Capitolo 1

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La forte luce proveniente dalla grande vetrata invadeva la mia camera da letto, svegliando il mio sonno leggero. Lentamente scrutai l'ambiente che mi circondava, prima i tetti dei grattacieli che si innalzavano davanti a me, poi il mare in lontananza, le soffici lenzuola bianche del mio letto matrimoniale e solo infine il mio sguardo si posò sulla borsa di scuola che mi aspettava al varco sulla mia scrivania. Eh già, senza rendermi nemmeno conto di come e quando, ero giunta all'ultimo primo giorno di liceo, il primo giorno da Senior.

Mi alzai dal letto con uno strano formicolio nello stomaco, non saprei dire se causato dall'appetito, dalla pigrizia o dall'emozione. La figura che mi sorrideva nello specchio sembrava tutt'altro che riposata, era segnata da due profondi solchi neri sotto gli occhi blu e da una miriade di capelli mori scombinati, ma nulla che un buon correttore e una passata di piastra non potessero risolvere.

Scesi in sala da pranzo, dove mi aspettava mio fratello Matt con un bicchierone di caffè americano in mano.
"Buongiorno principessa Nina, pronta per il grande giorno? Tieni bene a mente queste parole: goditi il liceo ora che puoi, che quando ne uscirai, fidati di me, lo rimpiangerai come nessun'altra cosa" mi disse stampandomi una bacio sulla fronte.
Matthew aveva 28 anni e posso dire che in pratica io vivevo con lui e basta, cosa che non mi dispiaceva affatto. Infatti i miei genitori non erano quasi mai a casa. Mio padre era un produttore musicale e il suo lavoro lo costringeva sempre a stare lontano dalla sua famiglia, o a Los Angeles o in giro per il mondo, mentre mia madre dirigeva un'agenzia di moda qui a San Diego, di cui tra l'altro faceva parte Matt, ma spesso seguiva papà nei suoi viaggi.

I miei occhi (e soprattutto il mio stomaco) si rallegrarono alla vista delle delizie che Stephie, la nostra domestica, aveva preparato per la colazione. Addentai subito un pezzo di torta al limone mentre con l'altra mano infilai una cialda nella macchinetta dell'Espresso, regalino di papà dall'Italia.

"Mamma è già uscita?" chiesi a Matt mentre mi sedevo di fronte a lui.

"Si, è uscita di corsa perché era in ritardo per un appuntamento" ridacchiò mio fratello. La puntualità è un dono di famiglia - sarcasmo. "Comunque stasera saremo entrambi fuori per una riunione di lavoro, vuoi che chieda a Stephie di rimanere a dormire qui? So che in fondo in fondo sotto quello sguardo da giovane adulta si nasconde una piccola fifoncella..." mi sussurrò Matt pizzicandomi e facendomi il solletico.

Mio fratello sapeva proprio tutto di me, non gli sfuggiva niente, nemmeno le mie paure più nascoste. Ebbene si, a diciassette anni avevo ancora paura di passare una notte in casa da sola, del buio e di mille altre cose.

"La finirai mai di prendermi in giro, cretino?" gli dissi facendo la linguaccia.
"Grazie per l'interessamento ma no, stasera ho un bellissimo appuntamento galante con Zach, mi proteggerà lui dai mostri malefici".
Zach era il mio quasi-fidanzato, bellissimo ragazzo, co capitano della squadra di Football e mia cotta storica dai tempi della Elementary school. Tra noi c'era sempre stato qualcosa, ma non si era mai realmente concretizzata in una "relazione fissa" e finalmente credevo che con quell'uscita lui avrebbe messo le cose in chiaro.

"Non mi dire che quel rammollito ti ha chiesto definitivamente di essere la sua fidanzata!". Matt lo aveva sempre odiato per il suo carattere indeciso.

"Ci sono vicina fratellino, e comunque, ehy non chiamarlo così!". Gli feci l'occhiolino, gli diedi un bacione e volai al piano di sopra, dove dovevo compiere un miracolo per risultare decente almeno il primo giorno di scuola.

