All'etá di 13 anni pensai che fosse figo avere una compagnia di amici, con cui poter uscire assieme e condividere ogni cosa, intorno a me vedevo sempre ragazzi e ragazze molto forti, il top della cittá con grande notorietá, tutti li conoscevano in un modo o nell'altro.
Loro avevano giá dei profili di Facebook abbelliti con delle foto spettacolari, li mostravano come degli Dei, un po' lo erano quando passavano per strada a testa alta e vestiti elegantemente; avevano stile.
Beh io a 13 anni non riuscivo neanche a pensare cosa avrei potuto fare nell'arco della mia giornata, sí avevo qualche amico, ma sognavo di girare al centro cittá o in lungomare come facevano tutti.
L'unico amico che avevo era Tommaso, un mio coetaneo, lo conobbi alle elementari, andavo d'accordo con lui, molto spesso veniva a casa mia o io andavo a casa sua; ma diciamo che a tredici anni dai poca importanza all'amicizia, e poi litigavamo molto spesso quando condividevamo un gioco sulla play o quando giocavamo a qualcosa di più fisico. Insomma, arrivavi a quel momento cosí esasperato che non vedevi l'ora che tornasse a casa.
Abitavo in un posto delizioso, in campagna, in una zona tranquilla ma non isolata e molto soleggiata, una bellissima zona a 10 minuti dalla cittá.
Inizialmente vantavo di essere "un casalingo" mi piaceva la tranquillitá della casa, come tutti i ragazzini forse ero troppo assuefatto dalle mie radici e ostentavo poco ad uscire e a socializzare, forse neanche ora sono un grande simpaticone che fa colpo su tutti.
Pensavo che la Mia adolescenza potesse trascorrere pacifica e tranquilla senza troppe emozioni viscerali o altre grandi cose.
Era l'estate 2013 e il caldo secco di giugno si faceva sentire, erano le 9 del mattino quando inaspettatamente la mia amica e vicina di casa diana mi propose di andare al mare con la sua famiglia, ovvero: sua sorella, sua madre e lei.
Ovviamente ci andammo al mare, era una bellissima giornata e sarebbe stato da sciocco declinare l'invito, sopratutto a delle persone che conoscevo.
dove abitavamo noi c'erano belle stradine da percorrere in mezzo alla natura, che insieme ad altri "amici" di paese frequentavamo.
Ero una persona molto timida e ancora oggi riservata, avevo un'incoercibile voglia di non frequentare alcuni di loro, quelli più grandi di me.
Io, diana e sua sorella Francesca eravamo appena scesi da quella macchina dove si schiattava per il caldo, avevamo le classiche maschere da sub, come se dovessimo cercare un tesoro sepolto dal mare. ma ci divertivamo a inseguirci in acqua e con questa attrezzatura ci spruzzavamo irruentemente acqua addosso e sul viso a mo' di dragon-ball, mi piacque stare in loro compagnia in spiaggia, ce ne fregavamo di tutte le persone intorno a noi, sdraiate a prendere a lungo il sole e a leggere qualche rivista gossip.
Molto spensieratamente vivevamo a giornata finché non mi riportavano a casa alle 6:30 circa.
Le volte che andavo con loro al mare si moltiplicarono e presto capimmo che anche in un posto del genere c'era una divisione "meritocratica", i più popolari e i più fighi,loro avevano una loro zona di balneazione, forse la zona più bella, distava a qualche centinaio di metri dalla nostra zona.
Con il passare dei giorni però la nostra compagnia composta da solo tre persone si espanse un poco, aggiungemmo jack,Andre e successivamente Silvia.
Erano dei ragazzini di scuola. nessuno però frequentava la mia stessa classe,ma li conoscevo di vista, andavamo presto tutti d'accordo e cominciavamo anche a passare da una spiaggia all'altra (non quella dei popolari) oppure andavamo a parchetto a giocare con la palla sul prato di fronte al mare, la sintonia aumentava sempre piú e fra una granita e un bagno cominciavamo anche un pó a muoverci. Andammo avanti cosí fino a metá luglio, quando la mia adolescenza cominció a cambiare quando misi piede nella famosa terra dei popolari.
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Alberi verdi
Short StoryLa storia di un ragazzo che per colpa dell'ambiente perde sé stesso, il tutto inizia con un pensiero strettamente personale sulla droga nel periodo adolescenziale e ciò che ne consegue