Stavo leggendo un libro, mentre stavo seduta sul letto a gambe incrociate. Adoro i libri: mi fanno sognare e riesco ad immedesimarmi perfettamente nella storia, riesco a farne parte. Sono interessanti, favolosi, ma quelli che leggo solitamente sono quelli più vicini alla realtà: mi fanno sentire in compagnia, mi fanno pensare che in fondo non sono l'unica. Parlano di cose che possono capitare a chiunque, anche a me, anche alla persona più sfortunata del mondo. Ti danno speranza, felicità; li adoro davvero.
Tutto d'un tratto il cellulare cominciò a suonare. Era la mia compagna di classe, pronta a chiedermi dov'ero e perché non ero a scuola appena ebbi risposto alla chiamata. A volte decido di non andare a scuola quando non mi sento stabile. Mia mamma non sa di questa cosa, di solito faccio finta di andare alla fermata dell'autobus, per poi cambiare direzione e andare nella foresta dove mi siedo su una roccia, lontana di qualche strada da casa mia. Aspetto fino alle 8.00, quando mia mamma se ne va via di casa per andare al lavoro a qualche chilometro di distanza. Poi torno a casa e mi chiudo in camera mia per il resto del giorno. Mia madre non torna a casa per pranzo, quindi lo stare a casa per tutto il giorno non è un problema per me.
Appena ho preso il telefono per rispondere ha smesso di suonare. Non c'era motivo per il quale avessi dovuto dire ai miei compagni di classe il perché non ero là con loro. Fanno tutti finta di essere preoccupati per me, quindi perché mai dovrei preoccuparmi di dare loro un motivo per il quale non ero presente?Sarebbe stata solo una perdita di tempo.
Così ho continuato a leggere in pace. Ogni parola che leggo, ogni lettera era così profonda e intensa. Ogni concetto, ogni pensiero in sintonia con i miei.
Il cellulare cominciò a squillare di nuovo. Non volevo che loro mi disturbassero di nuovo mentre leggevo, quindi decisi di rispondere, facendo una voce roca.-Pronto?-
-Siv, dove sei? Oggi non vieni a scuola?-
-Scusami Alyssa..- feci finta di tossire - ecco io... non mi sento tanto bene oggi, quindi non vengo..-
-Va bene. Ti darò i compiti questo pomeriggio.-
-Sì..grazie..-
Riagganciai.
Alyssa era il tipo di ragazza che ti aiuta solo perché è obbligata a farlo. È la capoclasse, di conseguenza ha il compito di dare informazioni e compiti agli studenti che stavano male, ma in realtà a lei non interessavi. Era la tipica puttanella della classe, quella che ci prova con qualsiasi ragazzo per interessi, e che non è mai stata innamorata sul serio. Quella a cui piace sputtanare la gente con i suoi amichetti, che erano amichetti del cazzo perché tutto ció che faceva era sfruttarli per i suoi piaceri e desideri, amichetti che la aiutano a fare delle cose che lei è troppo pigra o troppo poco interessata per fare.Decisi di smettere di leggere per un po' per colpa dei miei occhi doloranti che poi chiusi, e di rilassarmi sul letto, ascoltando della musica. Presi i miei CD, e ne misi uno nello stereo, per poi premere dolcemente il tasto "start". Abbassai il volume e mi misi sotto alle coperte, pian piano addormentandomi senza esserne consapevole.
Dormii fino a tardo pomeriggio siccome la notte precedente non avevo riposato granchè.
Quando aprii i miei occhi il CD era finito, e tutto ciò che potevo sentire era un assordante silenzio e lo scricchiolio del mio letto quando mi ci sedetti sopra, fermandomi a fissare il muro azzurro della mia stanza, cercando di svegliarmi e tornare completamente conscia.Presi il mio cellulare e lo sbloccai. Alyssa mi aveva mandato le foto coi compiti che avevano dato i professori e mi aveva anche mandato un messaggio dove mi spiegava gli argomenti che avevano fatto a lezione. Le ho mandato un messaggio ringraziandola, per poi posare il cellulare sul comodino. Tanto poco importava a me della scuola, era uno dei miei ultimi problemi. Mi alzai e camminai verso lo stereo per rimuovere il CD al suo interno e spegnerlo una volta fatto. Guardai fuori dalla finestra; stava piovendo leggermente, le gocce fine e veloci piombavano giù dal cielo lievemente grigio, per poi appoggiarsi sul terreno. Era il tempo perfetto per poter andare a fare una passeggiata in solitudine. Indossai un paio di jeans e una delle mie larghe felpe, andai al piano di sotto, indossai le mie scarpe, appoggiai il cappuccio sulla testa e attraversai la porta di casa, chiudendola a chiave una volta completamente uscita.
Cominciai a camminare nella foresta, il mio posto preferito per i numerosi suoni della natura e per la sua atmosfera, ma soprattutto non c'era gente. Di solito andavo là per rilassarmi, o per stare da sola, mentre ascoltavo i cinguettii soavi degli uccelli sin da quando avevo 5 anni. Era una grande foresta, colma di diverse tipologie di alberi, piante, fiori e animali. Un paio d'anni prima, mentre stavo avanzando all'interno della foresta portandomi dietro un po' di cibo in caso fossi affamata e dei fazzoletti, vidi un piccolo gatto sdraiato sull'erba e notai che stava sanguinando leggermente dalla sua fragile zampa. Decisi di cercare di guarire parzialmente la piccola ferita che si era procurato usando uno dei fazzoletti che avevo con me, e poi gli diedi del cibo, siccome sembrava essere piuttosto affamato. Dopo quelli che saranno stati 15 minuti, il gattino riprese a camminare e si avvicino' a me. Non aveva più quell' aria spaventata di prima, anzi, sembrava avere un'espressione dolce, sembrava mi stesse ringraziando. Lo presi tra le mie braccia, e notai che era un maschio; sembrava felice d'esser fra le mie braccia, e del mio sorriso che continuava a divenire sempre più grande ogni volta che il gattino faceva le fusa rumorosamente, e il volume aumentava, ogni volta che strofinava il suo muso contro il mio petto. Volevo dargli un nome, anche se non era la cosa migliore da fare siccome aveva dei padroni, quindi il dargli un nome l'avrebbe solo confuso. Ma volevo veramente un amico, e mia madre ha sempre odiato i gatti e i cani. E allora decisi di chiamarlo Roy, esattamente come il mio vecchio amico, quando ero piccola. E gli somigliava pure: aveva la pelle chiara, e i suoi occhi erano color ghiaccio. Il gattino avrà avuto sui 5 mesi, ma era amichevole,giocoso e dolce.
Da quel giorno cominciai ad andare nella foresta ogni giorno attorno alla stessa ora, andando dove ho incontrato Roy, e ci giocavo per un paio d'ore, avevo cura di lui, lo accarezzavo. Gli volevo veramente tanto bene, era la mia fonte di felicità; ma ogni gioia prima o poi si trasforma in una disgrazia. Un giorno, Roy sparì, proprio come aveva fatto il mio vecchio amico. Il bambino Roy, se n'era andato da tanto tempo: soffriva di albinismo, e non ce la fece. Ma il gattino no, lui stava bene. Non lo vidi più da nessuna parte. Non vedevo l'ora di incontrarlo nuovamente, un giorno, nel futuro, e spero ancora di poterlo ritrovare, per sbaglio magari, come feci la prima volta. Ma ormai era quasi sicuro: non l'avrei più rivisto.
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Emotionless
Teen FictionAttenzione: Questa storia verrà aggiornata raramente siccome necessita una certa organizzazione per quanto riguarda il tempo (che non ho). Inoltre, in questa storia sono presenti scene che potrebbero turbare il lettore. In ogni caso ci sarà un bolli...