Capitolo 1

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Le voci del telegiornale rimbombavano nella stanza. Il televisore acceso faceva luce sul viso della ragazza che beatamente dormiva distesa sul divano. Gli occhi chiusi in poco tempo si aprirono ancora assonnati, il cellulare che teneva di fianco a lei, stretto in una mano, vibrava mentre produceva un rumore fastidioso.
La luce entrava dalla finestra che mostrava il parco dietro al palazzo.
Girò il cellulare e controllò l'ora appurando fossero appena le sei e trenta del mattino. Sbadigliò e si alzò scostando le coperte, si stiracchiò alzando le braccia al cielo mostrando pochi centimetri di pelle, causati dall'alzamento della maglia verde che usava come pigiama. Si tolse le coperte che aveva addosso mentre un brivido di freddo le percorse la schiena facendole venire la pelle d'oca.
Accarezzò la gattina che aveva dormito sul divano insieme a lei per tutta la notte. Le lasciò un bacio sulla fronte e si alzò in piedi.
I piedi nudi toccavano le piastrelle fredde, la pelle era a contatto con la superficie quasi gelata e la giovane bionda rabbrividì. Camminò fino alla cucina mettendo sul fuoco il latte versato nel pentolino scuro. Sbadigliò nuovamente e si diresse nella camera dove i vestiti sporchi buttati a terra creavano puzza nella stanza chiusa. Si tappò il naso e, schivando i vari oggetti che regnavano su quel pavimento, raggiunse le finestre chiuse.
Aprì una delle due finestre lasciando che l'aria entrasse in quel regno di puzza. Alzò la tapparella verde facendo entrare la luce, grazie al quale notò anche le briciole che padroneggiavano la moquette.
Raccolse da terra i vestiti, alcuni dei quali ancora sporchi di sangue. Li gettò all'interno del cesto nel bagno e si diresse nuovamente in cucina.
Spense il fuoco e, prendendo il pentolino dal manico in plastica, mise il liquido bianco e caldo all'interno di una tazza scura. Tornò in camera con la tazza bollente in mano e bevendo il latte al suo interno cercò dei vestiti adatti. Aprì il primo cassetto del comodino che stava di fianco al letto, prese una camicetta a maniche corte a quadri nera, appoggiò la tazza scura sul piccolo mobile aperto e si tolse la maglia rivelando così un fisico slanciato. Indossò la camicia nera rimanendo comunque in mutande. Raccolse i jeans ancora puliti del giorno prima e velocemente li indossò. Si guardò allo specchio e sorridendo fece una giravolta. Riprese il latte ancora caldo e lo bevve in poco tempo, scaldandosi la lingua e la gola. Corse velocemente verso il bagno, raccolse i capelli in una coda alta, non curandosi dei pochi capelli fuori posto. Aprì l'acqua fredda e, mentre si guardava allo specchio, si sciacquò il viso.
Si asciugò e bevve l'ultimo goccio di latte. Prese lo spazzolino e si lavò i denti, sciolse la coda e si pettinò i lisci capelli biondo cenere. Diede una leggera passata di correttore sotto le occhiaie stando attenta a sfumarlo bene sul viso e uscì dal bagno soddisfatta. Prese la giacca dall'appendiabiti e il telefono dal divano del salotto. Si mise lo zaino in spalla e uscì di casa chiudendola a chiave. Scese velocemente le scale aprendo il portone in vetro e uscì. Prese il suo paio di cuffie dalla tasca dei jeans e attaccandole al cellulare iniziò ad ascoltare le voci dei cantanti e la musica che risuonava nelle sue orecchie.
Sorrise notando per la strada il corpo del ragazzo che la sera prima aveva sgozzato. Vedeva ancora il sangue e chiudendo gli occhi cercò di resistergli. Era come attratta da quel colore così intenso, scuro e profondo. Lo voleva, lei lo desiderava. Distolse lo sguardo dalla polizia che interveniva. Pochi metri dopo c'era la sua università, un grande edificio. Entrò dal cancello e sorpassò i ragazzi che chiacchieravano dietro di lei.
I suoi passi la portavano verso le porte aperte dell'Università. Entrò nel grande edificio e camminò svelta verso la sua classe. Salì per le scale e raggiunse un posto per sedersi. Appoggiò lo zaino a terra e si tolse le cuffiette dalle orecchie. Le arrotolò e se le mise nella tasca dei jeans. Riprese in mano il telefono e cominciò a rispondere ai messaggi che la sera prima, troppo occupata a pregustare e gustare quel liquido che tanto bramava, aveva ignorato.
La lezione era parecchio noiosa, secondo la ragazza. Si annoiava e per questo scarabocchiava su un foglio mentre la compagna di fianco faceva la stessa cosa insieme a lei. In poco tempo il foglio fu pieno di disegni senza un senso logico. Piccoli alieni in bikini regnavano l'intera pagina, che fino a poco prima era chiara, ma che in quel momento era diventato uno dei migliori passatempi delle due. La bionda sbuffò e guardò la prof lontana che tranquillamente spiegava ai ragazzi più attenti.
Appoggiò il gomito sul banco e mise il viso sulla mano che le sosteneva la testa.
Nella sua mente regnava il pensiero di alcune notti passate.
Ormai la sua vita consisteva in sangue, morti e pochi divertimenti quotidiani, se non l'uccidere.

Jeff The Killer ~ Sogni D'oro Mia Piccola Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora