(2)

275 25 4
                                    

Mi svegliai dall'odore di brioches appena sfornate e il caffè della prima mattina. Di solito a quell'odore io impazzivo, non volevo svegliarmi neanche morta, ma quella mattina mi svegliai immediatamente. Salutai mia mamma e mi preparai per andare a scuola. Entrai in bagno per lavarmi e vestirmi, ma aprii il rubinetto del lavandino per lavarmi i denti e invece della solita acqua, scese un liquido denso, misto tra il rosso e il nero.

Spontaneamente mi allontanai e per sbaglio aprii la tenda della doccia.

Non dovevo farlo, dovevo scappare; invece rimasi li e trovai un corpo sconosciuto ai miei occhi, appeso con la corda al collo, morto. Aveva l'intero corpo coperto di sangue ormai secco ed un vestitino a pois gialli e marroni.

Gridai.

E mi svegliai.

Ero frastornata e assonnata, ma volevo capire chi poteva essere la bambina che avevo sognato nella doccia. Anche se mi faceva schifo ed avevo pure paura, io ero ostinata a capire chi fosse; quel sogno era un segno, forse del destino. O forse era solo la mia fantasia malata.

Mi guardai intorno, ero in una stanza nella penombra con una finestra che era leggermente aperta per far passare un filo di aria. Avevo subito capito dov'ero, ero in un manicomio specializzato per gli psicopatici e i matti di mente. Ma io non ero matta!

Non volevo restare un minuto di più in quell'orrenda stanza da ospedale.

Provai ad aprire la porta ma senza successo, era chiusa da fuori.

Mi guardai intorno per vedere se ci fosse stato qualcosa per aprire la porta, ma nulla. Niente di fino da poter far passare attraverso la serratura.

Corsi verso la finestra mezza aperta ma più mi avvicinavo, più mi accorgevo che era impossibile passare attraverso quello spiraglio e non potevo aprire nemmeno quella, bisognava possedere una chiave per poterla aprire.

Mi avviai verso il centro della stanza, e la osservai meglio. Era più accogliente di quella da dov'ero scappata, ma era comunque schifosa.

Aprii l'armadio di legno per vedere se c'erano dei vestiti puliti poiché i miei erano sporchi e sudati. Trovai solo un pigiama con i coniglietti e delle scarpe da ginnastica.

Mi sedetti sul letto, non sapevo cosa dovevo fare. Per il momento non potevo scappare e non potevo neanche esplorare l'edificio.

Dopo qualche ora bussó alla porta un'infermiera con una chiave in mano. "Buongiorno Rachel"

".."

"Ho sentito che hai passato un brutto periodo, ora stai meglio?"

"Qui dentro di sicuro no" risposi il più acida possibile.

"Abbiamo un bel caratterino ehh"

"Perché sei qui?" Volevo picchiarla ma mi trattenni, magari più avanti poteva esserci un'occasione migliore.

"Sono venuta ad aprirti la porta, se vuoi uscire nei corridoi"

"Ah" detto questo mi alzai e mi diressi verso la fine del corridio.

Non c'era nessuno, nessuna anima viva. Passai in un'altra parte dell'edificio, trovai vecchi, giovani e anche bambini. Ma non era quello che mi interessava. Cercai invana la cosa che non sapevo cosa fosse, forse stavo cercando la mia felicità ma di sicuro non potevo ritrovarla in un manicomio.

Azzardai a chiedere ad un'infermiera dove mi trovavo e con mia sorpresa mi rispose che ero in un manicomio 'speciale' ovvero per coloro che avevano subito traumi troppo grandi da poterli digerire, gli psicopatici.

Ritornai nella mia stanza annoiata e senza speranze, quando vidi passare, dalla camera, una squadra di infermiere che si stavano dirigendo verso la mia piccola stanzetta.

Avevo paura, cosa volevano farmi? Uccidermi?

Mi legarono al letto e mi portarono in una sala operatoria, io provavo a muovermi e sbraitare, gridare, ma loro non volevano slegarmi. Dicevano che era una terapia che poteva aiutarmi con me stessa, ma non volevo farla, io stavo bene con me stessa. Potevo giurarlo!

Mi fecero una puntura al braccio destro che mi fece addormentare.

Buio totale. 

Mi risvegliai con una lettera in mano, non mi ricordavo nulla dei giorni prima. La lessi:

Cara Rachel,

Mi hanno detto che devi stare in terapia per molto tempo a causa della tua malattia, nessuno può farti visita se non per un motivo urgente. Io ti farò compagnia lo stesso con le lettere che ti manderò.

Spero tu ti riprenda. Con affetto

Tua madre. <3

Cadde una lacrima dai miei occhi, mi avevano privato delle emozioni, provavo solo tristezza, malinconia e rabbia. Anche se non me la ricordavo mi mancava da morire, era pur sempre mia madre.

Decisi di rispondergli con una lettera scritta a mano da me.

Ciao mamma,

Qui è tutto strambo, sono isolata dal mondo nessuno mi parla. Questa terapia fa male e molto, mi priva di tutte le emozioni belle.

Conosci un rimedio per essere più felici?

Scusami ancora una volta, ma non mi ricordo la tua faccia, uff.

Spero di scappare da questo posto.

Tua Raven, mi manchi

Fatto questo la diedi ad un'infermiera e la mise in una cassetta con su scritto il mio nome.

Rachel.. Era uno strano nome, ma mi piaceva.

Insane//Bbrae VersionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora