Un amico e una promessa

25 4 3
                                    



Alex iniziava a stupirsi delle proporzioni della Foresta dei Sussurri:sembrava che si estendesse per chilometri e chilometri, ricoprendo monti e colline. Loro avevano marciato piuttosto speditamente, ma ormai era tardo pomeriggio e non avevano ancora raggiunto il villaggio dei centauri. I ragazzi erano così esausti ed affamati che Tolk, così si chiamava il capo tatuato, aveva ordinato che fossero portati in groppa. Alex si era profusa in ringraziamenti: non era un privilegio che i centauri concedevano facilmente. Dopo quattro ore in sella, però, iniziava a credere che fosse un bene: cavalcare a pelo era una tortura. Scivolava di continuo e non sapeva dove aggrapparsi: più volte Utsatt, la femmina che la trasportava, le aveva rivolto uno sguardo di fuoco perché lei le aveva tirato la lunga treccia castana. Sempre meglio comunque del trattamento riservato a Romen: l'elfo veniva fatto marciare dietro il gruppo, trascinato dalle corde. Ogni volta che inciampava, i centauri si limitavano a trascinarlo, per cui era pieno di graffi. In più la figlia di Tolk, Leder, sembrava divertirsi un mondo a galoppargli contro all'improvviso, costringendolo a scansarsi bruscamente. Quando Hazel le aveva urlato di smetterla, si era limitata a ridere. Alex la trovava piuttosto infantile, per essere una creatura millenaria.

-Allora...- si rivolse a Utsatt, cercando di fare conversazione -...fra quanto tempo arriveremo?

-Non manca molto, ormai.- rispose la donna -Il nostro villaggio è vicino allo Specchio del Cielo, il lago più grande della foresta. Viviamo là insieme ai mannari.

-I mannari? Sono diversi rispetto ai licantropi, vero?- Alex aveva letto di quel popolo sul bestiario, ma non ricordava nulla di preciso -Dimmi qualcosa, non ne so tante su di loro.

-Sono tipi strani.- Utsatt si strinse nelle spalle -Prima della Notte dell'Incantesimo avevano la capacità di mutare forma, da quella umana a quella di un singolo animale, di solito un felino. Un po' come i licantropi, ma se in essi la trasformazione era involontaria, i mannari potevano invece decidere di cambiare a loro piacimento. Quando però Fabritius scagliò l'incantesimo...- non concluse la frase e sospirò, scuotendo la testa.

-Cosa?-insisté Alex, curiosa. La donna fece un sorriso triste.

-L'incantesimo li colse senza preavviso, intrappolandoli nella forma che avevano assunto in quel momento. Però i mannari non sono come i mutaforma e possono parlare soltanto quando sono umani, perciò la gran parte del loro popolo si ritrovò improvvisamente privata della capacità di comunicare. Alcuni nel corso del tempo impazzirono e divennero animali a tutti gli effetti, altri impararono a convivere con quella nuova condizione, ma da allora vengono chiamati i senza-voce.

-È terribile!

-Lo è.- Utsatt sospirò, poi riprese -La nostra alleanza con loro è piuttosto recente. Da un po' di tempo abbiamo cominciato a subire attacchi dai centauri selvaggi, nostri cugini alla lontana.

-Sono simili a voi nell'aspetto, ma malvagi e bestiali, se non sbaglio.-affermò Alex -Mi pare che fosse a causa delle due razze che, nella mitologia di noi umani, i centauri hanno sia una natura saggia e benefica che una spietata.

Utsatt alzò un sopracciglio.

-Non conosco le vostre leggende, ma sì, i centauri selvaggi ci assomigliano così tanto che è impossibile perfino per noi riconoscerli alla prima occhiata. Loro naturalmente hanno approfittato di questo per inviare spie tra le nostre fila e ci avrebbero sopraffatti se non fosse stato per i mannari. Quando sono in forma animale, essi non hanno difficoltà a distinguere con il fiuto noi dai nostri cugini selvaggi e ci hanno aiutato a scacciarli. Da allora viviamo insieme: noi gli diamo protezione, loro in cambio si assicurano che fra i nostri non ci siano infiltrati.

Watcher - Tieni gli occhi ben apertiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora