Capitolo 3

22 3 0
                                    

Continuo a fissare Alex e dovrei smetterla, ma quel ragazzo e i suoi occhi sono una calamita. Forse anche per lui è lo stesso.
A interrompere i nostri sguardi, intenti a penetrarsi, è la voce di Marta:
<<Forza giovincella, vatti a preparare che di certo l'autobus non aspetta la tua lentezza e ....>>.
Thomas la interrompe:
<<Ragazze frequentiamo lo stesso college, possiamo andare tutti insieme in macchina>>.
<<Perfetto, ma tu Clari muoviti lo stesso>>.
E così salgo su, mi faccio una doccia veloce e mi vesto; non metto nulla di particolare: un jeans, una maglia e scarpe da ginnastica. Infine un pò di matita e mascara, afferro lo zainetto, che per fortuna ho l'abitudine di preparare la sera prima, e mi dirigo verso gli altri.
Ad aspettarmi trovo solo Marta, mi avvisa che i ragazzi ci aspettano in macchina, così ne approfitto per dirle che mi ha fatto fare una figuraccia, ma lei tranquillamente sdrammatizza su quanto successo.
<<Devi ammettere che sono boni!!!>>
<<Marta calma l'ormone, si sono carini ma in fondo non li conosciamo>>.
<<Sono simpatici e questo è già tanto fidati, poi fammi godere almeno con gli occhi>>.
Evito di risponderle, del resto stiamo per entrare in macchina. È una Mercedes nera, alla guida c'è Alex, Thomas avanti armeggia con lo stereo e io e Marta ci infiliamo nei sedili di dietro.
Il viaggio non è molto lungo all'incirca un quarto d'ora. Mentre noi ci siamo ritrovati a parlare di musica, Alex se ne sta muto, attento alla strada da percorrere per il college, riesco a sentire il suo profumo e non  capisco che fragranza sia, ma è piacevole. Alzo lo sguardo e per un nano secondo mi sono accorta che mi fissava dallo specchietto retrovisore, ha distolto subito lo sguardo per ritornare alla sua guida attenta. Cosa ha da fissare? Si non sono un granché come ragazza, ma sembra che sia un alieno per come mi guarda.
Un via vai di macchine, moto, pullman e soprattutto studenti mi avvisano che siamo arrivati nel mio carcere. Ora non voglio scendere da qui, il pensiero di entrare in quella struttura mi fa salire il panico. Mi sento strattonare fuori dalla macchina, è l'euforica Marta che mi trascina verso l'entrata, urla ai ragazzi che ci vediamo alla fine delle lezioni e non dà il tempo neanche di salutarli che mi ritrovo attorniata da una marea di studenti pronti ad entrare in quel inferno.
Veniamo smistati in varie aule a seconda dei corsi di studio da seguire, così sono costretta a salutare Marta poiché staremo separate.
<<Marta non mi aspettare all'uscita, torna a casa con i ragazzi e pranzate, io prendo l'autobus in tardo pomeriggio>>.
<<Piccolina cosa stai dicendo? Che hai da fare? Cos'è tutto sto mistero?>>
<<Calma una domanda per volta, stai tranquilla voglio fermarmi nella biblioteca della città, dato che i miei libri non sono ancora arrivati>>.
<<Va bene però non fare tardi e per qualsiasi cosa chiamami>>.
<<Certo>>. Le sorrido e mi dirigo  verso l'aula; le ho mentito e come ogni volta mi sento colpevole nel farlo....

VeRiTà Del PaSsAtODove le storie prendono vita. Scoprilo ora