parte ultima

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//CAPITOLO EXTRA//

Provate a chiudere gli occhi.
Provate a vivere nel buio perenne delle proprie paure.
Provate a farvi amare senza esitazione nonostante le tue paure si ripresentano ad ogni battito di ciglio.
Ecco quello che io provo da quando la vista mi è stata negata; in verità la vita mi ha negato molte cose. Non voglio piangermi addosso, non voglio parlare del bambino emarginato che non poteva colorare con gli altri bambini, questa storia è ormai su tutte le riviste di critica d'arte.
Ho dipinto ovunque: edifici abbandonati, per strada, su panchine ad ascoltare le storie altrui ma nessuno ha mai chiesto la mia; a nessuno è mai importato cosa avessi dentro. Raccontavo storie d'amore altrui, lì immortalavo lì dentro le mie tele senza neppure guardali e conoscerli. Facevo in modo che quelle storie divenissero un po' anche mie. Facevo in modo che il loro amore era, in un modo contorto, anche il mio. Condividevo sentimenti con estranei per sentirmi amato.
Ora vivo invece un amore tutto mio. Fatto a colori.
Il mio amore è fatto di giornate a dipingere nel mio laboratorio mentre lui mi guardava per ore interminabili e quando il pennello diventava troppo leggero, troppo privo di colore, lui mi prendeva la mano e mi aiutava a colorare la mia tela. La sua mano sulla mia per accompagnarmi nel dolce viaggio e colorarlo con il mio colore che si univa al ricordo del suo. Non ricordo bene di che colore sia composto il tramonto, ma se io potessi dipingerlo lo rappresenterei con un blu che sfuma nel verde. Perché noi siamo così: sfumature di un amore che stiamo ancora dipingendo. Queste giornate piene di colore si alternano a giorni completamente privi dove l'unico colore che regna sovrano è il nero. Piangere tra le sue braccia e pesare sul suo cuore per poi sentirmi di conseguenza in colpa per aver dato al suo battito un ulteriore fardello: volevo curare il mio vuoto facendomi cucire da lui le mie ferite. Quando la paura di non essere abbastanza mi faceva disconoscere le sue mani, sentivo le sue lacrime bagnarmi le mani e creare paure che colmavano altre. Quando il mio pianto diventava anche il suo cercavo di convincermi che non gli stavo rovinando la vita che non lo stavo contagiano nel mio perenne dolore; il senso di inferiorità dovuta alla mia cecità non mi permetteva di fargli capire quanto lo amavo e lo ami. Cercavo le forze, un appiglio ma nonostante ci girassi attorno capivo che l'unica forza era il suo respiro, quando mi chiudevo in bagno a piangere in silenzio e facevo scorrere l'acqua per farmi udire da lui. Quante volte ho implorato a me stesso di lasciarmi amare, costringermi che meritavo le persone che avevo accanto e soprattutto meritavo di riceve Amore. Quell'amore che mi è sempre mancato.
Quell'amore che ho mendicato per le strade, tra le mie opere nella speranza che qualcuno provasse a vedere oltre il mio handicap. Mi sentivo esattamente privato di vivere. Quante volte ho fatto sesso con estranei sperando che il mio corpo compensasse la mia vista, che bastasse a far restare l'uomo con cui avevo condiviso la notte. Ma mi ritrovato sempre col vuoto e il freddo accanto al letto. E dentro al mio cuore.
Lasciare a nudo i propri sentimenti era difficile ma un giorno di temporale avevo bisogno di sentirlo, avevo bisogno del suo calore e amore e lui sovrappose i nostri cuori e proprio allora, durante i battiti in sincrono dei nostri cuori, io non amo più solo con gli occhi ma anche col cuore. Proprio in quel momento non ho avuto bisogno della vista per sentirmi al suo pari, poiché avevo già tutto quello che mi serviva e che mi serve.

<< Ciao Louis,
credo di avere una foto che ti appartiene.

Nanì >>


ANGOLO AUTRICE:

Siamo arrivati alla conclusione anche di questo libro. Grazie a tutti per aver letto anche questo capitolo. Vorrei soffermarmi un attimo a parlare di questo piccolo testo. Per me è stato difficilissimo immedesimarmi in un cieco, ma spero di esserci riuscita. Abbiate pietà, Rai.


Di che colore vuoi che io sia (BOOK 3)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora