Alle sette meno un quarto mi recai a casa di Jessie con leggero anticipo. La sua casa era molto bella, circondata da un canceletto di ferro battuto nero che si apriva conducendo ad un viottolo di pietra che finiva davanti ad un imponente porta in legno bianca. Suonai il campanello e mi aprii un signora sulla cinquantina. Aveva i capelli neri, raccolti con dei bigodini colorati, idossava una vestaglia di velluto fucsia e delle buffe pantofole pelose grigie. Sulle palbebre aveva un trucco blu elettrico e sulle labbra un rossetto arancio acceso. Probabilmente si stava preparando per andare a qualche evento.
"Ciao, io sono la Signora O'Fanner, la mamma di Jessie, ma tu puoi chiamarmi Anne. Tu devi essere Breanna, la ragazza nuova. Entra pure." Mi disse sorridendo e facendomi segno di entrare.
"Salve." Dissi un po' imbarazzata ed entrai.
"Jessie arriverà a momenti, si sta facendo la doccia. Io vado a prepararmi che stasera ho un cena importante e non vorrei fare tardi. Nel frattempo fai come se fossi a casa tua, accomodati sul divano se vuoi." La Signora O'Fanner fece un gesto per indicare il divano, poi mi diede un bacio sulla guancia per salutarmi e corse verso le scale per andarsi a cambiare.
Il salone era spazioso, nel mezzo della stanza c'era un grosso divano in pelle bianco con dietro un quadro che riproduceva il famoso quadro "Iris" di Vincent Van Gogh.
Sotto il divano c'era un tappetto in stoffa a quadri colorati e di fronte ad esso un mobiletto bianco con sopra un grosso televisore nero lucido.
Verso il fondo della sala, nel lato sinistro, c'era una scala a chiocciola che conduceva al piano superiore. Dalla quale, pochi istanti dopo, vidi scendere Jessie: indossava la maglietta del pigiama con sopra un orsetto blu e dei vecchi jeans neri, ai piedi aveva un paio di infradio bianche che scrichiolavano sul pavimento man mano che camminava.
"Ehi, sei venuta." Disse avvicinadosi a me per abbracciarmi: "Hai uno stampo di rossetto arancione sulla guancia, fammi indovinare, mia madre?"
"Sì." Dissi ridendo.
"Lo sapevo...la cena sarà pronta a minuti." Affermò soddisfatta.
"Ehm, cosa hai preparato di buono?" Chiesi curiosa.
"Sono un totale disastro a cucinare, non vorrei che ti sentissi male nel bel mezzo della festa per colpa mia. Così ho ordinato la pizza a domicilio mezz'ora fa, quindi deduco che arriverà a momenti."
Entrambe scoppiamo a ridere, poi ci sedemmo sul divano e ci mettemo a guardare il telegiornale locale. Tra le ultime notizie, vi era quella che, una ragazza del paese di nome Naomi, era scomparsa la notta passata e dal quel momento nessuno l'aveva più vista. Le indagi erano in corso.
"Ma io la conoscevo quella ragazza!" Esclamò Jessie con le lacrime agli occhi "Frequentavamo lo stesso corso di biologia ed entrambe eravamo nella squadra di nuoto della scuola."
La abbracciai per consolarla, qualche minuto dopo suonò il fattorino della pizza, Jessie aprì di malavoglia la porta, prese la pizza e diede dieci dollari al ragazzo.
A cena, non parlammo molto, Jessie era ancora sotto shock per la notizia della ragazza trovata morta nel bosco. Finito di cenare, lavammo i piatti ed andammo nella sua camera.
Era abbastanza piccolina, tinta di un rosa pastello, i mobili erano in legno e suoi muri c'erano vari poster di diversi cantanti. Appena entrate si butto sul letto, si coprì gli occhi con le mani e fece un lungo sospiro. Dopodiche si alzò e mi rivolse un sorriso: "Scusa se non sono stata molto socievole ed ospitale, di solito non sono così, ma la notizia della scomparsa di Naomi mi sconvolta."
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THE COVEN
Paranormal"In quel momento capii che la Wicca non era solo magia, non era fare incantesimi, raccogliere le erbe o catalogare le rune...la Wicca era molto di più, era un'energia che ti penetrava le ossa, ti faceva sentire leggero, ti trasportava in una dimensi...