AVVISO: il testo segue parzialmente la trama dell'anime, saranno presenti alcuni elementi totalmente diversi dalla serie principale.
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Non riesco a ricordare il primo compleanno che ho festeggiato con i miei genitori. Anzi, non ne ho mai festeggiati...
Perché il giorno dopo se ne erano andati via, come petali bianchi al vento.
Avevo 2 anni, è assurdo che io mi ricordi quella giornata di fine inverno: i fiocchi di neve si mischiavano insieme alle prime foglioline verdi, che, timide e coraggiose, nascevano immerse nel freddo pungente della città. Ricordo perfettamente il calore soffocante delle fiamme, quelle stesse braccia cocenti che mi avvolgevano in un abbraccio e mi conducevano all'altro mondo. Poi...non ricordo più niente, è straziante avere dei buchi di memoria. Non ricordo più il volto di mio padre, di mia madre, neanche quei brevi momenti della mia vita in cui ero avvolto dal calore familiare. Ma, questo vuoto mi ha reso più forte: ho una sorellina che è ancora ricoverata in ospedale e faccio di tutto per lei. Ho imparato a conoscerla di nuovo quei mesi che sono rimasto ricoverato ed è stato come tornare al passato: sentivo quell'unico frammento della mia breve e vecchia vita pulsare vicino al mio cuore e, cascasse il mondo, non lo lascerò mai andare. Per questo, lotterò: per lei, per mio nonno, per i miei defunti genitori."Yuratchka, sei un eroe per me! Sei forte, mi rendi felice e mi illumini le giornate"
Un eroe...non mi dispiace come aggettivo! Quella piccola creatura aveva risvegliato in me quell'amore, che Victor aveva, giustamente, chiamato Agape.
Quindi se sono un eroe, devo essere forte. Non mostrare dolore, non piangere, sii tenace. Carattere forte, anche pungente, basta che non dia l'impressione di essere debole o precario.
Tutte le frasi che mi ripeto in testa, per darmi la carica la mattina. Per superare un'altra estenuante giornata di allenamento: l'unica fonte di guadagno per la mia famiglia sfaldata in mille pezzi.
Esco fuori dall'appartamento, inspirando a fondo l'aria fredda, simile più ad una brezza primaverile per me.
"Si parte.." metto le cuffie in testa e inizio a correre per le strade deserte della città. Correre mi mette una serenità tale da calmare quel sentimento di rabbia che mi porto dietro da anni. Inoltre, mi fa pensare molto: a tutta la strada che ho fatto, a tutte le lacrime che ho versato solo per poter toccare quel cerchio d'oro che adesso torreggia di fronte alle altre medaglie. A tutti gli incontri che ho fatto, Victor, Yuuri...
"Otabek..." sussurro spontaneamente, mentre la musica mi culla dolcemente in quella corsa.
"Mi hai chiamato?" una calda e confortante voce, mi strappa dalle note che si riproducevano all'interno della mia testa.
Sorrido beffardo, come se mi aspettassi che lui fosse qui: "Ma ti pare?"
"E quindi la mia sorpresa non ti è piaciuta? Non è stato facile trovare il volo adatto per arrivare qui..." mormora atono, ma si sente che è imbronciato.
Sorrido di nuovo, ma questa volta senza malizia nelle mie labbra, senza quella sfumatura scura nei miei occhi d'acqua sporca.
"Idiota, sapevi che ci saremmo visti comunque tra qualche giorno" mi faccio scaldare dalle sue braccia, mentre lui sorride sotto i baffi.
"Ma oggi è un giorno speciale, non credi?"
"Non so dimmelo tu, che giorno è oggi?"
Mi attira verso il suo viso, sospirandomi sulle labbra: "Il giorno in cui ringrazio il cielo per averti fatto nascere su questa terra"
Non c'è risposta migliore, più soddisfacente di qualsiasi vittoria.
-The End-