GOTHAM FALL - CAPITOLO 2 (epilogo) - Amore al Gotham Memorial

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Bruce e Selina si sarebbero incontrati alle 16:00 del pomeriggio davanti al Gotham Cinema.
Inutile dire che la ragazza arrivò con tre quarti d'ora di ritardo...Bruce ormai ci aveva fatto l'abitudine.
Andarono a vedere il film "Zorro". Bel film, a parere di Bruce.
"Ma dai, chi si vestirebbe mai da vigilante mascherato e andrebbe a lasciare il suo segno in giro? È ridicolo", disse Selina.
"Non penso. Aveva dei motivi per vestirsi così".
Selina lo fissò, stupita.
"Io non mi vestirei mai da qualcosa. Non so, da tigre o da gatta...è sciocco."
"Se avessi motivi per farlo sarebbe plausibile".
I due restarono un po' a parlare del film, poi andarono verso il Gotham Memorial, monumento dedicato ai fondatori di Gotham, risalente al 1700. Poco lontano c'era un distributore di benzina, occupato da alcune prostitute e da possibili, attratti, clienti.
"Mamma delle volte veniva qui. Era una donna bellissima. Una modella."
"Ah sì?"
"Sì."
Calò il silenzio. Bruce non sapeva se crederle...se avesse avuto una mamma che faceva un lavoro simile, non sarebbe stata in simili condizioni.
Era bella Selina, anche se vestita sempre uguale.
Aveva questi due immensi occhi verdi, con ciglia nere e lunghe, dello stesso color dei capelli.
Bruce le aveva dato la lettera volte prima, ma non aveva mai ottenuto risposta. Era solo una lettera di ringraziamento...una specie di richiesta d'amicizia scritta. Però si aspettava una risposta... che non aveva ottenuto.
Selina si girò a fissare Bruce. Era davvero un bel ragazzo. Moro, alto (per la sua età), occhi azzurri e lineamenti dolci, ma regali. Sembrava un principino...e in effetti lo era.
Lo scapolo d'oro di Gotham. Delle volte Selina si chiedeva perché uscisse proprio con lei, che era una poveraccia. Bah. I ricchi. Chi li capisce?
Si fissarono per qualche secondo.
Bruce sentì una cosa al petto. Caldo, tanto caldo. Era una bella sensazione.
Era innamorato di Selina, ma come dirglielo? E quando? E dove? La sua testa era un uragano...non capiva più niente.
Selina, d'altro canto, non poteva negare di essere tanto attratta dal giovane Wayne quanto dal suo portafogli. Due amori diversi, ma entrambi importanti.
Si fissarono ancora un po'.
Selina, poi, disse: "Bruce, tu credi ai pixie?"
"Pixie?"
"Sì. Quelle creature fatate invisibili che appaiono nella natura. Io ci credo. Sono carini."
"Sì...ci credo anche io", disse poco convinto Bruce.
"Secondo te come sono fatti?"
"Non saprei...sono invisibili, non lo sa nessuno."
"Be', immagina."
"Secondo me hanno le antenne, e le ali. E anche un corpicino sottile sottile, da insetto".
"E gli occhi?"
Bruce ci pensò. Fissò Selina, e rispose: "hanno i tuoi occhi".
Selina rimase stupita, ma impassibile.
Bruce si stava chiedendo perché erano entrati in una simile conversazione. Non aveva senso. I pixie non esistevano e non c'entravano nulla.
Selina fissò Bruce intensamente, negli occhi. Poi fissò il naso e le labbra.
"Sai Bruce", disse Selina "non ci sono pixie tra me e te."
"Che vuoi dire?"
"Che tra di noi non c'è nulla che ti impedisca di baciarmi".
E detto questo si avvicinarono, e l'amore fece da sé.
Bruce non aveva mai baciato una ragazza.
Selina era bellissima.
Quando finì tutto, erano le 19:30. Non ricordava quando era finito il film, così non poté mai dire quanto durò.
Sta di fatto che era stato stupendo.
Era in ritardo di 56 minuti. Alfred gli avrebbe fatto una ramanzina non indifferente.
In 15 minuti fu da Alfred. Salutò Selina, prima, la quale lo abbracciò e gli scoccò un bacio sulla guancia. Non una parola. Si salutarono così, quella sera.
"Signorino Bruce. È in considerevole ritardo".
"Scusa Alfred"
Il maggiordomo cominciò a parlare, aprì la portiera e fece salire il ragazzo.
Bruce era felice.
Era stata un'uscita stupenda...e quel bacio. Wow. Si sarebbero messi insieme? Quando? Presto?
Era tutto un sogno incantevole.
Mentre Bruce pensava ancora al tocco delle labbra di Selina, si udì uno sparo, che colpì la portiera dell'auto. Bruce si spaventò, si affacciò al finestrino oscurato, e vide Alfred cadere a terra, con le mani che stringevano la pancia.
Il cecchino in appostamento su un palazzo molto distante aveva sbagliato momento in cui sparare...sarebbe stato punito pesantemente.
Bruce, noncurante del pericolo, scese dalla macchina.
Alfred era in un bagno di sangue.
"Tieni duro, Alfred", diceva il padroncino Bruce in lacrime tenendogli la mano.
"Aiuto! Qualcuno mi aiuti! Tieni duro!" Urlava il piccolo Bruce.
Alfred sentì il dolore alla pancia crescere. La sagoma del ragazzo si fece più fioca.
Ci vedeva doppio.
"Tieni duro, Alfred!"
Aveva freddo. L'abito da maggiordomo era imbrattato di sangue.
"Tieni duro!"
Si fece tutto scuro attorno a loro.
"Tieni duro! Tieni..."
E Alfred non udì più niente.



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