In your arms.

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Non ho mai scritto nulla su di loro ma oggi avevo l'ispirazione e ho scritto questa cosa di getto. È una oneshot. Spero di aver reso l'idea di ciò che penso su Claudio e Mario e sul loro amore...fatemi sapere che ne pensate :)

"Sei sicuro Mario? Non sei arrabbiato, vero? Perché nel caso lo fossi, sai, insomma, potremmo parlarne e..." Claudio continuava a biascicare parole in maniera confusa, con i battiti accelerati dalla paura di perderlo. Di perdere tutto.
"È tutto ok Claudio. Hai dato le tue spiegazioni. Noi ci stiamo conoscendo e lui è stata una persona importante nella tua vita. Ho già letto tutto. Scusa, ora devo andare a prepararmi per la serata."
"Mario..." sussurrò Claudio. Ma dall'altro lato era rimasto solo il silenzio. Mario aveva chiuso la loro conversazione. E forse anche qualcos'altro. Claudio si sedette sul grande divano su cui tante volte durante il Natale passato insieme avevano dormito, mangiato, guardato la TV, litigato, fatto pace, fatto l'amore. Su cui si erano guardati tante volte dopo aver fatto l'amore, coperti solo dalla piccola coperta beige a cuori che ora era distrattamente gettata in un angolo. Si portò le mani alle tempie e si maledisse per tutto. Per quello che aveva fatto, per ciò che non riusciva a dire a Mario, per ciò che non riusciva a fare per tranquillizzarlo. Ricordò una sera di qualche settimana prima. Erano distesi su quello stesso divano, Claudio senza maglietta e Mario a disegnare cerchi immaginari sul suo torace scolpito. Osservava cn attenzione ogni lembo di pelle scoperto, tanto che Claudio si sentì avvampare e dovette abbassare lo sguardo per nascondere l'imbarazzo che quello sguardo gli provocava. Perché gli sguardi di Mario gli entravano dentro. Era ancor più magico, ancora più potente di fare l'amore il semplice scambiare uno sguardo con lui. Lo rendeva nudo, inerme, in balia di tutte le emozioni che solo quel ragazzo conosciuto qualche mese prima riusciva a scatenare in lui.
"A cosa pensi?" Gli chiese a un tratto, per smorzare la tensione che si era venuta a creare. Mario restò qualche secondo in silenzio, poi parlò.
"Perché tutti questi tatuaggi?" Gli chiese poi, baciando con dolcezza il cuore di ghiaccio sul suo petto. Claudio lo guardò sorpreso.
"Che vuoi dire?" Gli chiese, non riuscendo a capire fino in fondo il significato di quella domanda. Mario scosse la testa.
"Nulla, mi chiedevo soltanto se tutti avessero un significato. Alcuni sono assurdi Clà." Rise poi, provocando un leggero sorriso del suo compagno. E Claudio non lo aveva mai detto a nessuno. Ma a lui poteva dirlo. Mario non lo avrebbe giudicato, Mario era sempre lì, pronto ad ascoltarlo, a capirlo. Era suo complice. Forse è questo che intende la gente quando parla di anime gemelle.
"Sono la mia vita. Ognuno di questi disegni rappresenta un pezzo della mia vita. Mi piace pensare di avere la mia storia scritta sulla pelle. Tutto, voglio scriverci tutto. Le cose belle e quelle brutte. Almeno così guardandomi allo specchio saprò sempre perché sono quello che sono." Mario annuì perplesso.
"Non ti fa paura non poter dimenticare le cose brutte?" Claudio scosse vigorosamente la testa.
"Non ti tatuerai mica un pesce rosso in onore de Zecchini?!" Esclamò poi, sinceramente preoccupato. Claudio rise.
"Quella è stata una semplice conoscenza Mario. Ti pare che mi faccio un tatuaggio per ricordarmi di lui?" Esclamò ridendo, facendo sorridere anche il suo fidanzato. Mario emise un sospiro di sollievo che fece sorridere Claudio, poi si fiondò sulle sue labbra, spegnendo ogni paura. Rendendo inutile qualsiasi altra parola.
Ed ecco che Claudio capì il motivo della freddezza di Mario. Non era stato il tatuaggio. Era stato il modo in cui lo aveva definito, senza volerlo. Lui lo aveva fatto passare per una semplice conoscenza. Quello che in realtà era il suo fidanzato. Ma Claudio non era mai stato bravo con le parole, lui faceva confusione. Lui si imbarazzava. Lui le cose le dimostrava con i gesti. Ma quella sera capì che avrebbe dovuto fare qualcosa per non perdere tutto ciò che di bello era riuscito a costruire con quel ragazzo meraviglioso. Capì che a volte le parole sono importanti, che i gesti non bastano. Capì che doveva spiegare tutto a Mario, tutto ciò che sentiva. Prese il telefono e cominciò a scrivere.
"Io non sono bravo con le parole, non lo sono mai stato. Sbaglio, le metto fuori posto e faccio un casino. Perdonami Mario, so di averti deluso. 
Ma sai, tu mi stai salvando. Ricordi il nostro primo abbraccio? Magari per te non sarà stato così importante, magari tu darai più importanza al nostro primo bacio o alla prima volta che abbiamo fatto l'amore...ma io lo ricordo come il momento più importante della nostra storia. Ricordo l'entrata del tuo negozio, il punto esatto in cui è avvenuto. C'era una macchia scura sull'asfalto e l'aria era calda. Ricordo te che mi dai un leggero bacio sulla guancia. Ricordo di essermi staccato, credendo che la nostra esterna fosse finita così. Ma tu mi hai afferrato forte la mano. Mi hai riportato da te. Hai fatto scontrare forte il mio petto contro il tuo e mi hai stretto le braccia con prepotenza lungo i fianchi. Non te l'ho mai detto Mario, ma io in quel momento mi sono sentito più vivo che in tutta la mia vita. Mi sono sentito amato, protetto. Mi sono sentito voluto. Ho scoperto quanto potesse essere bello, prezioso, un abbraccio. Perdersi l'uno nelle braccia dell'altro. Ho una famiglia fantastica, che mi ama da morire, ma per noi il segno di affetto più grande è una pacca sulla spalla. Ricordo ancora di quando da piccolo chiedevo ai miei genitori se mi volessero bene. "Mamma, mi vuoi bene?" "Certo Claudio!" Mi rispondeva subito lei con un sorriso. Ma non riusciva mai a dirmelo per prima. Mi rispondeva e basta. Con il tempo ho smesso di dirlo ad alta voce anche io, non perché non lo pensassi. Amo la mia famiglia. Semplicemente provavo imbarazzo a dirlo. Parlare di ciò che si prova vuol dire aprirsi. Ed io non riesco ancora a farlo purtroppo. Quindi Mario, vorrei solo che tu sapessi che la nostra non è una conoscenza. So di averlo detto e mi dispiace. Ma sai, nessuno prima di te, nessuna persona con cui sono stato, ha mai voluto che gli dimostrassi il mio amore. Forse perché a nessuno è mai importato realmente. E io credevo che andasse bene, che fosse giusto così. Vorrei solo che tu sapessi che tu sei il primo a farmi sentire amato. Perché io nei tuoi abbracci vorrei restarci all'infinito." Non rilesse, lo inviò di getto e poggiò il telefono sul tavolo. Anche stavolta però non ci era riuscito. A dirgli quanto lo amava.

Erano le quattro di notte, era tornato da una serata e si era appena messo il pigiama. Qualcuno bussò prepotentemente alla porta, facendolo sobbalzare. Andò ad aprire, chiedendosi chi potesse mai essere a quell'ora. Il respiro gli morì in gola. Guardò emozionato il suo Mario. Lì davanti a lui, il borsone sulla spalla, il ciuffo spettinato e l'aria stanca. E il sorriso più bello del mondo. Partiva dalle labbra, ma arrivava fino agli occhi, dove formava quelle piccole rughette che Claudio tanto amava. Provò a parlare, ma si rese conto di non riuscire a dire nulla. Mario si sporse e gli poggiò due dita delicate sulle labbra.
"Non dire niente." Sussurrò, prima di avvicinare le sue labbra alle sue. E fu un attimo. Respiri che si fondono, labbra che si muovono in sincrono, manifestando tutta la voglia che hanno di rincontrarsi. Mario chiuse con un calcio la porta dietro di sé, prima di trascinare Claudio verso la stanza da letto. Verso quel letto dove tante volte si erano amati. Gli sfilò il pigiama con lentezza, mentre Claudio fece lo stesso con i suoi vestiti, avvicinando il più possibile il proprio corpo al suo, annullando le distanze, avventandosi sul collo di Mario, baciandone e mordendone ogni singolo centimetro di pelle. Gli era mancato, tanto, troppo. Fecero l'amore per ore, stretti in quell'abbraccio che per Claudio era casa. Le braccia di Mario erano casa. Si perdette in quegli occhi neri e tante, troppe volte, ansimando tra un sospiro e l'altro, provò a dirlo. A dirgli ciò che nel suo petto premeva per uscire.
"Mario..." sussurrava. "Io ti..." non riusciva a finire la frase e si mordeva le labbra e una lacrima di rabbia sfuggiva al suo controllo. Ma Mario gli sorrideva, baciava le sue lacrime, gli stringeva le mani con forza, lo accarezzava, lo proteggeva. Da tutto.
"Lo so." Gli sussurrava all'orecchio, prima di riprendere a baciarlo. Più forte di prima.
La mattina si svegliarono, ancora nudi e stretti in un abbraccio solo loro. Claudio si svegliò per primo, come sempre. Lo guardò, ne annusò il profumo, gli accarezzò una guancia morbida e gli baciò le labbra calde. Mario aprì gli occhi. Gli sorrise.
"Ti è piaciuta la sorpresa?" Gli chiese con voce roca e impastata dal sonno. Claudio annuì, fiondandosi subito sulle sue labbra calde e permettendo alle loro lingue di perdersi e trovarsi ancora. Poi si staccò a corto di fiato.
"Mario mi dispiace tanto. Io..." ancora una volta venne bloccato dalle dita leggere di Mario sulle sue labbra. Le baciò con dolcezza, prendendole nella sua mano e stringendole.
"Non importa Clà, ho capito." Gli disse lui in un sorriso spontaneo.
"Sono un disastro. Non riesco mai a dirti ciò che vorrei." Sussurrò Claudio abbassando lo sguardo con gli occhi lucidi. Mario gli sollevò il mento permettendo ai suoi occhi verdi e bellissimi di scontrarsi con i suoi.
"Non è vero, lo hai fatto. Con quel messaggio mi hai detto tutto." Disse con un sorriso. Poi tornò serio. A Claudio mancò il fiato.
"Io ti amo." Gli disse poi con una dolcezza e una semplicità che a Claudio fecero quasi male. Gli occhi neri di Mario erano un mare in cui potersi specchiare. Claudio ancora una volta tentò di parlare, ma Mario glielo impedì, continuando con voce rotta dall'emozione.
"Io ti amo Claudio, ma non voglio che tu me lo dica. Non finché non ti sentirai pronto. E allora ho pensato a una cosa, una cosa che potrebbe farti sentire più leggero. Ricordi quando chiedevi a tua madre se ti volesse bene?" Claudio annuì, non riuscendo ancora a capire.
"Bene. Facciamo così. Ora io ti chiederò se mi ami anche tu. E tu dovrai solo rispondere." Disse Mario con dolcezza, sorridendo. Claudio si sentì talmente fortunato ad averlo, talmente felice, che non poté fare a meno di baciarlo ancora. Poi restò in attesa, osservando Mario, con paura e tanto, troppo amore.
"Claudio, tu mi ami?" Gli chiese lui, la voce sempre più rotta dall'emozione. A Claudio non servì neppure un attimo per pensarci perché si, lo amava. Come non aveva mai amato nessuno in vita sua. E capì che per Mario non ci sarebbe stato bisogno di nessun tatuaggio. Perché quel ragazzo gli aveva già lasciato una traccia indelebile. Dritta sul cuore.
"Sì." Rispose. Poi lo abbracciò forte. I loro corpi nudi l'uno contro l'altro. Cuore contro cuore. Battiti accelerati che si fondono e si confondono. Era a casa.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 10, 2017 ⏰

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