7. Macchie

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Deja vù e strane luci.
Ecco cosa ricordo.
Quando un evento passa, resta una macchia vaga ed indelebile. Non puoi più accedere alla macchia per modificarla e neppure riviverla.
"Cosa intendi?"
Ora ti spiego.
La macchia può essere diversa a seconda dei casi, o possiamo diventare diversi noi. Le macchie ci cambiano come noi cambiamo gli altri.
Noi saremo le macchie degli altri.
Per quanto ci sforzeremo di essere qualcosa (o soltanto essere), prima o poi saremo soltanto sagome scure e incerte nella testa di chi ci conserva.
Ma le macchie, appunto, non sono tutte uguali.
Quella sera lei era lei, e sarebbe presto diventata la mia macchia più importante. O almeno così credevo.
Ma non lo sapeva, e non lo sapevo. O forse non volevamo saperlo. Forse ci amavamo già da prima di innamorarci e ci vedevamo già prima di guardarci.
..
Viaggiavo invisibile aspettando il miracolo tra deja vù e strane luci. Al mio fianco i miei amici, e le nostre speranze racchiuse in comodini di segreti svelabili solo al più profondo dei pozzi.
Il firmamento indicava la strada, come se le stelle fossero favorevoli al nostro trionfo.
E poi un tonfo; la macchina si fermò.
Pareva quasi che lei volesse lasciarmi andare prima che il tempo fosse morto, come se avessero bruciato il sottile legame tra le nostre menti, per poi riprendermi tra eventi di ieri ridimensionati in nuovi pensieri. Qualcosa di cui andar fieri.
Scendemmo dalla macchina. Di fronte a noi, incupiva un deserto di buio, ma oltre questo, c'era un monte.
Un monte bellissimo, come per ricordarci che le cose incredibili si nascondo sempre.
Ci furono parecchi sguardi d'intesa tra tutti noi. Qualcuno parlò, ma parlare era vano. Qualcuno non fiatò, ma il silenzio è stagnante.
Il silenzio non è né azione né dinamica. Il silenzio non è miracolo.
Daisy prese l'iniziativa e cominciò a scalare.
La guardavo come si guarda un raggio di luce dopo anni di nebbia.
La seguimmo tutti, pur sapendo che era una mezza follia.
"E allora così sia!", disse Thomas
Non si torna indietro, non si va più via.
Fino a che non sarai mia, pensai.
Quel monte era un enigma, era un mistero; irrisolto per ogni viaggiatore ed angoscioso per il cuore di ogni sognatore.
Salimmo, salimmo, salimmo...
Più salivo, più mi perdevo. E capivo che io e la meta avevamo (da) sempre avuto qualcosa in comune.
Le macchie diventavano sempre più vivide.
Sempre di più.
Fino a quando non sarai mia.
Giunti in cima, diventammo pioggia e lacrime, vento e solitudine, ma anche passione e mancanza.
Di fronte a noi si stagliava uno spettacolo incredibile. Contare ogni stella nel cielo notturno era impossibile. Cento, mille, forse un milione, chi può dirlo?
Quel cielo era lì in quel momento, in quell'istante che non si sarebbe più ripetuto, e quindi era unico, ma soprattutto, era lì per noi.
Più le macchie prendevano forma, più mi liberavo dalle impurità, sfocando la materia che avevo dentro e diventando mera astrazione, puro flusso di sentimenti veri ed eterni.
..
"E poi? Che hai fatto?"
Sorrisi.
"Ho stretto la sua mano. Così non sarebbe mai diventata una macchia. Quello fu il mio miracolo."

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