Landing with surprise

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Ore 8:OO del mattino, finalmente dopo un interminabile viaggio sono arrivata all'aeroporto di Amsterdam; sembrerà impossibile ma già dall'aeroporto le cose erano diverse o forse ero io, che mi sentivo diversa.
Ad Amsterdam c'era una splendida giornata di sole, non c'era caldo quanto a New York, e sin da questo piccolo dettagli cominciai ad amarla; c'era quella temperatura così frizzate anche d'estate. Mi vennero fatte alcune domande all'immigrazione, mi chiesero perché ero lì, controllarono il mio visto da studente, il mio ID dell'università e una volta passati i controlli, mi controllarono la borsa e la valigia perciò passai una mezz'ora abbandonate della mia vita ad essere tratta come un'immigrata che alla fine era quello che ero; ma d'altronde se non avessi fatto quei controlli la mia vita non avrebbe preso la piega che ha preso dopo quello strano incontro in aeroporto.
Sentì gorgogliare la pancia, non avevo toccato cibo sull'aereo e sentivo un buco enorme allo stomaco; perciò mi fermai nel primo bar che trovai e fu lì in quel esatto momento che la mia vita cambiò.

Ero in fila per ordinare qualcosa da Starbucks e in quel momento il piccolo locale si riempì di fan impazzite; circondato da fan c'era un ragazzo biondo sul metro e settanta, doveva avere qualche anno in più di me, sorrideva, ma non era uno di quei sorrisi finti che fanno i vip mentre scattano le foto con i fans, il suo era sincero, sincero e bellissimo.
"Scusami sono appena arrivata dagli Stati Uniti sai dirmi chi è?" chiesi ad un ragazzo biondo molto più alto di me, che era in disparte troppo distratto da una macchina fotografica.
"Quello lì è una mezza calzetta di dj"
"Un cosa?" chiesi confusa
"E' Martin Garrix"
"Ancora niente, devi darmi più dettagli"
Mi guardò confuso come se avessi appena bestemmiato o altro.
"Tu non sai chi sia Martin Garrix, Martijn Garristen?"
"No, è tanto grave?" risposi
"No affatto, non ti piace l'edm o non sei una ragazza da rave?"
"Edm?Credo non mi fosse permesso di ascoltarlo a casa"
Scoppiò a ridere
"E sei venuta ad Amsterdam? Non mi dire sei una principessa di papà, che ha trasgredito le regole venendo qui come viaggio del diploma?"
"Non proprio, devo scoprire delle cose riguardo il mio passato e tutte le tracce riportano a questa città, mi sono trasferita qui"
Non sapevo perché avevo appena detto ad uno sconosciuto quella cosa , mi era sembrato così naturale dirglielo che nemmeno ci avevo pensato. Era stato tutto così come se ci conoscessimo da sempre e pensare che non sapevo nemmeno il suo nome e gli avevo già detto troppo riguardo il mio oscuro passato.
"Amico, ti dai una mossa?" lo chiamò il dj non appena se ne andarono le fan
"Martijn,aspettami. Sto dando il benvenuto ad una immigrata"
Immigrata, era vero, lo ero ma non a tutti gli effetti. Ero più "Immigrata" negli Stati Uniti che qui. Amsterdam era la mia città natale e mi sentivo già parte integrante di questa città, nonostante l'avessi vista solo dall'aereo e per ora avessi visto solo l'aeroporto internazionale.
"LOUIS VAN BAAR VUOI MUOVERTI, devo lavorare io e anche tu se non mi sbaglio"
Prima di andarsene mi lasciò uno strano biglietto e mi disse che mi aspettava lì. Era il biglietto per una qualche serata in una discoteca che non avevo la minima idea di dove fosse, mi sembrò azzardato accettare il biglietto da uno sconosciuto ma forse quell'incontro doveva accadere, qualcosa doveva succedere perché io incontrassi Louis Van Baar e sentissi una sorta di connessione con lui, magari era solo la mia immaginazione ma per scoprirlo sarei dovuta andare a quel evento, stasera.
Amsterdam dal vivo era ancora meglio delle cartoline e delle foto delle agenzie di viaggi, o anche delle foto che avevo trovato su we heart it, cercando "Take me to Amsterdam". Avevo affittato un appartamento poco fuori dal centro, nella città universitaria, era a metà strada tra l'università e il centro e si affacciava su uno splendido canale, uno di quelli che trovi cercando "Amsterdam canals" in rete.

Lost in AmsterdamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora