Prologo - Tulipani

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Erano soli, in silenzio, seduti al centro esatto di un nulla rosso e bianco.

Il cielo candido ed il suolo vermiglio s'incontravano in una retta confusa e frastagliata oltre il limite dell'orizzonte.

- Perché ci troviamo qui? – domandò infine Rackham, scuotendosi dal lieve senso di sonnolenza che aveva cominciato a tormentarlo mentre fissava lo spazio sconfinato innanzi a sé. Tessa si voltò sorridendo, scoprendo la dentatura imperfetta.

Non era bella: il volto, innaturalmente pallido, era smunto e spigoloso, con gli zigomi ossuti e sporgenti ed il mento quasi appuntito. Gli occhi verdi dalla forma tondeggiante sovrastavano inquietanti occhiaie scure e parevano troppo grandi per essere contenuti in un volto tanto scarno, così come la larga bocca dalle labbra sottili ed il naso lungo e stretto.

Nemmeno il resto del corpo aveva un aspetto gradevole: Tez era sempre stata sottopeso in maniera decisamente preoccupante, anche se spesso le piaceva scherzarci su, dicendo che quando non riusciva a dormire al posto delle pecore contava le proprie costole.

Non appena incontrò lo sguardo confuso di lei, Rackham fu pervaso dalla fastidiosa sensazione di aver appena fatto una domanda stupida ed essersene reso conto troppo tardi.

- Veniamo qui ogni giorno, Rack – rispose la ragazza un po' sorpresa, colpendolo con una leggera pacca sulla spalla – Non ti piace più?

- No, non intendevo questo – sussurrò lui, abbassando lo sguardo – Solo... mi sembra un po' strano... perché non c'è niente, oltre al terreno rosso e al cielo bianco?

Tez lo osservò con aria divertita, le labbra sottili e chiarissime si allargarono ulteriormente, facendo bella mostra dei canini sporgenti: - Cosa vorresti ci fosse, allora?

Rackham ci pensò un attimo su, dopodiché sparò la prima cosa che gli venne in mente: - Un campo di tulipani.

Come per magia, la terra rossa ed inconsistente scomparve, lasciando il posto ad un ampio prato costellato di tulipani cremisi.

Lo sguardo di Tez si illuminò alla vista dei fiori preferiti, tanto Rackham ebbe il sospetto che il proprio desiderio non fosse stato del tutto casuale.

Dopotutto, lui non avrebbe forse fatto di tutto pur di renderla felice?

- Facciamo il Gioco delle Maschere, Rack? – domandò lei all'improvviso, accendendo d'entusiasmo il volto innocente e sincero.

Rackham le scompigliò con un sorriso i capelli, chiarissimi e appuntiti, che si era tagliata alcuni giorni prima, in occasione del proprio diciottesimo compleanno, per far dispetto alla severissima madre: - Non pensi che io sia troppo vecchio per giocare?

Tez alzò gli occhi al cielo, poi, con un risolino acuto, prese qualcosa da dietro la schiena, ponendolo dinnanzi al proprio viso.

- A ventisei anni non si è vecchi, Rack. Forza, dimmi: chi sono?

Il giovane la osservò per un po', poi provò a sondare cautamente il terreno: - Sei un tulipano... la tua maschera è a forma di tulipano.

Non era mai facile indovinare con Tez, la sua fantasia era incredibilmente sconfinata.

Scontato dire che una persona concreta – e, in un certo senso, "adulta" - come Rackham poteva trovarsi spesso in difficoltà di fronte alle stranezze della compagna.

La diciottenne si sporse verso di lui, il volto ancora celato dalla maschera rossa: - E poi?

- E poi... - Rackham provò a pensarci su – Sei un tulipano molto grazioso, tutti gli altri tulipani fanno la fila per corteggiarti.

- Può darsi – rispose lei ridacchiando – Ma poi scappano perché si rendono conto che sono un tulipano pazzo...

- ... perché non guardi gli altri tulipani ma le rose – aggiunse il ragazzo, cercando di trovare i dettagli assurdi che le piacevano tanto – Perché sei convinto di essere una rosa tu stesso.

- In realtà, sono convinto di essere una margherita – lo corresse lei con una risatina – Ma ci sei andato vicino. Comunque, hai scordato la cosa più importante, Rack.

- E cioè?

Tez si sfilò la maschera, concedendogli la vista del sorriso che tanto amava, in tutte le sue imperfezioni: - Sono un tulipano felice.


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