Stavo davvero iniziando a preoccuparmi.
Erano due giorni che mia madre non tornava a casa e, per quanto il rapporto con lei non fosse un rapporto solido, non era mai successo che si allontanasse da casa per così tanto tempo senza preavviso.
Le telefonai 35 volte. E ad ogni squillo senza risposta mi agitavo sempre di più.
La voce metallica della segreteria mi dava sui nervi.
Ma per quanto fossi tesa non potevo di certo saltare la scuola. Presi l'autobus e arrivai con 10 minuti di ritardo.
Il professore fu comprensivo data la mia espressione e la mia brutta cera, e mi mandò a posto senza chiedere spiegazioni.
Alla fine della quarta ora ero così in ansia per mia madre che andai in bagno e il mio corpo espulse tutto ciò che avevo dentro lo stomaco. Tranne la preoccupazione.
Piansi. Piansi tanto in quello piccolo cantuccio del bagno della mia scuola. Non tanto per il fatto che mia madre era scomparsa, ma per il fatto che da quando mio padre non c'era più non ero più stata a posto con me stessa.
E adesso ero sola. Letteralmente.Finite le lezioni ero segnata dal pianto e dal malessere e cercai il più possibile di nascondermi dagli altri.
Logan non era a scuola ed io non avevo nemmeno il suo numero per chiedergli il motivo.
Mentre correvo a prendere l'autobus *dimostrazione del fatto che la vita si prende gioco di me* mi scontrai contro di lui.
Si, contro il ragazzo ribelle che consideravo tanto strano. David.
"Sta' più attenta!" : sbottò lui
"Mi dispiace"
Non mi capacitavo di quanto quel ragazzo e di quanto la sua anima fossero affetti da una grave bipolarità, ma avevo avuto una giornata straziante e non volevo altri problemi.
Quando alzai lo sguardo si accorse del trucco colato e delle guance paonazze.
"Cosa succede?" : mi chiese
"Non capisco per quale motivo ti interessa, starò più attenta va bene, ma se non vado perdo l'autobus" : replicai
"So di essere arrogante ma ora dimmi qual'è il problema" :mi spronò a parlare.
Rimasi zitta e lo oltrepassai perché non avevo intenzione di confidarmi con qualcuno che non conoscevo.
"Ok, è chiaro. Oggi tu perdi l'autobus" : disse
Mi prese per un braccio e mi trascinò all'angolo tra la quinta e la sesta strada.
Cercai di divincolarmi ma la sua stretta era troppo forte.
"Okay, David, o quale cavolo sia il tuo nome, non voglio avere a che fare con una persona come te, non mi convinci e la tua offerta di amicizia dopo la scenata dell'altra mattina mi ha spiazzata, e non sono riuscita a dire no. Anche se avrei dovuto.
Quindi ti prego di far finta che io non esista" : mi sbalordì delle parole che uscirono dalla mia bocca
"Sto solo cercando di aiutarti e, se non vuoi la mia amicizia mi sta bene, ma nessuna persona sana di mente lascerebbe le cose in questo stato vedendo il volto di una ragazza segnato dalle lacrime" : disse
"Sto bene e non ho bisogno di te" : lo liquidai
"In poco tempo avrai così tanto bisogno di me che mi seguirai anche in capo al mondo se necessario" : replicò
Lo oltrepassai e me ne andai senza dire una parola, leggermente scombussola da quella frase stupida ed egocentrica.
Feci la strada per casa a piede dato che, a causa di quello stronzo, avevo perso l'autobus.
Infilai le chiavi nella porta e sentii dei rumori provenire dal bagno. Corsi verso quella direzione senza pensare.
Mia madre era sdraiata sul pavimento e continuava a vomitare senza sosta. Le sue labbra erano diventate di un colore bluastro e le braccia erano segnate da punture di siringhe.
"Mamma! Mamma che cazzo succede?!" :dissi senza pensare al fatto che non era nelle condizioni di rispondermi.
Con il viso rigato di lacrime presi il telefono e chiamai il 118. Arrivarono in meno di 10 minuti.
Rimasi in quella fredda sala d'attesa per non so quanto tempo, mi addormentai.
Il dottore mi si avvicinò con sguardo preoccupato
"Da quanto?" : mi disse
Perché mi faceva quella domanda?
"Da quanto cosa?" : replicai
Da quanto tempo sua madre assume droghe?"
Quelle parole erano peggio di una freccia velenosa
"Cosa? No, no mia madre non si droga, è impossibile!" : gli dissi
"Ho paura di si signorina, e anche da parecchio tempo"
Il mio mondo stava crollando.
Non poteva essere successo. Non era possibile. Non lo credevo possibile.
La realtà non era quella, non mi convincevano quelle parole.
Era tutto così assurdo.
Da quando mia madre si faceva?
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Face to Face
Ficção AdolescenteCristal, ragazza di 14 anni, pronta, o quasi, ad affrontare il liceo, ma non sa ancora che cosa la aspetta. A cambiare completamente la sua vita arriverà lui...