Il discorso iniziale della preside è stato abbastanza breve e coinciso.
Ha anche comunicato che ci saranno le elezioni per votare i "rappresentanti" del college, affinché possano comunicare al resto degli studenti eventuali manifestazioni, giornate da ricordare ed eventi cittadini.
Adesso mi sto dirigendo verso il mio armadietto per prendere il quaderno di letteratura ed il block notes, così da poter cominciare il mio primo giorno a tutti gli effetti._________
Fortunatamente ho trovato subito l'aula e mi appresto ad accomodarmi tra le prime file, dato che la maggior parte di quelle posteriori sono già occupate.
Dopo essermi seduta, arriva la professoressa e subito dopo di lei lo stesso ragazzo che mi aveva urtato, involontariamente, la spalla mentre ci stavamo dirigendo in aula magna.
Essendo l'ultimo ad essere arrivato, si siede davanti al mio banco, oscurando totalmente la mia vista a causa della sua altezza e, come se non bastasse, del suo cappello rosso sgarciante sulla testa.
Sbuffo e mi sposto, cercando di fare meno rumore possibile, verso destra così da vedere meglio la professoressa che non tarda a presentarsi.
Le ore passano in fretta e sono felice della mia nuova scuola.
Ho preso appunti e sono stata concentrata come non mai, spero di continuare così per tutta la durata dell'anno.
È l'ora del pranzo, ciò significa che devo riuscire a trovare la mensa per poter mettere finalmente qualcosa sotto i denti.
<hai bisogno di una mano?> sento chiedermi di colpo, dopo aver girato per due volte consecutive, ritrovandomi sempre attorno allo stesso pilastro.
<direi di sì> rispondo, notando solo adesso che fosse lo stesso ragazzo di stamattina.
<capita spesso di perdersi il primo giorno di scuola, tranquilla> mi dice sorridendo, suppongo, con un filo di divertimento.
<non mi sono persa> ribatto, sinceramente
<solo non riesco a trovare la mensa> continuo
<anch'io devo andare a mensa, possiamo andare insieme se vuoi> mi dice cordialmente
<beh sì, tanto dobbiamo fare la stessa strada> rispondo in imbarazzo.
Lo vedo sollevare le spalle e accennare un sorriso, facendo nascere delle fossette.
<piacere, io sono Dan>
<io Rachel>
<sei nuova suppongo, da dove vieni?> mi chiede, mentre ci dirigiamo verso un corridoio che non avevo visto fino a quel momento
<Boston> rispondo
<sei di poche parole, posso vedere..> asserisce grattandosi la nuca, questa volta, imbarazzato.
Annuisco, non sapendo cosa dire.
Non mi capitava da parecchio tempo fare amicizia con qualcuno, per questo non so cosa dire. Ma lo tengo per me.
<eccoci arrivati, se vuoi posso darti una mano a scegliere il menù, oppure, mentre pranziamo insieme, ti spiego un po' come funziona la scuola, sempre se ti va> dice tutto d'un fiato.
È estremamente gentile e mi serve parecchio qualcuno che mi dica come muovermi qui dentro. La mensa è enorme, ci sono diverse "casse" e i tavoli ricoprono tutto il perimetro.
<te ne sarei grata> rispondo sincera.
<vieni con me> dice, prendendomi la mano e accelerando il passo.
<questo è il reparto che più mi piace. Tu preferisci pasta?> siamo davanti ad un tabellone pieno di menù simili a quelli del mc Donald, e non mi dispiace
Nego con la testa e Dan batte le mani, entusiasta.
Sorrido a questa scena, sembra di rivedere Jennifer
<ei, perché sei triste?> mi domanda, prendendomi dal mento
<niente, ho solo nostalgia dei miei amici> non so nemmeno perché gliel'ho detto, conosco appena questo ragazzo, potrebbe essere un assassino in cerca di giovani donne travestito da bello biondo e simpatico.
Rachel smettila, non cominciare con questi complessi.
Eccoti, vocina, era da tempo che non ti facevi viva eh?
Ritorno sulla terra e vedo Dan chiedere alla signora dietro il bancone, se poteva avere due menù numero 5.
<ti ho preso il mio stesso menù, non penso ci siano problemi no? Tu ti fidi di me?> parla senza aspettare una mia risposta.
Scoppio a ridere, voglio già bene a questo ragazzo, sul serio. Non vedo l'ora di sapere qualcosa in più della sua vita e non vedo l'ora di raccontare a Jennifer che le ho trovato un sosia.
Peccato per i capelli, lei li ha neri, a differenza di Dan.
<suppongo sia un sì> dice
Annuisco, ancora non riesco a non usare monosillabi, è come se avessi perso la facoltà di parlare
<signorina, la carta> si intromette la signora, riferendosi a me e alla carta che avevo tra le mani.
<oh sì, ecco> gliela porgo e aspetto che me la ritorni.
<potete andare, cinque minuti e i vostri menù saranno pronti> ci conceda, senza un filo di gentilezza
<wow> dico, dopo aver lasciato la signora.
Provoco la risata di Dan e scopro che è davvero contagiosa, trascinando anche me.
Troviamo un tavolo vuoto e ci accomodiamo, aspettando il pranzo.
Non pensavo fossero così organizzate bene le mense di qui
<come ti sta sembrando questa scuola?> mi domanda, dopo aver preso posto
<carina, siete molto organizzati qui> dico
<è grazie alla nuova preside se noi studenti abbiamo queste agevolazioni, è un'ottima donna> continua
<ho avuto modo di sentire il suo discorso stamattina> dico
<tu invece, raccontami un po' di te> dico, dopo aver fatto un grande respiro, penso di aver fatto la frase più articolata del giorno.
Dan comincia a raccontarmi di sé ed è davvero una bella persona.
Ha detto che aiuta la sua ragazza con i bambini dell'orfanotrofio in cui ha vissuto, così da migliorare la vita a quei bambini che stanno lì. Gioca a tennis ed è solo due anni più grande di me, ma ha perso un anno a causa della matematica che non è riuscito a passare, nonostante gli esami di recupero.
Noto che, rispetto a me, non si crea problemi ad aprirsi e raccontare un po' di sé, oppure sono io quella strana che, per raccontare qualcosa, ci impiega tre mesi di amicizia.
I nostri pranzi arrivano appena cinque minuti dopo, così cominciamo a mangiare mentre continuo ad ascoltare il "monologo" di Dan circa la quantità ridotta di cibo che viene servito a scuola.
<e allora! Sei soddisfatta?> mi chiede, facendomi sobbalzare
<sì, non era poi così male> dico sorridendo.
Era un po' tutto troppo salato per i miei gusti, ma so che è una mia impressione. Non è colpa mia se a casa usiamo pochissimo sale nelle pietanze
<non vorrei essere invadente, né tanto meno fastidioso. Se c'è qualcosa che non sopporti o magari ti rende nervosa a causa del mio comportamento, dillo subito. Stamattina sono così chiacchierone perché era da tempo che non avevo qualcuno con cui parlare, oltre alla mia ragazza e sono felice.> dice Dan,cambiando totalmente discorso.
Prima o poi mi abituerò a questi cambi d'umore repentini.
<con me non devi crearti assolutamente questi problemi, anche a me ha fatto piacere conoscerti e sono stata molto fortunata devo dire, se non ci fossi stato tu io sarei ancora a girare intorno a quel pilastro in cerca della mensa> do voce ai miei pensieri, rivelandogli quello che penso realmente di lui.
<e poi mi ricordi tanto la mia migliore amica di Boston, il che è fantastico> continuo sorridendogli
<perfetto, allora possiamo continuare con il giro della scuola, signorina?> chiede, dopo il mio discorso di "incoraggiamento" al suo Modo di essere strambo, alzandosi dal tavolo e porgendomi la mano abbastanza teatralmente
<ma tu sei sempre così?> domando ridendo, accettando la sua proposta
<lo è solo con chi ha intenzione di portarsi a letto, e tu penso sia già nella sua lista> si intromette un ragazzo dietro di noi, probabilmente avrà origliato la conversazione stramba.
Mi giro perplessa verso il ragazzo, il quale è, nonostante sia seduto, totalmente girato verso di noi e da le spalle al tavolo in cui è seduto con altri ragazzi e ragazze
<occhio alle persone come lui! Sanno abbindolare fin troppo bene i biondini, sai? Non solo alle ragazze, anche agli adulti, sai?> continua, tuonando, guardando negli occhi solo a Dan.
Mette parecchio ansia questo ragazzo. Guardo accigliata Dan, il quale ha le sopracciglia aggrottate e uno sguardo mai visto così serio.
<chiudi quella fogna, Lex. Tu non sai niente di me e lei è una mia amica.> risponde il mio "nuovo amico", prendendomi dal polso e trascinandomi verso il giardino.
Rimango senza parole e lo seguo, continuando però, a guardare il ragazzo seduto che ho appena scoperto si chiami Lex. Non capisco cosa lo abbia spinto ad intromettersi nel nostro discorso e soprattutto a dire quelle orribili cose a Dan. Sebbene io lo conosca da poco, non mi ha dato per niente l'impressione di un cattivo ragazzo e soprattutto, dal momento che ha una ragazza, questa sua storia della lista non si regge in piedi minimamente.
Faccio un respiro profondo, talmente profondo che anche Dan lo sente e si acciglia.
<non fare domande, qualche giorno ti spiegherò tutto> mi precede, rassicurandomi di darmi delle risposte.
<strano eh? Ci conosciamo da una sola mattina ma io già riesco a capire quando hai qualcosa che non va, solo dall'espressione del tuo viso> mi informa il caro Dan. Grazie per avermelo detto!
Mi hai appena reso la vita più difficile di quanto non lo fosse già.
Sono scappata da Pablo e invece trovo lui che, addirittura, ha imparato in una sola mattina. Ottimo Rachel, migliori sempre di più con i tuoi radar da "amici psicologi", eh?
<su, non ti imbronciare, prima o poi anche tu mi parlerai di te, giusto?> continua.
Preferisco non dire niente, ma mi limito ad annuire poco convinta. Spero che sia il più tardi possibile, così da avere più tempo per trovare qualcosa da dirgli, altimenti sarò costretta ad aprirmi,una buona volta, con qualcuno che non sia uno dei miei vecchi migliori amici.
Oggi è stata una giornata parecchio pesante, ragion per cui, dopo aver fatto due ore di storia dell'arte, torno dritta a casa e mi infilo sotto il getto d'acqua calda della doccia, per cercare di mandar via la stanchezza e soprattutto la pressione che non mi ha lasciata un attimo, dopo aver avuto quello strano incontro con quel Lex.
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Lost souls
RomanceRachel è costretta a trasferirsi, con la sorella e il padre, da Boston alla caotica Londra. Sarà un trasferimento che Rachel gradirà, sebbene a Boston debba lasciare i suoi nonni e, di conseguenza, la sua famiglia. Sarà costretta a lasciare anche...