#45: Giuseppe Greco - Italia

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Giuseppe Greco, detto "Scarpuzzedda" o semplicemente "Pino" (Ciaculli, 4 gennaio 1952 - Ciaculli, settembre 1985), è stato un criminale italiano, legato a Cosa Nostra

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Giuseppe Greco, detto "Scarpuzzedda" o semplicemente "Pino" (Ciaculli, 4 gennaio 1952 - Ciaculli, settembre 1985), è stato un criminale italiano, legato a Cosa Nostra.

Giuseppe Greco nacque nel 1952 a Ciaculli, una frazione-borgata di Palermo. A scuola si racconta che eccelleva in latino e in greco. Era un parente di Salvatore "Cicchiteddu" Greco. Anche suo padre Nicola fu un mafioso della cosca di Ciaculli, che veniva soprannominato "Scarpa": di conseguenza, Giuseppe prese il soprannome di "Scarpuzzedda" e, ancora giovanissimo, venne affiliato anche lui alla Famiglia di Ciaculli. In pochi anni Greco divenne uno dei killer più affidabili di tutto il mandamento di Ciaculli-Croceverde Giardina-Brancaccio, che era guidato dal boss Michele Greco: per queste ragioni nel 1977 lo stesso Michele Greco lo scelse per fare parte del commando di killer che compì l'uccisione del tenente colonnello Giuseppe Russo. Nel 1978 Giuseppe Greco venne nominato anche capomandamento di Ciaculli su proposta di Totò Riina, a cui era strettamente legato.

Greco faceva parte di una "squadra della morte" che operò durante la seconda guerra di mafia, composta tra gli altri da Antonino Madonia, Leoluca Bagarella, Filippo Marchese, Antonino Marchese, Pino Marchese, Gaetano Carollo, Giuseppe Lucchese, Giuseppe Giacomo Gambino e Mario Prestifilippo. A Greco sono attribuiti 58 omicidi, tra i quali quelli del magistrato Rocco Chinnici, del generale dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa, dell'onorevole Pio La Torre, del vicebrigadiere Antonino Burrafato, l'agente di polizia Calogero Zucchetto, oltre quelli dei boss mafiosi Stefano Bontade, Salvatore Inzerillo, Alfio Ferlito e Rosario Riccobono. Secondo i pentiti Vincenzo Sinagra e Stefano Calzetta, durante la seconda guerra di mafia Greco aiutò Filippo Marchese a compiere numerosi omicidi nella cosiddetta «camera della morte», un appartamento abbandonato nella zona di Corso dei Mille dove i nemici venivano strangolati, sciolti nell'acido e poi i loro resti gettati a mare.

Nel settembre 1985 Totò Riina fece inghiottire Greco dalla "lupara bianca", sia per ridurre la forza della cosca di Ciaculli, sia perché ormai Greco era ritenuto troppo ambizioso, vedendolo gli altri killer come un potenziale futuro capo. Secondo il pentito Francesco Marino Mannoia, Greco venne ucciso alla fine del 1985 a colpi di pistola da Giuseppe Lucchese Miccichè e da Vincenzo Puccio in una villa tra Bagheria e Ficarazzi dove Greco viveva in latitanza. I killer suonarono alla porta, Greco andò loro ad aprire e li fece entrare per un caffè (Greco e Lucchese erano molto amici), non appena voltò loro le spalle, i due lo uccisero. C'era anche una terza persona arrivata con i due, Agostino Marino Mannoia, fratello del famoso collaboratore Francesco Marino Mannoia.

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