4^ Capitolo

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Stavo correndo da non so quanto tempo, con gli occhi gonfi di pianto che bruciavano, e le gambe che gridavano pietà per lo sforzo appena fatto. Mi stavo chidendo se mi inseguiva ancora. Però non osavo girare la testa. Avevo paura che lui fosse ancora lì, dietro di me, che non mollava e non voleva risparmiarmi.

Non appena voltai l'angolo, mi fermai di colpo. Il respiro mi mancava, e i polmoni reclamavano ossigeno. Appoggiai la schiena al muretto del palazzo, col petto che si alzava e si abbassava ad una velocita allucinante, e cercando di regolarizzare l'ispirazione e l'espirazione. Il taglio al braccio stava sanguinando, ma non più di tanto.

Il vestito a stampa floreale che indossavo, era macchiato del sangue del braccio. Tralasciando che aveva anche una spallina mezza strappata.
Mi chiedevo, se tutto quello era veramente un altro incubo a causa di qualche film terrorizzante...a quanto pareva no. Quel mostro aveva osato toccarmi. Come se io fossi una prostituta trovata per strada, che fa tutto quello che gli uomini vogliono solo per il gusto di provare emozioni travolgenti, e ricevere denaro in cambio dei suoi servigi.

Mi misi una mano sulla fronte, per poi tirare i capelli all'indietro con le dita. Anche se non erano in una specifica acconciatura, odoravano di sudore, erano sporchi da un po di sangue, e in complesso: erano degni di una barbona.

Ma i momenti passati poco fa si fecero avanti, passandomi davanti agli occhi come dei piccoli flashback.
Io che accompagnavo Silena a casa sua insieme a Clarisse.
Io che prendevo una strada e Clarisse un'altra.

Una sensazione strana che mi contorceva lo stomaco.
Poi una mano gelida che mi catturò il polso trascinandomi in un vicolo. Sempre quella mano che iniziò a toccare zone vietate.
La mia reazione ad un momento di rabbia pura, nel quale colpii il mio agressore con un pugno in faccia e un ginocchio nella traiettoria della sua intimità.
Il suo gemito di dolore che risuonava nell'aria della sera.

Io che indietreggiavo lentamente, senza farmi notare.
Per poi vedere, un piccolo scintillio nella luce fioca dei lampioni.
Un movimento rapito, e un bruciore improvviso a pervadermi il braccio.
Uno sguardo duro e agghiacciante da parte di lui.
Poi la sfrenata fuga per mettermi in salvo.

***

Avrei voluto urlare. Ma non potevo. Dovevo solo correre. Mentre lacrime pungenti solcavano le guange.
Ma di tutto, non capivo perché. Perché a me? Perché? Cosa avevo fatto di male?
Stavo ancora appoggiata alla palazzina. Pensavo che forse tutto era finito. Ma mi sbagliavo.
Scorsi un'ombra allungarsi sembre di più sul marciapiedi alla mia sinistra. Si stava avicinando. Terrorizzata, schizzai a destra, continuando a correre sulla stradina, che portava al negozio di dolci. Peccato che a quell'ora fosse chiuso, avrei potuto seminare l'inseguitore entrando lì.

Ero sempre più debole, con le energie quasi a zero. Prosciugate per l'improvvisa messa in moto. Con quel tizio alle calcagna, che non voleva sapere di fermarsi.
Con le tenebre della notte sempre più fitte ed intente ad avvolgermi.
E mentre correvo inciampai, inciampai nel rialzamento di una mattonela del marciapiedi decorato. Cadendo a terra e concludendo la mia fuga. Mi scorticai i palmi delle mani e le ginocchia. E poi...come se non bastasse essere stremata e senza forze, mi raggiunse. Mi rialzò con un movimento brusco. Sbattendomi contro il muro più vicino. Lasciai un gemito di dolore. E in un solo attimo mi sentii mancare.

Aveva la tempesta dentro... e nessuno lo notava Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora