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No man is an island

•••

Erano seduti, sia Park Jimin che suo padre, il banchetto reale di mezzogiorno.

Si potevano intravedere pietanze provenienti da tutto il continente e probabilmente dalle terre invase dagli etruschi e la lontana Anatolia.
Jimin stava mangiando poco ー come al solito ー con l'intenzione di andare in camera per continuare i suoi studi ー o fingere di farlo ー quando suo padre, nonché uno dei maggiori esponenti politici e commerciali appoggiò la posata iniziando a masticare rumorosamente.

"Park Jimin, ti devi sposare con Tzuyu." disse il padre masticando ancora più rumorosamente, riuscendo a controllate la voce che uscì rigida e fredda.

"Padre, non voglio." Rispose il figlio alzandosi dalla tavola per dirigersi successivamente verso la sua stanza.

Il padre lo seguii, camminando velocemente, lo prese per il braccio e con la sua mano sinistra lo schiaffeggiò.
La sua mano ruvida tocco fortemente le guance morbide del ragazzo che si fecero subito rosse.

"tu, Park jimin, fai quello che voglio io. Sai tutto questo cibo come ce lo siamo guadagnati eh?" Disse avvicinandosi all'orecchio di Jimin stringendogli il polso a tal punto che il più piccolo si sentì svenire.
"Secondo te io volevo sposare tua madre?" Urlò per poi tiragli un altro schiaffo, questa volta più forte e più rumoroso, così forte che Jimin cadde a terra e sulla sua faccia si formò un livido che rosso si trasformò in violaceo in poco tempo.

Jimin corse con tutta la forza che aveva nel suo corpo verso la porta del castello, per poi uscire lasciando la porta aperta.

[...]


Ore dopo, al tramontar del sole, Jimin, dopo essersi calmato, si ritrovò in un bosco desolato, incastrato dei rami, a guardare un punto indefinito, chiedendosi cosa fare del suo futuro.

L'unica cosa che Park Jimin sapeva è che non avrebbe mai sposato e avrebbe fatto di tutto per non farlo, ne ora, ne mai.

Lui era l'erede della famiglia Park e per tutto il corso della sua vita, dalla nascita, non ha avuto limiti e insegnamenti veri e propri, sempre affidato alle domestiche, le quali lo viziavano per non incorrere a un possibile rimprovero o direttamente essere cacciate, rimanendo con debiti che le avrebbero fatte sprofondare nell'oblio, riducendole schiave.
In pratica era stato troppo viziato e ciò si sta riversando sulla famiglia.

Stava camminando in mezzo al bosco, quando venne attratto da un cervo, un cervo diverso dagli altri, con delle macchie bianche e le sue corna erano di un perfetto color ottone antico, esse luccicavano tanto quanto il sole.

A Jimin sono sempre piaciute le cose luccicanti, dalla gioielleria ai dubloni, e ciò lo portò a seguire il cervo.

Superati cespugli, rami, e dopo essere inciampato qualche volta, arrivò a una spiaggia, abbastanza piccola, ma il cervo, non c'era più.

Si avvicinò al mare limpido nella quale la sua immmagina veniva riflessa così bene da sembrare un suo sosia.
Si tolse le scarpe appogginadole all'inizio del bosco e iniziò a schizzare con i piedi nudi verso il sole, che ormai, era tramontato.

Sentì dei rumori proveniente dal bosco e pensò che il cervo visto in precedenza era solamente ritornato dentro, e ora, stupidamente, fosse uscito di nuovo.

In realtà, quello che si celava in quel bosco, in tutto e per tutto, non era un cervo.

••••••

Non riesco a fare i capitoli più lunghi anche provandoci, ma spero che vi piacca lo stesso.
So che c'è gente che legge, ー oltre a una persona che mi ha addirittura scritto e che rompe sempre, non faccio nomi shh ー perciò, non stellinate e basta, io vi voglio sentire viviii.
Detto questo

Enjoy It!

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 05, 2017 ⏰

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Yongyuan Syndrome - YoonMin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora