Archie vs. Betty

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Archie e Betty erano amici da sempre. Da quando avevano 4 anni per la precisione, ed era quasi come se fossero fratelli.

Ma da qualche tempo Betty aveva iniziato a vedere Archie in maniera diversa, come più di un amico.

Così quella sera ci mise molto più tempo e molto più impegno del solito nel prepararsi.

Per il ballo scelse un abito rosa con dei triangoli che lasciavano scoperta la pelle liscia e chiara della vita. Ondulò i suoi capelli biondi in maniera maniacale, liberandoli dalla solita coda di cavallo che la caratterizzava.

Durante il loro primo e ultimo ballo di quella sera prese coraggio e gli confessò che di tanto in tanto si ritrovava a fantasticare su loro due, soprattutto ora che lei era diventata una cheerleader e lui il quarterback.

Ma non era andata come sperava, anzi era stato un disastro.

Dopo il ballo erano andati tutti a casa di Cheryl Blossom e lì la situazione era peggiorata: Archie e Veronica – la nuova arrivata – avevano giocato a quello stupido gioco "Sette Minuti In Paradiso" e Dio solo sa che cosa avessero fatto dentro quell'armadio. Nonostante quello che lei gli aveva detto durante il ballo.

Davanti al portico della sua splendida casa, Betty, decise di chiedergli chiaro e tondo come stessero le cose fra loro due: << Non ti sto chiedendo cosa abbiate fatto a casa di Cheryl, tu e Veronica. Non lo voglio sapere. Quello che ti sto chiedendo, adesso Archie, è se tu mi ami. >>

Lui la guardò, incerto su cosa dire. Anzi sapeva esattamente cosa dire, ma non come: << Certo che ti amo, Betty. Ma... >> tentennò per un attimo, poi continuò: << ...ma non nel modo in cui tu vorresti. >> concluse abbassando lo sguardo.

Ferirla era l'ultima cosa che voleva, ma illuderla era ancora peggio.

Lei lo guardò con occhi pieni di lacrime e senza dire una parola rientrò in casa.

Chiusa la porta alle sue spalle crollò sulle sue stesse gambe, sedendosi sui talloni. Si portò le mani alla bocca per soffocare il singhiozzo che stava uscendo in quel momento. Ma le sentì bagnate. No, non di nuovo. Nemmeno quella volta era riuscita a controllarsi: pur di non scoppiare davanti ad Archie, pur di non sputargli addosso una marea di cattiverie aveva conficcato le unghie sui palmi, fino a bucarli, fino a riempirli di sangue.

Forse sua madre aveva ragione e lei non stava bene, forse aveva ragione e lei sarebbe diventata come sua sorella Polly, andando avanti a forza di pillole piccole e bianche nascoste in anonime boccette arancioni.

Scosse la testa per liberarsi dai quei pensieri e, pur essendo tardi, decise di chiamare l'unica persona che la capiva sempre e che non l'avrebbe abbandonata mai: Kevin.

<< Ehi, Betty! >> disse lui con una voce...colpevole? << Tutto bene? >>

Lei non rispose, emise soltanto uno strano verso, strozzato che fece capire immediatamente all'amico che qualcosa non andasse.

<< Ok, tesoro. Dove sei? Sto arrivando >> disse lui cercando di rassicurarla.

<< Casa >> rispose Betty, con una voce piatta, quasi non sua.

<< Ok, arrivo. Ma stà lontana da quella roba >>.

Dieci minuti più tardi Kevin entrò in casa di Betty, senza nemmeno suonare: non aveva bisogno di questi convenevoli. Lui era uno di casa.

La trovò seduta a terra, vicino alla cucina. Con lo sguardo vuoto e continuava a fissarsi le mani.

Il ragazzo si sedette sui talloni e le prese le mani piccole tra le sue: in una stringeva la boccetta arancione mentre nell'altra aveva due piccolissime pasticche bianche.

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