L'amore è come una pianta, per crescere sana e forte deve essere curata quotidianamente ed io lo faccio; con i miei piccoli amori: Louis e Darcy.
Il primo è l'amore che ho sempre cercato che ho girato paesi e città ma per trovarlo mi è bastato un colore; il secondo è un urgano di quattro anni che vuole scoprire il mondo dentro le tele del mio uomo.
Ma quello che lei non sa è che dentro quelle tele ci siamo proprio noi.
Mi sveglio mi volto ed eccolo: con gli occhi spalancati e di un blu che invidiava forse tutti gli oceani conosciuti; so che non mi poteva vedere ma per qualche strana ragione, a me sconosciuta, lo capiva:
-Mi stai fissando non è vero Harry?- mi dice con la sua voce bassa e ancora assonnata: -Farai così per sempre? Perché se è così avvisami che prima mi do una sistemata per mostrarmi più bello appena ti svegli- disse avvicinandosi a me. Continuai a fissarlo e ogni giorno notavo nei suoi occhi una sfumatura diversa, una diversa luce e soprattutto una diversa realtà: una dove Louis poteva vedere e un'altra in cui è cieco ma, in entrambe, l'unica costante ero e sono io. Sentii un peso poggiarsi sul mio petto, ero talmente perso nei miei pensieri che non avevo notato che Louis si era appoggiato a me e aspettava ancora una mia risposta:
-Sei bellissimo anche così, fidati Blu di Louis- dissi accostando la mia bocca al suo naso per baciarlo dolcemente, come facevo sempre, intrecciai le nostre mani e gli sorrisi. Sapevo che non poteva vedermi così presi le sue mani e le poggiai sul mio viso: -Perché sorridi amore mio? - disse Louis perplesso, prima di rispondere presi un momento per poterlo baciare dolcemente e poi affermai: -Semplicemente perché tu e Darcy siete tutti miei e di nessun altro. - gli morsi le labbra sorridendo e aggiunsi: -Averti accanto mi rende forte, non puoi immaginare quanto. Poi il mio uomo è un famoso pittore che vive la sua vita tra colori e amore. Quella parte di vita lo dedichi solo a me e a nostra figlia, cosa potrei chiedere di più? - dissi sorridendo. Col pollice sentivo che Louis che contornava le mie fossette, quel semplice gesto mi fece sorridere ancora di più.
-Papini svegliaaaaa, sempre dormite o vi date quei baci appiccicosi.- disse Darcy bussando alla porta, scoppiai a ridere seguito da Louis, mi infilai i boxer velocemente e aprii la porta a mia figlia.
Bella, ma cosa dico? Bellissima, non perché era mia figlia ma semplicemente perché aveva degli occhi che raccontavano: le storie le potevi leggere lì, nelle tele di Louis.
Si buttò sopra il nostro letto e si fece coccolare da papà Louis, la vedevo mentre chiudeva gli occhi lasciandosi cullare dalle carezze del mio Blu. –Ma a me non mi fate mai le coccole? - dissi mettendo su un broncio da premio Oscar, baciai il nasino di Darcy e lei si affrettò a rispondere: -Vieni qui papino che ti stringo come faccio con Boo Bear- mi avvicinai e mi lasciai "stritolare" dalla mia piccola principessa. Louis si alzò andando incontro ai numerosi giochi sparsi per casa, strinse la ringhiera per scendere le scale ma, presi Darcy in braccio velocemente, e presi la mano di Louis.
-Ti accompagno io okay amore?- dissi baciandogli il dorso della mano, lui mi sorrise arrossendo e mi rispose in maniera triste: -Non voglio essere un disabile e pesare su di te e Darcy, posso farcela- disse fingendo di non essere in difficoltà.
-Ma noi vogliamo farlo e poi lo sai, ogni scusa per me è buona per tenerti la mano- dissi mentre Darcy appoggio il capo tra il mio collo e la spalla. La misi sulla sedia, sollevata un poco col cuscino per farla arrivare all'altezza del tavolo, e le preparai velocemente da colazione. Louis si sedette senza proferire parola mentre con le dita seguiva il contorno del bicchiere che aveva davanti col succo di frutta esclusivamente alla pesca. Il suo cellulare vibrò è partì l'app per ciechi che leggeva i messaggi per lui; sentii la voce elettronica partire dal soggiorno.
<<Nuovo messaggio da parte di Art & Dossier , leggere il messaggio o ignorare? >> Louis si alzò dalla sedia provocando un suono stridulo con il pavimento, e lo sentii pronunciare di leggere il messaggio <<Buongiorno signor Tomlinson o dovrei dire Styles? Deve confermarci il cambio di cognome se è questo quello che vuole, per poter cambiare l'etichetta dei quadri. Comunque vorremmo esporre le sue opere all'interno della nostra collezione che avrà due tappe: New Museum di New York e nella sede distaccata della 533 West 19th Street. La mia compagnia si assumerà la responsabilità di spostare le opere da una sede all'altra senza recarle così disturbo. Si chiede la presenza dell'artista alla prima giornata di apertura in entrambe le sedi; mi faccia sapere al più presto. Richard>> sorrisi orgogliosamente, lo abbracciai da dietro dandogli un bacio sul collo
-Dovresti partecipare lo sai? Ormai sei un pittore di tutto rispetto e tutti i galleristi e collezionisti ti vogliono. Sono così fiero di te Louis, non puoi immaginare quanto. – lui si girò di fronte a me col viso chino, mentre giocherellava con le mani e sussurrò: -Davvero sei orgoglioso di me?- senza neanche rispondere sentii la vocina di Darcy urlare: -Non so cosa vuol dire la parola orgogloso..orgo..glioso ma se vuol dire che fai felice papone Harry allora la risposta è si - intrecciai le mie mani a quelle di Louis; quest'ultimo alzò il viso e vidi una lacrima.
-Amore mio cosa succede?- dissi mentre Darcy si metteva in punta di piedi per capire qualcosa di quello che stava succedendo; la presi in braccio e lei asciugò le lacrime del suo papino. –Nessuno è mai stato fiero di me, nessuno mai prima di voi. - disse quasi singhiozzando e Darcy rispose: -Tu sei il papino più bravo di tutti i papini di tutta la galassia e l'universo intero. – il mio cuore si sciolse davanti alla dolcezza di Louis e Darcy che si baciavano a vicenda. Presi le mie scartoffie per recarmi al mio ufficio, non prima di aver accompagnato Darcy alla scuola materna con le sue piccole amiche che l'accoglievano a mo' di festa, mi sedetti alla mia poltrona da ufficio e sfoglia i contratti. Lessi attentamente i contratti, firmandone qualcuno e controllai il telefono.
Nuovo messaggio da: My man
"Mi sento ansioso. Puoi tornare a casa prima? Dobbiamo parlare"
Guardai l'orologio posto al lato del display del cellulare, presi la mia valigetta ventiquattrore, e infilai i contratti di appalto all'interno di essa; avrei finito il resto a casa. Quel "Dobbiamo parlare" mi rimbomba nella mia testa come un tuono prima del temporale, feci un veloce excursus per capire se avessi fatto qualcosa di sbagliato, talmente sbagliato da far arrabbiare il mio dolcissimo amore. Mi misi alla guida, accelerando a ogni semaforo per la voglia di andare a casa per stare un po' soli prima che torni Darcy, poter chiarire e magari finire a rotolarci nelle lenzuola impregnate del suo odore. Il cellulare suonò annunciando una nuova notifica su WhatsApp; aprii il messaggio che mostrò un Louis con gli occhioni blu ma velati di un rosso e sulle labbra un piccolo broncio. Lessi velocemente la didascalia: "Torni da me? Ho bisogno di parlarti!". Frenai di colpo per non finire addosso alla macchina davanti a me, ma non lasciai il cellulare dalle mani poiché salvai la foto di Louis appena inviata. La metterò come sfondo del cellulare, l'adoro.
Adoro lui.
Parcheggiai nel vialetto alla meno peggio, presi la mia valigetta sballottolandola qui e lì senza attenzione, cercai le chiavi nella giacca imprecando mentalmente durante l'attesa. Sentii dei singhiozzi e poi delle parole: -Mi puoi dire per favore chi sei? Mi stai spaventando. - saprei riconoscere quella voce ovunque tra mille persone, Louis. Spalancai la porta gridando e mi affrettai a recarmi nella cantina, nei mesi precedenti adibita a laboratorio di Louis: -Che succede Louis? - lo vidi mentre aveva il cellulare con la mano tremante. Lo guardai sbiancare e i suoi occhi riempirsi di lacrime, scombussolato mi ritrovai seduto di fronte a lui contornato da colori e diluenti. Presi un pennello in mano che cominciai a far rotolare per il nervoso
-Mi dici cosa succede amore?- dissi cercando di tranquillizzarlo con quell'appellativo, vidi la sua gamba vibrare e parlò: -Dimmi che non ti arrabbierai con me- disse prendendo un fazzoletto soffiandosi il naso e asciugandosi le lacrime. Gli strinsi la mano cercando di incoraggiarlo a parlare: -Dimmi Blu di Louis- gli dissi sorridendo, lui mi sorrise fintamente –C'è un numero che da giorni mi chiama in forma anonima, appena rispondo la persona dall'altra parte respira e chiude la conversazione. Oggi mi ha spaventato poiché ero solo in casa e avevo paura che lui o lei lo sapesse- mi disse singhiozzando. Lo abbracciai forte e gli presi il viso tra le mani baciandolo con passione intrecciando le nostre lingue, passai la mano sulla sua spalla cercando di tranquillizzarlo: -Perché dovevo arrabbiarmi con te?-
-Perché te l'ho nascosto Haz, non volevo ma pensavo che avessero sbagliato numero all'inizio- disse Louis stringendomi. –Sarà uno stupido scherzo vedrai, presto si annoieranno e smetteranno di importunarti okay piccolo? Alza il viso- lui alzò gli occhi e si mordicchiò le labbra, chiuse gli occhi e glieli baciai: -Ti proteggerò, non ti accadrà nulla fino a quando ci sarò io. Tu devi solo pensare a far conoscere al mondo che bellissima persona sei, poi tornare da noi e farti baciare tutto. - dissi baciandolo le sue labbra bagnate dalle lacrime. Decisi di non dar peso al presunto scherzo telefonico fatto a Louis e di aiutarlo a organizzarsi per la sua prima mostra. Lo baciai con passione mentre piano lo feci salire sul tavolino, buttando per terra tutti i pennelli posti al di sopra di esso, lo feci sdraiare privandolo della maglietta per ammirarlo meglio. Gli baciai dolcemente il petto mordendo piano il suo petto mettendomi tra le sue gambe e mi sussurrò: -Non fare cose che non potresti portare a termine, impertinente! – disse Louis con il respiro pesante, gli sorrisi malizioso: -Chi ti dice che non potrò portarlo a termine?- lui ridacchiando esclamò: -Perché dobbiamo andare a prendere Darcy dalla scuola materna- riprese a baciarmi con passione mentre mi sbottonò il bottone dei pantaloni e mi allentai la cravatta.
-Sei tu che mi stai provocando miei bei occhi- dissi quasi ansimando e aggiunsi: -Ma non preoccuparti faremo l'amore anche qui, dentro il tuo laboratorio, così mentre dipingi mi pensi e magari ti ispiri a quanto posso amarti- gli dissi aiutandolo a rialzarsi.
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Di che colore vuoi che io sia (BOOK 3)
FanfictionAvevo archiviato quel periodo della mia vita, ora avevo un'anima. La mia anima aveva un nome: Louis. Sentivo quell'essenza contorcersi nel mio corpo e sbattere dentro le costole, perché quando facevo male a lui facevo male anche a me stesso. Eravamo...