Epilogo - Risveglio

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Passano i secondi, i minuti, le ore. Rackham attese qualcosa che non arrivò mai.

Finalmente, trovò il coraggio di aprire gli occhi, guardandosi le mani chiuse attorno ai bottoni rossi, che si stavano restringendo velocemente fino a formare un'unica macchiolina cremisi.

"No, un momento" pensò "Questa non è una macchia, ha un lungo gambo verde che attraversa tutto il mio palmo... è il gambo di un fiore... il gambo di un tulipano..."

Si sentì un po' disorientato: il nero oblio era sparito del tutto, lasciando il posto ad un luogo strano ma in qualche modo famigliare.

Non si trovava nel solito campo di tulipani: il cielo era azzurro, non bianco, e, al posto dei fiori, una fitta distesa di erba smeraldina ricopriva un vasto terreno che si interrompeva qua e là lungo i bordi di serpeggianti stradine di pietra.

Avvertì il peso del proprio corpo adagiato sul fondoschiena, rendendosi conto di essere seduto. In un primo momento ebbe l'impulso di alzarsi, ma poi uno strano ed improvviso flash gli attraversò la mente, ricordandogli una dolorosa consapevolezza: non era in grado di reggersi sulle proprie gambe da tempo ormai. Si muoveva soltanto con l'aiuto della sua inseparabile sedia a rotelle.

Chiuse gli occhi per alcuni istanti, rigirando lo stelo del tulipano tra le dita. In qualche modo, sentiva che quel gesto lo aiutava ad acquisire lucidità.

Quando dischiuse nuovamente le palpebre, si ritrovò di fronte ad una candida lapide di marmo adornata con incisioni dorate che, in un primo momento, non riuscì a decifrare.

C'erano altri tulipani posti ai piedi della pietra rettangolare, dove due bambini piccoli – il maggiore dei due poteva avere al massimo cinque anni – giocherellavano coi fiori, muovendoli con le manine grassocce, ridacchiando e commentando con frasi alle quali soltanto loro stessi riuscivano ad attribuire un senso.

Un sorriso affiorò spontaneo alle labbra di Rackham, sorriso che si allargò ulteriormente non appena un volto ben noto comparve all'interno della sua visuale.

"Tez!" pensò, il cuore colmo di gioia "Eccoti, finalmente!"

Le labbra sottili erano piegate in un sorriso che lasciava appena intravedere la dentatura imperfetta. Gli occhi verdi e tondeggianti erano cerchiati dai segni delle occhiaie.

-Dove sei... - cominciò Rackham, lasciando morire la frase all'improvviso, senza completarla.

Si rese conto – in tempo oppure troppo tardi - che no, non stava fissando per davvero il volto della donna, ma soltanto la sua foto. Incastonata nel marmo bianco della lapide.

All'improvviso, tutto si fece più chiaro, ogni tassello dell'intricato puzzle trovò il proprio posto.

Rackham non si sorprese nel vedere le proprie grosse mani coperte di pelle rugosa. Non si sorprese nel vedere la donna che, dietro di lui, stringeva tra le dita i manici della carrozzella, sorridendo benevola: dimostrava circa una trentina d'anni, il volto pallido era incorniciato da una massa voluminosa di capelli castani ed suoi occhi erano belli e grandi.

Grandi come quelli Tez, azzurri come i suoi.

Senza dire una parola, la donna lo aiutò ad avvicinarsi alla lapide, in modo che potesse adagiare il tulipano in mezzo agli altri, tra le occhiate curiose dei due bambini.

Il bianco del marmo, il rosso dei fiori. Finalmente tutto aveva senso.

Con un groppo alla gola –che però, nel corso degli anni, si era notevolmente alleggerito - Rackham lesse la frase incisa sulla pietra, anche se ormai ne conosceva a memoria ogni singola parola, ogni singola lettera.

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