«Questo gioco è stupido» se ne venne fuori il figlio dello sceriffo dopo aver letto i due bigliettini che aveva estratto dal sacchetto «Mi dispiace, non regalerò della cioccolata a quel musone di Derek, non oggi che è San Valentino» protestò con fare irremovibile.
«Eh no, non te ne puoi tirar fuori adesso» intervenne Erica con fare prepotente.
«Ha ragione, lei» intervenne anche Scott «Quando é toccato a me "baciare sul collo" e "Jackson" non ti è sembrato stupido, giusto?» gli ricordò con fare adesso compiaciuto.
«E dai Scottie, non è lo stesso» cercò di impuntarsi, venendo ripreso anche dagli altri giocatori «Le vostre punizioni erano imbarazzanti, non pericolose, okay? Ed è ammirevole che tu, Lydia abbia fatto quello che hai fatto e tu, Scott sei un eroe per non aver rimesso il pranzo, mentre tu Isaac hai dimostrato di non essere un tipo geloso bravo e complimenti, davvero» parlò con fare agitato «Ma io rischio la vita, Derek non sa stare agli scherzi!» concluse con fare drammatico.Aveva alzato la voce, piagnucolato, scongiurato e pregato i compagni di scuola di esonerarlo da quella punizione promettendo loro che avrebbe pagato qualsiasi pegno volessero, dal fare a loro i compiti al pulirgli la stanza ma niente. Nessuno vacillò, neppure dopo i suoi assillanti messaggi via Facebook e WhatsApp. Ed era per ciò che Stiles Stilinski, diciotto anni ancora da compiere, stava stilando una lista di piccole cose che aveva lasciato sulla sua scrivania da rendere note solo dopo la sua prematura dipartita per gli appuntiti e bianchissimi canini da licantropo di Derek musone Hale.
Aveva preparato lui stesso la cioccolata da dargli, sperando che il maggiore avrebbe evitato di ucciderlo con atroci sofferenze se avesse intuito con i suoi super poteri lupini che aveva messo dell'impegno nel fargli quell'omaggio. Era in macchina da ormai una decina di muniti e a breve sarebbe arrivato a destinazione. Parcheggiò l'auto non troppo distante dal palazzo dove si trovasse il loft di Derek e stava per aprire il portone con la copia delle chiavi che il maggiore gli aveva lasciato quando gli arrivò un messaggio da Scott.
Da: Scott
Vai pure tranquillo, gli ho ordinato di non ucciderti.A: Scott
Beh, ordinagli anche di non ferirmi o di non mandarmi in coma.Scrisse mentre chiamava l'ascensore. Stava per morire, non voleva morire stanco e sudato dopo aver fatto quindici piani di scale. Entrò con poca gioia nel vano elevatore, sentendo il cuore pulsare sempre più forte e veloce nella cassa toracica. Fece un bel respiro profondo, pensando di premere il pulsante d'emergenza per guadagnare ancora alcuni minuti quando l'ascensore superò il decimo piano. Eppure non fece nulla, a parte un passo indietro e il voltarsi a fissare la sua immagine in una delle tre superfici riflettenti. Non poteva crederci, stava davvero per dare della cioccolata che aveva fatto lui a Derek, il giorno di San Valentino, la sua mente gli suggerì più volte nell'arco della giornata, come in quel momento, di confessarsi già che c'era, male che andasse gli avrebbe poi detto che si trattava di uno scherzo.
Decise di suonare il campanello, sapeva quanto l'altro odiava ogni volta usasse la chiave per invadere il suo loft dopo scuola o le sere che era da solo a casa per via dei turni lavorativi del padre. Tuttavia, erano passati quasi venti secondi e di Derek nessuna traccia, aspettò ancora un po', poi sbuffò e utilizzo la chiave. Le luci dell'open space erano accese, quindi il mannaro era in casa. Chiusosi la pesante porta blindata alle spalle, camminò fino all'isola dell'angolo cottura e vi posò il contenitore che aveva tra le mani. Decidendo di occupare il divano, mentre aspettava che Derek si degnasse di farsi vedere e intanto che c'era decise anche di approfittare del suo abbonamento a Netflix.
«Ciao, Stiles» il ragazzino saltò come una molla su dal divano, mettendosi in piedi e portandosi entrambe le mani all'orecchio destro, laddove Derek aveva sussurrato quel saluto «Scott mi aveva avvisato che saresti passato».