Optai per un make-up semplice ma completo, così da non sembrare troppo acchitata per andare a scuola, anche se la vocina della mia coscienza sussurrava "qui qualcuno si vuole fare bella per Zaaach". - Zitta stupida voce! Invece per quanto riguarda i capelli, li pettinai accuratamente e poi feci qualche boccolo sulle punte in stile beach waves.

Siccome le temperature qui in California a fine Agosto sono ancora altissime - Dio benedica il Golden State!! - la nostra scuola non aveva un dress code particolarmente rigido, il che mi permise di indossare il mio crop top preferito di pizzo bianco, che stava perfetto con la mia abbronzatura, accompagnato da un paio di jeans neri leggermente svasati, seguiti dalle mie Balenciaga bianche.

Mentre stavo dando un ultimo sguardo al mio look, il mio iPhone vibrò:

John
Scendi piccola peste, sono qui sotto ;)

Come ogni anno, di tradizione il mio migliore amico John il primo giorno mi accompagnava a scuola . Ma forse è meglio che vi racconti un po' di più su di lui se volete ascoltare la mia storia. 
John ed io eravamo migliori amici, o forse è più preciso definirci "fratelli mancati".
Ci conoscemmo il primo giorno di liceo, quando suo fratello maggiore Caleb mi passò a prendere la mattina per portarmi a scuola. Caleb era un modello di mia mamma, che, disperata perché la sua adorata mini countryman si era rotta, quando scoprì che Caleb era solito accompagnare suo fratellino tutte le mattine a scuola, prese la palla al balzo e lo pregò di dare un passaggio pure a me, ritenendomi ancora troppo piccola per prendere il taxi da sola - per una volta devo ringraziare le fisse stupide di mia mamma..
Scoprimmo di avere la lezione di Biology in comune e a partire da quell'anno diventammo inseparabili.
Da lì in poi potete immaginare il resto da soli: crescemmo insieme mano nella mano, John era parte di tutti i momenti più belli della mia vita, ci guardammo sempre le spalle a vicenda e, nonostante cambiammo e maturammo, il nostro legame non si sciolse mai, ma diventò anzi sempre più forte.                

Radunate le ultime cose da mettere in borsa, corsi al piano di sotto e mimai un "ciao" a mio fratello che stava parlando al telefono.

Non appena varcai il portone del mio palazzo, una folata di vento caldo mi scompigliò i capelli; il sole brillava in alto sui tetti di San Diego illuminando tutte le strade.

La Range Rover grigia di John era parcheggiata dall'altro lato della strada ed il suo splendido conducente era appoggiato sul cofano a fumarsi una sigaretta.

Mi presi un secondo per ammirare la figura del mio migliore amico. Se dicessi che John era solo "bello", sminuirei di gran lunga la sua bellezza: John non era bello, ma splendido. I lineamenti del suo viso erano duri e perfetti, i suoi occhi verdi creavano un contrasto pazzesco con i capelli castani scuri ed il suo corpo era muscoloso e affusolato. La sua t-shirt permetteva la vista dei numerosi tatuaggi che costellavano le sue braccia, ma il mio preferito si trovava sul collo: due ali d'angelo.

Feci il giro della sua macchina di soppiatto e, giunta proprio alle sue spalle, gli urlai "Boooo" lanciando le mie braccia intorno al suo collo.

John mi prese al volo e strinse le sue braccia muscolose intorno alla mia vita, tenendomi saldamente.

"Sei proprio scema, bambina" mi sussurrò all'orecchio facendomi rabbrividire e stampandomi un bellissimo bacio sulla guancia.

Tentai di svincolarmi per un secondo dal suo abbraccio per ricambiare il bacio e dopodiché mi buttai di nuovo fra le sue braccia, gustandomi il profumo della sua maglietta misto a quello della sigaretta.

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Spazio autrice*

Ehi io sono Maddy e questa è il primo capitolo di "Catching feeling".
Spero tanto che vi piaccia, se è così fatemelo sapere🥰!!

Baci,
Maddy.

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