Antonio Distefano.

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"Ti guardavo come si guarda qualcosa che sai già che mancherà. Troppo esile e indecisa per durare. Una di quelle persone che non resta e diventa comunque un'abitudine. Un punto fermo che non c'è. Ti guardavo come si guarda il tramonto in abitudine, come quando dalla strada d'inverno si cerca il mare dal finestrino della macchina. Ti guardavo come si guarda un treno appena perso, quando anche se lo sappiamo, per un motivo sconosciuto dentro di noi speriamo che si fermi e che si aprono le porte. Ti guardavo non perché eri bella, non perché eri tutto, ma perché sentivo di avere molto di più. Ti guardavo perché non è vero che la felicità siamo noi stessi. Io ho imparato ad essere me stesso con te."

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