«B-beh, pensavo anche ti avesse detto di non tentare di uccidermi!» lo accusò, affermando che aveva quasi fatto un infarto per colpa sua «Poi pensavo eravamo d'accordo sul fatto che non saresti più arrivato alle mie spalle di soppiatto».
«Ed io pensavo che lo fossimo per quel che riguarda usare la chiave, invece di suonare il campanello» Stiles sembrò indispettito da quelle parole, ma quella sua espressione erano un inutile tentativo di coprire ciò che realmente il suo cuore provava a udire ciò che Derek aveva appena detto «Per cosa sei venuto? Se non sbaglio lo sceriffo non è di turno questa notte» andò subito al sodo il licantropo.
Il più piccolo cambiò colore tre volte sotto lo sguardo apparentemente divertito del maggiore, per poi raggiungere una deliziosa sfumatura di rosso acceso che faceva risaltare ancora di più il miele fuso di cui sembravano essere fatti i suoi occhi. Circumnavigò il divano e raggiunse l'isola dove aveva abbandonato il suo sacchetto. Derek lo seguì e aspettò che dicesse qualcosa, ma il giovane umano si limitò a spingere il tutto verso di lui che già doveva sapere cosa ci fosse al suo interno. Infatti l'odore di cioccolato gli aveva pizzicato il naso non appena era uscito dalla doccia.
«È per te, non è molto dolce, l'ho fatta io» disse per rassicurarlo, abbozzando una specie di sorriso «P-però puoi sempre ridarmela, cioè ... non sei costretto a mangiarla».
Contro ogni sua aspettativa Derek aprì il contenitore, prese un pezzetto di cioccolato e lo mangiò. Stiles stava per domandargli cosa ne pensasse, ma fu interrotto dal maggiore.
«Adesso puoi scrivere agli altri che hai assolto la punizione, ragazzino» il figlio dello sceriffo sgranò gli occhi colto sul fatto «Puoi andartene».
«Aspetta» la voce gli uscì più alta del dovuto, tanto che si sorprese anche lui, tuttavia non poteva lasciarsi intimidire ancora di più dall'espressione sul volto di Derek «Tu mi piaci».
«Anche questo fa parte della punizione?» indagò il mannaro, incrociando le braccia. Stiles boccheggiò, mentre mentalmente si malediceva per il non riuscire mai a stare zitto quando invece dovrebbe solo che cucirsi le labbra «Non ho tempo da perdere, non questa sera».
«Perché? Cosa succede questa sera?» Derek alzò un sopracciglio con fare ovvio e allora Stiles lo guardò meglio da testa a piedi e, anche se con qualche secondo, ci arrivò da solo, sentendosi un emerito idiota. Ovviamente Derek, il giorno di San Valentino, non poteva non aver ricevuto un invito a uscire da qualcuno. Qualcuno che era meglio di in ragazzino all'ultimo anno di liceo di neanche diciotto anni. Doveva capirlo immediatamente quando lo aveva visto vestito di tutto punto con indosso anche l'acqua di colonia. Che idiota era stato «Tolgo il disturbo, buona serata» aveva scelto di scappare da lì passando dalla parte opposta dell'isola a dove fosse il mannaro, ma ciò non bastò, perché ci volle solo un rapido movimento da parte dell'altro per riuscire a bloccarlo per un polso «Lasciami! Non voglio farti fare tardi per il tuo appuntamento» cercò inutilmente di divincolarsi.
«Non c'è il rischio che ciò accada, è venuto lui da me» e così dicendo lo baciò velocemente sulla bocca, ottenendo il risultato di disorientarlo e farlo tacere, per poi sollevarlo e farlo sedere sul marmo dell'isola, sistemandosi tra le sue cosce magre, fasciate dai jeans «Credevo mi avresti fatto morire di vecchiaia, prima di confessarmi ciò che il tuo corpo mi diceva da più di un anno» gli disse con tono basso e caldo, mentre allungava una mano a prendere un pezzetto di cioccolato, che mise in bocca prima di baciarlo di nuovo, questa volta però in maniera lenta, sensuale e profonda facendo sì che quel loro primo e vero bacio avesse tutto il sapore della cioccolata che gli aveva preparato.
Note 📝
L'ho scritta questa notte, tra le ventitré e mezzanotte. Siate clementi e niente, spero vi piaccia e non ci siano stati troppi errori di battitura o distrazione 😊