Stefan: Sono felice che tu sia qui. Non mi piace come abbiamo lasciato le cose.
Elena: Il fatto è che... Sono tornata a casa stasera con l'intenzione di fare quello che faccio sempre, scrivere il mio diario. L'ho sempre fatto, da quando la mamma me ne diede uno quando avevo 10 anni. È così che mi sfogo, scrivo quello che provo. Finisce tutto in questo libricino che nascondo sulla seconda mensola, dietro a una orribile sirena di ceramica. Ma poi ho capito che stavo per scrivere delle cose che invece avrei dovuto dire a te.
Stefan: Cosa avresti scritto?
Elena: Avrei scritto... "Caro diario, oggi mi sono convinta che sia giusto mollare. Non correre rischi. Attenersi allo status quo senza drammi, che non è il momento giusto. Ma le mie ragioni non sono ragioni, sono scuse e io... mi sto solo nascondendo dalla verità e la verità è che..." io ho paura, Stefan. Ho paura che se mi permetto di essere felice anche soltanto per un momento il mondo mi crollerà addosso e... non so se lo sopporterei.
Stefan: Vuoi sapere cosa avrei scritto io? "Ho conosciuto una ragazza. Abbiamo parlato. È stato magico. Poi il sogno è svanito e siamo tornati alla realtà". Be', è questa la realtà. Siamo qui.
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