2. Voglia

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Gli avevo rubato l'ombrello. Non rubato, preso in prestito. In fondo non sapevo che appartenesse a qualcuno, quindi rubato non era il verbo giusto. Le mie intenzioni non erano cattive, ma un uomo quel giorno si era bagnato il completo per colpa mia.
Solo arrivata a casa visi il nome scritto in pennarello sul manico di plastica, allora mi accorsi che dal dentista c'era stato un certo Jason McDowell dopo di me. Era entrato, aveva poggiato il suo ombello in un angolo ed aveva aspettato il suo turno. E che mentre io me ne andavo, sorpresa dal diluvio improvviso, lui era già sdraiato sul lettino del dentista. Non potevo inzupparmi, casa mia era lontana. Quindi mi ero appropriata del par acqua.
E lì fu la fine di tutto. Perché io da ragazza intelligente e gentile, invece di fregarmene e tenermi il bell'ombrello, cercai su Facebook il proprietario.
Mi ricordo bene, la prima volta che lo visi. Aveva voluto lui, insistendo anche, che ci incontrassimo di persona. Era domenica. Lui mi offrì un gelato. Non mi sfiorò. Non mi baciò. Mi chiese solo un appuntamento. Io accettai.

"Fannie, buongiorno eh" disse mia madre, vedendomi finalmente in piedi, era mezzogiorno passato.
"Ma non dovevi andare a lavoro?" Chiesi ancora stordita.
"Ci sto andando ora, secondo turno ricordi? Tu invece? Lezione?" Disse mentre si infilava il giubbotto.
"Non ne ho oggi, ci sono gli orali, che io non devo fare"  Lei annuii e aprii velocemente la porta.
"Ti ha suonato il telefono sta mattina, io vado!" Uscii. Il cellulare... mi avevano chiamato. Dove l'avevo messo? Cercai fra i cuscini del divano e sul tavolo, ma lo ritovai in cucina vicino ai biscotti che ieri avevo comprato in quel bar. Jason. Diavolo. Meglio non richiamare. Aveva lasciato anche due messaggi:
Ciao ;)
Svegliati dai
Orrore. Non mi ricordavo quanto mi dessero fastidio i suoi messaggini. Obbligai il mio occhio a non leggere la miriade di messaggi che io gli avevo lasciato tre anni fa. Tutti senza risposta. Non ne meritava una mia ora, non centrava nulla essersi rivisti. Se aveva deciso di sparire, non poteva ricomparire a suo piacere. E io non potevo cadere nei suoi tranelli. Ignorare. Sarebbe stata questa la mia arma. Il telefono mi vibrò fra le mani e una musichetta partì all'improvviso. Il nome di Jason sulla schermata sembrava un richiamo solenne.
A che gioco stai giocando?
Io? Sei tu che mi chiami senza... capii che in questo momento ignorare non era la strategia giusta. Richiamai.
"Pronto? Ti sei destata dal tuo letto Fannie?" Sospirai. Tranquilla.
"Dimmi perché"
"Mi sembrava carino chiamare se è questo che mi stai dicendo"
"No perché non l'hai fatto durante tutto questo tempo? Perché sei sparito abbandonandomi? Dammi una motivazione valida, me ne basta una cazzo"
"Mi pare un po' brutto parlarne così al telefono"
"Non me ne frega niente. Rispondi"
"Fannie... ti sono mancato vero? Io a dirti la verità ti ho sognato, tante, tante, volte. Ti ho sognato mentre ti spogli davanti a me, ho sognato i tuoi occhi mentre succhi il mio cazzo. Nuda sotto di me mentre ti scopo all'infinito" Ero rimasta in silenzio, cercando di non subire il fascino delle sue parole.
"Ti piacerebbe? So che lo vuoi quanto me"
"Tu devi dirmi il perché te ne sei andato"
"Che importa? Ora sono qui e ti desidero. Voglio assaggiare di nuovo la tua pelle, leccarti tutta. Da quanto ti mancano le mie mani sul tuo corpo?"
"Troppo... ma non mi toccheranno ancora. Non più"
"Che stai dicendo? I nostri corpi si desiderano non puoi evitarlo. Vengo sotto casa tua, sta sera. Vieni da me. Quella vasca che ti piace tanto è ancora lì..."
"Non funziona più così, non puoi controllarmi come facevi una volta. Al tuo schiocco di dita non corro più da te"
"No, non è cambiato niente" mi chiuse il telefono in faccia.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 24, 2017 ⏰

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