiego nell'Eastpak e dò un'ultima occhiata alla mia stanza.
Mi mancherà? Sì, mi mancherà.
Ma ormai non c'è più tempo per piagnucolare. Prima di arrivare in cucina per fare colazione, passo dalla stanza dei miei, imprimo nella mia mente quella stanza e poi chiudo per sempre quella porta.
Devo voltare pagina, non posso rimurginare sempre sulle stesse cose.Scendo in cucina, poso lo zaino e noto che il divano non c'è più
«già se lo sono venuti a prendere? » chiedo indicando lo spazio vuoto in cui prima c'era il divano.
Nessuno risponde, entrambi mi fanno un cenno con la testa perché troppo intenti a mangiare i pancake che ha fatto, suppongo, papà.
«grazie » dico a Megghy che mi ha passato il piatto
«potreste almeno parlare eh» continuo
«shai che prima della colazione neshuno apre bocca, she non per mangiare» mi risponde Megghy, la quale sta masticando.
Sembra davvero una bambina che ha dimenticato le buone maniere quando si è a tavola.
Allungo il pollice in su e comincio anch'io a mangiare.
Il silenzio che c'è stamattina è anche dovuto al fatto che oggi è il grande giorno, non solo perché ci si è appena svegliati.«pronte? » chiede papà
«sì» rispondiamo all'unisono.
Mi alzo e raccolgo i piatti di plastica buttandoli nell'immondizia.Metto in spalla l'eastpak e tutti e tre ci giriamo contemporaneamente.
Sospiriamo.
Poi papà fa qualcosa che non mi sarei mai aspettata di vedergli fare: alza il terzo dito.
Prima con la destra e poi con la sinistra.
Scoppiamo tutti a ridere e io per poco non mi piego in due.
Ho lo stomaco che chiede pietà, perché,oltre al gesto, papà ha anche fatto una faccia buffissima.
Non siamo riuscite a contenerci e sia io che Megghy, imitiamo papà. Ho già detto che lo amo? Non smetterò mai di dirlo.«oggi ve lo permetto solo perché è oggi. Da domani guai a chi fa queste volgarità! » papà assume una posizione da persona seria, cercando di imitare la nonna.
Ci voleva questo momento di risate a crepapelle.
Eravamo fin troppo seri e poi ci saremmo intristiti ancora di più.Usciamo da quella casa e chiudiamo la porta.
Per sempre.
Adesso è il momento di voltare pagina, cambiare vita.
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Lost souls
RomanceRachel è costretta a trasferirsi, con la sorella e il padre, da Boston alla caotica Londra. Sarà un trasferimento che Rachel gradirà, sebbene a Boston debba lasciare i suoi nonni e, di conseguenza, la sua famiglia. Sarà costretta a lasciare anche...