7. "La due volte vincitrice della..."

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LA DUE VOLTE VINCITRICE DELLA GARA DI BELLEZZA E RECENTISSIMA REGINETTA SCOLASTICA


Quando uscii fuori dal tattoo shop, Sally si guardava intorno nervosamente, tipo come se fosse in cerca di qualcosa o di qualcuno da qualche parte in lontananza.

«non dovevo farmi il tatuaggio?» le chiesi raggiungendola tutto perplesso e confuso.

«lo dovevamo soltanto prenotare, ora fammi compagnia e non rompermi troppo» disse lei senza voltarsi a guardarmi, puntando con gli occhi qualcosa o qualcuno da lontano, precisamente in piazza, dove c'era una fontana pubblica. Si avviò ad attraversare la strada senza dirmi nulla. Io ovviamente la seguii.

«dove andiamo?»

«c'è Chloe» affermò vagamente come se la cosa non mi riguardasse. Io la seguii stando a un passo indietro dal suo fianco. Diamine, Chloe! Chloe Bowen! La sua amica fottutamente perfetta, molto più di lei. Chi era che non la desiderava, la ragazza che veniva da Londra? Quel suo viso dispettoso ma dalle sopracciglia fuori dal comune: profonde, infinite, cariche, cespugliose, folte. Capelli lunghi e selvaggi, biondi per natura. Un colore caldo che andava dal biondo miele al caramello, illuminato da riflessi e colpi di sole. Il suo sogno era di fare la modella, sfilando e facendosi fotografare per Chanel, Versace, Dior, Dolce & Gabbana, Fendi, Vogue. Era stata eletta come reginetta dell'ultimo anno scolastico, a sedici e a diciassette anni aveva vinto consecutivamente alla gara di bellezza che frequentò a scuola, il che, nulla poteva distruggere il suo sogno. Ah, e sognava anche di diventare un'attrice, sognando di recitare assieme ad Angelina Jolie e succhiare il cazzo di Johnny Depp, farselo mettere dentro da Brad Pitt e farsi leccare i capezzoli da Leonardo Di Caprio. L'unica cosa che aveva in comune con me, era di essere nata sotto il segno del leone...già...solo questa.

«mi ha chiamato stamattina prima che venissi tu, vuole farmi vedere una cosa, mi ha detto» continuò Sally mentre attraversavamo la strada.

D'improvviso una macchina per poco non mi investì. Una Volvo 850 gialla. Sei anni di attività, quell'anno era la fine della famiglia Volvo 850. Una vita breve. Però fu un'auto abbastanza carina. In città soltanto una persona possedeva quell'auto, un certo Donald Phoenix. Un cacciatore sbruffone e alcolista che se ne stava sempre fuori dalla città, per stare in natura a cacciare qualsiasi tipo di animale che si ritrovava nei paraggi. Tutti lo prendevano per matto, per un pazzoide folle e dipendente dall'alcol che prima o poi sarebbe morto probabilmente di overdose. Invece per me era un gran rompicoglioni. Mi trattava come se fossi un cane randagio che doveva togliersi dai piedi. Alcuni ragazzi lo stimavano, ma non riuscivo proprio a capire il perché. Era praticamente un selvaggio senza una vera casa e qualcuno che lo attendeva in quella sua specie di roulette senza ruote (dei ragazzi gliele avevano derubate). Era un panciuto senza petto, i capelli completamente ritti come se avesse preso la corrente da una spina molto scadente, gli occhi verdi ma dalla classica cornea rossa di chi si ubriaca spesso e di chi dorme poco la notte.

Dopo averlo sfiorato per un soffio fece fuoriuscire dal finestrino mezzo abbassato una risata sguaiata e divertita proprio tipica di un pirata, allontanandosi sempre più fino a scomparire dalla mia vista.

Sally si fermò voltandosi, mi rivolse lo sguardo e disse che ero un coglione per non essere stato bene attento per il semplice fatto che non avevo visto l'auto arrivare. Chissà perché lei era più avanti di me, perché credo tutt'ora che se si fosse trovata sulla mia stessa linea invisibile, non sarebbe riuscita mai a scostare per un pelo quella fottuta Volvo 850. Troppo perfettina per poter evitare un'auto, le si avrebbe alzato il vestito — e "le mutandine in pubblico le mostrano solo le prostitute" — anche se per evitare di essere investita in pieno da una Volvo 850 di merda.

L'angelo di Benny Punk [Romanzo]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora