Parte prima

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Silenzio.
Il nulla. Il vuoto. Ancora silenzio. Niente.
"Dove mi trovo? Cosa è successo?"
Queste furono le prime domande che mi passarono per la testa.
Provai a muovermi, ma i miei sensi non rispondevano più.
Strizzai gli occhi e con tutta la forza che avevo riuscì finalmente ad aprirli.
Sopra di me c'era il cielo. Lo ricordo ancora; buio e freddo. Si vedevano le stelle brillare come tante lucciole in una notte di luglio. La luna invece sembrava quasi guardarmi in attesa di una mia qualsiasi reazione.
Perché mi trovo in questo posto? Come ho fatto ad arrivarci?
Molte domande continuavano a frullarmi nella testa, tutte senza risposta.
Provai a muovermi e, non appena ci riuscì, con fatica, cominciai a tastare con una mano ciò che si trovava sotto di me, fu così che mi accorsi di essere sdraiato su qualcosa di soffice e umido: terra. Voltai lentamente la testa quel poco che mi bastava per poter scorgere degli alti ciuffi d'erba spuntare da ogni parte: mi trovavo in un prato.

Decisi di alzarmi, quindi appoggiai entrambe le mani sul terriccio umido e, cercando di recuperare quante più forze mi potevano essere rimaste in corpo, mi misi a sedere.
Pessima idea: mi colpì un mal di testa a dir poco forte e improvvisamente tutto cominciò a girarmi attorno. Richiusi gli occhi e aspettai che il mal di testa si placasse, allora li riaprì.
Riprovai ad alzarmi. Questa volta però lo feci molto più delicatamente e soprattutto molto più lentamente.
Riuscì finalmente a mettermi seduto e così mi misi ad osservare meglio ciò che mi circondava. Mi trovavo sicuramente in un prato, probabilmente sulla cima di una collina o di una montagna. Alla mia sinistra non riuscivo a vedere altro che erba, erba da ogni parte. Alla mia destra invece riuscivo a scorgere le sagome di alcuni alberi... parecchi alberi a dire il vero: c'era sicuramente un bosco.

Ancora silenzio. C'era troppo silenzio.
Non ci avevo fatto caso fino a quel momento, probabilmente perché i i pensieri che affollavano la mia mente si erano messi ad urlare come non avevano mai fatto prima, più forti di ogni altra cosa. Ora però mi accorgevo di quanto l'aria fosse ferma, quasi pesante come se potesse crollarmi addosso da un momento all'altro. Non soffiava un minimo di vento e i rami, le foglie e i ciuffi d'erba erano totalmente immobili. Non si sentiva nemmeno lo scricchiolare del legno, lo stridio di una civetta o il rumore di un qualsiasi altro animale notturno. Tutto era immerso in un enorme e assordante silenzio... probabilmente, persino l'ululato di un lupo sarebbe potuto sembrare più rassicurante.

Tac.Tac.Crac.
Mi voltai di scatto. Quelli erano passi, non erano animali che correvano, o pigne che rotolavano dopo essere cadute dai loro rami; erano passi di persone, ne ero sicuro.
Chi mi stava spiando?
Mi ributtai a terra e almeno per una volta la fortuna era dalla mia parte, dato che l'erba era abbastanza alta e al buio sarebbe stato difficile potermi vedere.
Rimasi immobile. Un minuto. Due minuti. Tre minuti. Cinque minuti Dieci minuti... non so esattamente quanto tempo aspettai fermo immobile in quella posizione, sta di fatto che, dopo un po', la stanchezza, dovuta a tutta quella martellante agitazione, iniziò a farsi sentire e pian piano gli occhi cominciarono a farsi pesanti.
Improvvisamente però il rumore di altri passi e di rami che si spezzavano mi fecero sobbalzare.
Poi di nuovo silenzio.
Provai a inspirare e ad espirare lentamente nel tentativo di rimoderare il respiro e far calmare il mio cuore, i cui battiti mi rimbombavano senza fine nella testa.
Poi un nuovo rumore giunse alle mie orecchie; molto strano e confuso simile a un fruscio... solo che non lo era.
Tesi meglio le orecchie; proveniva dallo stesso punto da dove poco prima provenivano quei passi...ora un altro rumore, uguale, ma da un'altra direzione.
Cosa diavolo stava succedendo?!
Sentì qualcuno correre, altri rami spezzarsi... poi lo stesso rumore degli altri due, simile ad un fruscio, ma proveniente da ancora una diversa direzione.

Poi capì.
Scattai in piedi giusto in tempo per vedere tre figure ormai vicinissime corrermi incontro da tre direzioni diverse.
Cercai una via di fuga.
"Svelto!" Mi diceva il cervello e così senza capire nulla, mi buttai a terra e dandomi una spinta cominciai a rotolare giù dal versante della collina.
Sentivo le tre persone gridare ma non ero in grado di distinguere le loro parole e di comprendere che cosa dicevano.
Poi la discesa si fece meno ripida e così riuscì a rellantere e infine a fermarmi.
Mi accorsi di essere giusto ad un paio di metri dal bosco che avevo scorto prima, così, anche se l'idea non mi allettava, mi rialzai, un po' dolorante, e, correndo, mi addentrai al suo interno.

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