Avvertenze: presenti forti descrizioni di scene sessuali o in ambito sessuale. Linguaggio adatto ad un pubblico adulto.
Me ne stavo per andare. Stavo per alzarmi, prendere la mia borsa e uscire dalla porta. Pochi secondi e me ne sarei andata, pochi secondi. Eppure prima di raccattare le mie cose, alzai lo sguardo. Fu un gesto semplice e naturale, guardare oltre il tavolo di quel bar, oltre il vaso con quella grossa pianta, fino alla finestra al fondo del locale. Un uomo con una folta chioma castana aveva alzato la testa, lasciando riposare gli occhi dalla lettura di un romanzo. Aveva come me, alzato lo sguardo. I suoi occhi verdi si erano incatenati subito nei miei.
Il panico. Il panico più assoluto. Conoscevo quel viso, avevo toccato i suoi capelli, quel corpo era stato nudo vicino al mio e quelle due pupille avevano più volte seguito le mie curve. Mi alzai, avevo già pagato il pranzo e l'unica cosa che dovevo fare era scappare. Non guardai neanche per un secondo nella sua direzione, corsi in fretta e furia fra i tavoli e raggiunsi l'uscita. Aprendo quelle porte mi sembrò di essere riuscita a scappare dal regno di Ade, senza bruciare.
"Fannie!" Urlò una voce dolce e profonda. Oh. Oh no. Ti prego no. Non voglio voltarmi e trovarmelo davanti. Ti prego, no. Cercai di camminare via, di far finta di non aver sentito, ma una mano mi strinse la spalla.
"Che succede? Non mi starai ignorando?" Mi sorrise. Da più vicino mi accorsi di particolari che ormai avevo dimenticato. La barba curata, le labbra sottili, le pagliuzze azzurre nella sua retina. E poi si, era davvero alto. È davvero molto alto.
"Jason, ciao. Non ti avevo..." mi interruppe.
"Non prendermi in giro, lo sai che con me non ti riesce. Mi hai visto e sei corsa via. Brava, brava" disse in tono scherzoso. Parlava come se fossimo stati vecchi amici, come se il tempo passato lontani avesse cancellato tutto.
"Quanti anni hai?" Mi chiese leggermente in imbarazzo. Rettifico, non si ricorda neanche quanti anni sono passati. Probabilmente è già una conquista che gli sia venuto in mente il mio nome.
"Diciannove, fatti lo scorso mese"
"Sei grande. Una donna ormai" Non risposi, sentivo una strana sensazione appropriarsi della mia pelle. Mista al fastidio e a qualche emozione che non riuscivo ad identificare.
"Che fai nella vita ora? Studi?" Annuii farfugliando qualcosa sull'indirizzo e sulla prima sessione di esami che avevo passato. Mi ero accorta ora che il suo corpo era a una spanna dal mio, che sfioravo le sue scarpe da ginnastica con le mie e i miei cappelli spostati dal vento gli toccavano il petto.
"Io sono riuscito ad aprire una società assicurativa indipendente. Stiamo ancora prendendo il giro, ma in tanto mi sono portato via tutti i clienti del mio ex capo" mi sorrise ancora. Alzò la mano che mi accarezzò il braccio, le sue dita lunghissime andavano velocemente su e giù, fino alla mia di mano. La prese nelle sue, racchiudendola. Alzai gli occhi verso lui, un brivido intenso mi percorse il corpo. Quel piccolo contatto mi aveva fatto tornare in mente tutto. Scivolai via dalla sua presa, quasi tremando. Jason ghignò, felice di constatare l'effetto che ancora aveva sul mio corpo.
"Sono davvero felice di averti rivisto. Hai ancora il mio numero vero?" Non aspettò risposta e continuò a parlare. "Allora ci sentiamo. Io ho finito il tempo della pausa pranzo, è stato un piacere. Buona giornata Fannie" mi fece un cenno di saluto con la testa, attraversò la strada e camminò via.
Non era vero. Jason. Qui. Adesso. Cioè, qualche minuto fa. Insomma, l'avevo rivisto. Non era niente di buono. No. No. Assolutamente niente di buono.Sul bus che mi riportava a casa, trovai un posto singolo vicino la finestra e più cercavo di non pensarci, più la mia mente si addentrava nei ricordi.
TRE ANNI FA
"Fannie..." sussurra il mio nome all'orecchio, baciando e mordendo il lobo. La sua barba mi sfiora il collo, mentre con le dita mi stringe un capezzolo alla volta, facendomi impazzire. Sdraiati sul fianco i nostri corpi nudi sono uniti, lui si muove lento dentro di me, spingendo fino in fondo, facendomi sussultare ogni volta. L'altra mano mi tocca i fianchi, graffiando la pelle, scende giù. Le sue dita si spingono sulla pancia, fino al basso ventre. Ansimo, so cosa vuole fare. Mentre il suo membro è ancora dentro di me, che si muove a colpi irregolari, il mio clitoride è preso d'assalto dalla sua mano. Striscia le dita, stringe, tocca, i movimenti veloci mi stanno uccidendo. Non riesco a trattenere i gemiti.
"Tutta bagnata Fannie, per me" il mio corpo si muove involontariamente, avvicina la bocca al mio seno, la lingua lecca e succhia e i denti stringono il mio capezzolo. Quando sto per venire, la sua mano smette di toccarmi. Mi gira violentemente a pancia in giù e il ritmo aumenta, esce ed entra, sempre più in fondo.La prossima era la mia fermata. Cercai di riprendermi, anche se la mente continuava a pensare come solo lui, riusciva a farmi sentire così bene, godere per davvero.
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Nuda per lui ♤
ChickLit☆La prima cosa che mi colpì di lui furono le grandi mani, con quelle dita lunghissime. La seconda fu il tono indifferente con cui mi ordinò di spogliarmi☆ Si incontrarono quando innamorarsi non era ancora legale, quando Fannie non aveva l'età per gu...