Caspian's Birthday

36 3 0
                                    

Better to Lose a Love

then Love a Loser.

Avete presente quelle persone che non riescono a stare zitte? Quelle che devono assolutamente parlare per ogni cosa? Quella gente asfissiante e logorroica alla quale ogni tanto vorresti augurare la morte?
Ebbene, Tamara, la mia migliore amica, è una di quelle persone, e ogni mattina prima di incontrarla spero che le sia andata via la voce per la prolissità del giorno prima. Ma lei sa che, nonostante ciò, le voglio bene.
«...E allora io le dico che non è colpa mia se insegna di merda perché non sa parlare, e che mi dispiace se le sue ghiandole sudoripare non sembrano funzionare come dovrebbero, e a fine lezione assomiglia più a un elefante, capisci? Non capisco perché si sia arrabbiata tanto! Ci insegnano fin da quando siamo piccoli a dire la verità e quando lo facciamo si offendono! Occhei, magari sono stata poco carina, ma non poteva sbattermi fuori così! Per di più mi ha messo una nota disciplinare, e mamma ha deciso di allungare i tempi di punizione e ora riavrò il cellulare tra un mese e non una settimana e mezza!».
Aspetto qualche secondo prima di risponderle. «Hai finito di sbracciarti?» Le domando sorridendo. Tamara mi rivolge uno sguardo di indignazione e ficca le mani nelle tasche del giubbotto. «Certo che sei stronza eh: io ti sto raccontando i miei problemi e tu mi rispondi con frasi del genere! In quanto mia migliore amica dovresti appoggiarmi».
Sospiro. «Hai ragione, ma ti comporti come una ragazzina, Terri. Abbiamo diciassette anni e dobbiamo comportarci da responsabili. Non puoi sempre ribellarti. Sei arrivata tardi alla lezione, e anche se non è stata colpa tua non hai rispettato il regolamento della scuola, e la prof ha dovuto prendere dei provvedimenti. E poi, alle volte basta uno "scusi", funziona lo stesso ed evita punizioni extra».
Entriamo al bar e ci sediamo nel solito posto vicino alla finestra. Il profumo di dolci e aromi mi rilassa, mi tolgo la sciarpa e il berretto per poi tirare giù la zip della giacca mentre Tamara, chiamata da tutti Terri, ancora ribatte. Lei non può proprio ammettere di aver torto.
«Ehi bellezze» Rosemary ci viene in contro con la divisa da cameriera e il suo solito sorriso.
Rosemary è una donna sulla quarantina con gli occhi azzurri, i capelli marroni e un bellissimo sorriso contagioso, e nonostante la sua apparente età, dentro è ancora una giovane adolescente sempre in cerca di gossip. Lavora al The Brewhouse da tempo immemore ed è la persona più dolce e gentile che io abbia mai conosciuto.
«Come va?» ci chiede. «Direi bene» rispondo io, mentre Terri si limita ad alzare le spalle.
«Ehi, hai tolto la ferraglia dalla bocca!» Esclama Rosemary guardandomi attenta la bocca. Io faccio un sorriso imbarazzato e poi rispondo: «Sì, dopo quattro anni mi sembrava anche ora».
«Beh lasciatelo dire dolcezza, sei una meraviglia ora»
«Ha passato la mattinata a dirmi quanto siano brutti i suoi denti» interviene Terri.
«Non ti preoccupare, l’ho passata anch’io questa fase, so come ti senti. Tra qualche settimana ti guarderai allo specchio e ti vanterai tra te e te di avere il sorriso più bello del mondo. Devi solo abituarti.» Mi guarda apprensiva e poi continua, «Allora, vi porto il solito?».
«Oggi preferirei una cioccolata calda, fuori fa un freddo pazzesco» risponde lei. «Si anche per me grazie, e nella mia mettici anche la panna, per favore» aggiungo.
«Arrivano subito» e sparisce dietro al bancone del bar per ritornare poco dopo con due belle tazze fumanti di cioccolata calda, poi si siede con noi e ci chiede: «Allora, novità?»
«Terri si è fatta sbattere fuori alla prima ora, con tanto di nota disciplinare e sequestro del cellulare»
«Ma non era già in sequestro quell'affare?»
«Sì, ma mamma ha deciso di allungare la punizione, e ora mi tocca aspettare un santissimo mese, e tutto per colpa della Palmer...»
«E' nuova vero?»
«Fresca di laurea» Risponde Terri scaldandosi i palmi delle mani sulla tazza, mentre io sorseggio silenziosa la mia cioccolata.
«Ahia! Quelle pensano ancora che il ruolo di insegnante sia una passeggiata, aspetta massimo un anno e mezzo e vedi come cambia»
«Io spererei di essere al college tra un anno» intervengo con una leggera smorfia: mi sono scottata la lingua. «Ma dai che voi secchione non avete problemi» scherza Rosemary, che poi è costretta a lasciarci per andare a servire gli altri clienti.
«Quindi oggi è il compleanno di Caspian, vero?» Mi chiede Terri sorprendendomi. «Sì, come fai a saperlo?»
«C'è scritto sulla tua agenda»
«Oh.» Rispondo io. «Sai avevo in mente di comprargli una nuova amaca, però devo ancora decidere che dolce fargli»
«Vuoi davvero fare la torta di compleanno a un topo?» mi chiede storcendo il naso come è solita a fare di fronte a situazioni insolite.
«Prima di tutto è un ratto da compagnia, e secondo sono animali davvero molto socievoli, intelligenti e sensibili: se non gli do le giuste attenzioni si offende!»
Terri sorride e scuote la testa. «Ah beh... Allora fagli gli auguri da parte mia».
Caspian X, o abbreviato semplicemente in Caspian, è il mio ratto da compagnia, e oggi compie un anno. Mentre Oz e Willy Wonka, gli altri due ratti, sono rispettivamente un anno più vecchi. A differenza di quello che molti credono, i ratti sono animali davvero simpatici e puliti, per di più sono affettuosi e intelligenti, e mi dispiace come molta gente, compresa mia zia, storce il naso disgustata quando dico di avere dei ratti come animali domestici.
Quando usciamo dal bar il freddo ci investe e rabbrividendo ci stringiamo nei nostri cappotti. Questa volta non saremmo tornate a casa insieme, dato che io dovevo andare al negozio di animali a comprare l'amaca per Caspian e Terri non aveva nessuna intenzione di accompagnarmi. Arrivate di fronte alla biblioteca pubblica (il mio terzo luogo preferito dopo la casa della nonna di Terri e il The Brewhouse), la mia fedele accompagnatrice mi indica col capo un gruppo di ragazzi appoggiato al muretto dell'edificio e dice: «Guarda un po’ chi c'è là, Jill..» Guardo nella sua direzione e, tra tutte le teste, scorgo una chioma bionda che ogni volta fa accelerare il battito del mio cuore: Oliver.
Oliver è il ragazzo più popolare e più bello della nostra scuola, anche se per me è il più bel ragazzo che sia mai esistito su questo mondo. E’ il capitano della squadra di football e ha una relazione con una delle cheerleader, bionda, alta e magra. Il prototipo di cheerleader liceale perfetta. Da quando si sono messi insieme non ho fatto altro che sperare che si mollassero, e di fatto è successo, perché, diciamolo, lo sanno tutti che Ivonne non è proprio da relazione seria. Ma poi si sono rimessi insieme, e poi di nuovo si sono mollati, e io ho continuato ad esultare per poi rimanerci di nuovo male, fino a che ho capito che sarebbe stata una cosa lunga. Terri dice che non dovrei essere innamorata di uno che filtra con le altre pollastre anche se ha una fidanzata, ma io sono sicura che sia solo perché in realtà il loro non è vero amore.
«Che dici, ci vai a parlare?». Guardo Terri a occhi sbarrati. «Ma sei scema?! Hai visto quanta gente c'è con lui?!»
«Guarda che non serve che sussurri, siamo ad almeno venti metri di distanza!» mi prende in giro lei. Quando Terri prende la strada per tornare a casa, io prendo l'opposta per andare al negozio di animali pensando a Oliver. Io penso sempre a Oliver.
La prima volta che l'ho notato è stato al mio primo anno di liceo, quando era entrato in ritardo alla lezione di storia. L'ho notato inizialmente per la sua altezza accentuata dal fisico magro (a quel tempo non faceva palestra), poi sono passata al suo sorriso perfetto e ai capelli biondi che sembravano sofficissimi. I suoi occhi mi hanno rapito il cuore il giorno in cui i nostri sguardi si sono incrociati per la prima volta: quelle iridi azzurre come il cielo mi hanno fatto cadere letteralmente ai suoi piedi, e da quel giorno ogni volta che sento il nome Oliver, mi vengono in mente i suoi occhi prima dell'intera figura.
Quando finalmente arrivo a casa decido che invece di fare una torta avrei fatto dei muffin, tanto per Oz, Willy e Caspian l’importante è mangiare, anche se avrebbero potuto gustarsi solo qualche briciola. Li tiro fuori dalla gabbia e li metto sopra il bancone della cucina. Non faccio in tempo ad accendere la candelina, e nemmeno a cantare tutta la canzoncina per quanto sono impazienti di mangiare. A Caspian il regalo è piaciuto solamente dopo essere stato sistemato dentro la gabbia, e ne sono felice.
Finiti i festeggiamenti mi stendo sul divano a guardare la televisione, con i miei piccoli roditori che mi si stendono vicino vogliosi di coccole. Potrei portarmi avanti con i compiti, ma tralasciando il fatto che non ne ho assolutamente voglia, mi ero già presa avanti i giorni scorsi e in più non ho nulla di che da fare. Prima del ritorno di mia madre e quindi la possibilità di cenare avrei tempo per farmi la doccia, ma non ne ho voglia, così decido di rimandare alla mattina del giorno seguente.
«Ehi pulcino!»
«Ciao mamma» Le rispondo, vedendola tutta trasandata a cercare di chiudere la porta senza far entrare le foglie secche.
«C'è un vento niente male eh? Per poco non diventavo Mary Poppins» Scherza lei mettendo a posto l'ombrello rotto e togliendosi il cappotto.
«Sei andata in giro con l'ombrello aperto?»
«Si, avevo sentito due o tre gocce di pioggia, e allora l'ho aperto per essere previdente, solo che all'improvviso è arrivata una folata di vento assurda, l'ombrello si è rotto e alla fine non c'è stata nemmeno la pioggia».
Scuoto la testa divertita e poi alzo la voce per farmi sentire, dato che si è spostata in cucina: «Ho lasciato dei muffin per te e la zia, potete mangiarne quanti volete, basta che me ne lasciate uno per Tamara.»
«Perché hai fatto i muffin?» Mi chiede lei in risposta
«Oggi è il compleanno di Caspian, mamma»
«Oh, auguri Caspian! Sappi che se scopro che i tuoi topi sono sul divano avrete tutti quanti una brutta sorpresa».
Allora sospiro, mi alzo e li rimetto nella loro gabbia. Poi vado a darle una mano per la cena, e chiacchieriamo per tutta la sera, fino a che non scoccano le dieci e mezza, orario in cui sia io che lei ci corichiamo.
Prima di addormentarmi mi metto ad ascoltare il suono del vento autunnale che scuote le chiome degli alberi e sbatte sul vetro della finestra, e poi penso a Oliver e al suo sorriso, chiedendomi se forse un giorno sarà mai un sorriso rivolto a me. E alla fine chiudo gli occhi assopita, godendomi il calore delle coperte, e sperando che il giorno dopo non arrivi mai.

We're All LOSERS HereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora