Possibility

17 3 0
                                    

"Almeno aspettami!". Eravamo scappati dalla sala piena di gente, Jasper mi aveva usata come scusa per svignarsela, suggerendo a mia madre che avevo bisogno di camminare per sfogarmi un po'. Non le era parso vero, il suo sogno da almeno un anno consisteva nel vedermi accanto a quel finto bravo ragazzo e soprattutto lontana da Alex. "E' arrivato ubriaco l'altra sera!", un mesetto fa se ne è uscita così mentre mio padre Paul preparava la cena, io ero nascosta dietro la porta, e l'ho sentita spiegargli che mi avrebbe rovinato la vita. Aveva bevuto un paio di birre, magari il problema fosse stato quello. "Allora Jasper dove stiamo andando?", lo raggiunsi tirandomi su il cappuccio della felpa che alla fine non mi ero tolta.  "Il bar è dall'altra parte", gli suggerii covando il desiderio di strattonarlo.

"Voglio semplicemente andare al parco ma prima dobbiamo fare una piccola deviazione". E imboccò una traversa a destra, io ormai muta gli andavo dietro, non volevo neanche pormi domande. Ci fermammo davanti casa sua, "aspettami qui", dondolai sulle scarpe appoggiandomi alla recinzione stile Wisteria Lane, finché non tornò con uno zaino sulle spalle. Camminammo per altri dieci minuti, e arrivammo ai giardini che a quell'ora erano deserti. Puntai una delle panchine, Jasper invece mi tirò tra due alberi e lì stese una copertina che aveva messo nella sacca.

"Sul serio?", gli chiesi pensando a quali clichè avrebbe utilizzato per fare colpo. Spazientita mi misi a gambe incrociate guardando il cielo stellato. "Tieni", disse Jasper che si era seduto accanto a me, porgendomi una delle sue cuffie. Possibility suonana riempiendomi di emozioni, mi sdraiai e lui fece lo stesso. Ascoltammo la canzone tre volte, finchè non mi voltai a guardarlo. Non aveva più quell'aria arrogante che lo rendeva insopportabile, per un attimo mi sembrò di vederlo indifeso e vulnerabile. Posò la mano sul braccio proprio nell'istante in cui il mio cellulare ricominciò a vibrare, non lo tirai nemmeno fuori dalla tasca e decisi di godermi quel momento, contro ogni logica e ogni mia aspettativa.

"Niente college e niente lavoro". Dopo un lungo silenzio, ancora sdraiati vicini, pensò fosse il modo migliore per intavolare una conversazione. "Guarda Jasper, meglio rimettere la musica". Rise, voltandosi verso di me. "Non sono tua madre con me puoi parlare, non ti farò prediche". E la mano tornò sul mio braccio. "Tieni giù le zampe intanto", gli dissi ma non mi spostai. "Non so cosa devo fare, sono confusa, la mia vita però è un disastro lo so".

"E con Alex come va?", lo chiese guardando di nuovo il cielo.

"Non ho intenzione di parlarne con te, non siamo amici".

"Possiamo diventarlo, sono meglio di quanto credi". Lo sussurrò.

"Sono innamorata di lui, ma non ce la faccio più. E' lunatico, geloso e poi improvvisamente indifferente. Siamo legati, troppo credo. Ma tu non puoi capirlo". Lo dissi senza cattiveria.

"Anche io sono stato innamorato, ma è finita perché sono stato a letto con la sua migliore amica". E scoppiammo a ridere.

"Che stai facendo??", non l'avevamo sentito arrivare, scattammo in piedi, avevo il cuore a mille, Alex era davanti a me, bello come uno di quei personaggi delle serie tv, ma vestito peggio. "Allora Grace per questo non rispondevi?".

"Ehi amico stai calmo", Jasper si piazzò tra di noi.

"Io e te non siamo amici", rispose Alex tirandomi per il braccio.

"Non sei il primo a dirmelo stasera", commentò Jasper sarcastico.

"Lasciami", intervenni, "non ho voglia di parlare con te, vattene". Da dove mi fosse uscita quella sicurezza era un mistero.

"Grace ti prego, andiamo a casa mia, parliamo".

"Non voglio più parlare, litigare, urlare, e fare sesso per fare pace. Lasciami sola", lo guardai dritto negli occhi, e dopo un attimo si voltò camminando verso la sua auto senza neanche voltarsi.

GraceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora