GOTHAM FALL - CAPITOLO 2 (parte 2) - Freddo, freddo cuore.

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Quell'inverno, a Gotham City, c'era tanto freddo da far ghiacciare persino l'acqua della fontana, che doveva essere chiusa, ma che, per scarsa voglia del sindaco, era rimasta aperta tutto il tempo, dando la possibilità a qualche accattone di abbeverarsi.
Sulla strada della Gotham Avenue c'era ghiaccio, sporco e fogli di giornale, lasciati probabilmente da qualche anziano, dopo una sana lettura al parco.
"Scandalo alla Gothcorp: scienziato ruba risorse a scopi personali". Questo era il titolo della prima pagina del quotidiano.
Per scoprire di chi si tratta, cari lettori, mi tocca infrangere la quarta parete. Voi non sapete chi sono, ma faccio parte di ciò che state leggendo. E soprattutto di questa storia in particolare.

Victor Fries era un bambino introverso. Figlio di un medico di tutto rispetto, passava le sue giornate in giardino. Differentemente dai bambini normali, non giocava in giardino, ma osservava la fredda lapide del suo cane, morto di martedì. In quanto animale ed essere vivente, era destinato a morire, e questo lo sapeva bene, ma non si capacitava di come la sua vita potesse essere stata tanto fragile.
La sera, invece che un libro di favole, leggeva "Frankenstein" di Mary Shelley, poiché lo affascinava l'idea di poter creare la vita artificialmente.
Un giorno, il giovane Victor, ebbe un'idea. Il suo cane, Yoki, era morto da pochi giorni. Il corpo, per quanto sapeva, ci metteva un po' a decomporsi, soprattutto se durante l'inverno.
Perciò, mentre suo padre era al lavoro, dissotterrò Yoki e lo mise nel sotterraneo, un posto tanto gelido da avere fino al termine della primavera, le stalagmiti di ghiaccio. Era inutilizzato da tempo. Coprì la buca in giardino e tornò in casa, come se nulla fosse.
Dopo aver deposto il cadavere, tornò dopo due settimane. Il cadavere era uguale a prima. Non si spiegava il perché, così, visitando la biblioteca della città, scoprì che il freddo aveva proprietà conservatrici straordinarie.
Gli anni passarono, e lui si appassionò sempre più alla scienza.
All'università seguì un corso specifico sulla criogenia, e ottenne la laurea in medicina criogenica specialistica. Il ghiaccio e il suo potere lo affascinavano. Ottenne un lavoro alla GothCorp, industria medica di Gotham City.
Quando suo padre, anzianissimo, morì, cadde in depressione.
Nel momento di peggior malessere, conobbe l'amore della sua vita. Nora.
Dopo anni di fidanzamento, i due si sposarono, per avere una famiglia. E poi...
Nora svenne al lavoro. Lavorava in una farmacia, come commessa.
Victor, preoccupatissimo, corse in ospedale, dove la trovò con ossigeno e flebo. Quando seppe che era solo svenuta, non poté domandarsi se stessero mentendo. Non si spiegava questo suo stare, e le cause di questa sua condizione. Nora sentiva tuttavia, tutto ciò che dicevano i dottori.
"Cosa abbia questa non lo sa nemmeno il signore", dicevano.
E sentì anche Victor. Perché Victor stette giorno e notte davanti al suo lettino o in sala d'attesa, aspettando notizie, in ospedale, per un mese. La situazione non migliorava. Anzi, i dottori, date le condizioni, dicevano che le restava un mesetto di vita. Così le parlò.
"Nora, amore della mia vita...ti giuro che tornerò presto. Aspettami, ti prego. Non andartene via. I dottori dicono che non si spiegano come uno svenimento possa avere simili effetti. Non hai nulla alla testa, sei perfetta, come sempre.
Te lo giuro, amore. Io tornerò presto. Presto."
E Victor, piangendo, uscì dall'ospedale, chiedendo aiuto ai medici della GothCorp, suoi colleghi. Allora, fui proprio io ad aiutarlo. Indagai e gli spiegai tutto. Era una malattia rarissima, che si presentava solo dopo i 25 anni d'età. Nora ne aveva 26. Quella sindrome spiegava tutto. Le cure erano sperimentali, e non c'era alcuna possibilità di scoprirla prima degli eventi.
Victor, così, prese una sfera contenente una ballerina dal tutù elegantissimo che, girando attraverso una manovella, con tanto di carillon, ballava, con la neve che scendeva.
Il sogno di Nora era diventare una ballerina professionista. Era anche bravina, il fisico era adatto...e poi lui l'amava. E questo contava più di ogni cosa.
Andò davanti al suo letto, girò la manovella e quella sfera cominciò a produrre una melodia stupenda e delicata, tipica dei carillon.
"Amore. So che mi senti. Tu senti tutto. Io ti porto via da qui. Dobbiamo correre a casa. Io troverò una cura, amore. Te lo prometto."
Le accarezzò i capelli tanto chiari da sembrar bianchi. Pur nella malattia, la sua Nora era stupenda. Aveva dei lineamenti perfetti, dolcissimi, sottili.
Preparò tutto al meglio delle sue possibilità.
Il Gotham City Hospital era tanto pieno di pazienti che non c'era posto per tutti. Victor sapeva benissimo che persino l'ospedale, a Gotham, era in mano alla mafia.
Così, dopo un assegno in bianco versato ad un certo Oswald Cobblepot, il vero possessore dell'ospedale, poté portar via Nora con tanto di attrezzatura senza essere scoperto o denunciato per questo.
Una volta a casa, si chiuse nel suo laboratorio, in cui cominciò a elaborare sostanze chimiche in grado di curare quella sua rarissima sindrome.
Nulla.
E il tempo passava.
Le restava poco tempo.
Allora Victor tornò al lavoro. Disse che la moglie ora stava bene, e che era pronto a lavorare nuovamente. Lui era un medico ricercatore. Ma al momento il suo unico interesse era la moglie. Cominciò a rubare attrezzatura criogenica dai laboratori GothCorp, materiali sperimentali, ogni cosa.
Così riuscì a costruire, attraverso più pezzi sottratti all'industria, a costruire una macchina ibernante. Nora, protetta dal ghiaccio, avrebbe avuto condizioni criogeniche stabili. Non sarebbe stata bene, ma almeno non sarebbe morta.
Non dormì.
Non mangiò.
Respirò appena, perché senza lei la vita non era vita.
In qualche mese, anche con il mio aiuto, riuscì a preparare una pseudo-cura sperimentale.
Quando ebbe la fialetta con il liquido benefico in mano, gli occhi gli si illuminarono. Nora. Sarebbe potuto tornare tutto come prima.
Victor aveva dormito profondamente, la notte in cui sembrava aver trovato la cura. Avrebbe somministrato la sostanza prima a se stesso, in assenza di cavie umane, e poi alla moglie.
Secondo i suoi calcoli il siero poteva nuocere alla salute di un individuo dalla salute stabile con il 10% di possibilità, e in modi ignoti. Ma per Nora avrebbe fatto questo e altro.
Si iniettò il siero. Avrebbe aspettato qualche giorno, per vedere eventuali effetti collaterali. Ma Victor sperava bene. Nora poteva tornare a respirare. A vivere accanto a lui. E sarebbe diventata una ballerina fantastica.
Poi accadde a disgrazia.
Fecero indagini alla GothCorp, e videro che mancavano alcuni materiali e strumenti costosissimi. Così, lo scoprirono.
Entrarono le autorità a casa del povero Victor. Lo arrestarono, andò in prigione. Ma cosa ancor peggiore, portarono via la macchina criogenica. E con essa Nora.
Il fascicolo su Victor Fries parla chiaro. Quella notte, ci vollero quattro uomini per fermarlo. Mentre portavano via Nora, con la macchina, lui urlava, e piangeva, e soffriva.
La sua Nora.
La sua povera Nora.
Che ne avrebbero fatto? Che ne sarebbe stato di lei?
Fries ora è un detenuto. In prigione. Un processo contro di lui. Ma di Nora non sa più nulla.
È descritto come uno degli uomini più apatici di Gotham.
Ma come biasimarlo. Non fu il gelo, quell'anno, a dargli freddo. Fu ben altro a gelargli il cuore. Il siero lo stava mutando, lo sentiva. Ma lui sarebbe uscito...e avrebbe trovato Nora.
Di tutto ciò che aveva, gli rimaneva solo quella sfera. Quella ballerina, ogni notte cominciava a ballare. E, sotto la sua musica, persino Victor si scioglieva in amare, liquide lacrime.
Persino il suo cuore. Il suo freddo cuore cedeva davanti all'amore.
Proprio un cuore di ghiaccio quello di Victor.
Freddo, freddo cuore.


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