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PUNTO DI VISTA DI SHARON:

Sono nel giardino vicino casa, seduta. Sul prato sparsi in modo casuale ma comunque vicino al mio corpo ci sono i tre cadaveri. Li fisso. Sono pieni di sangue.
Solo ora mi rendo conto di essere completamente sporca di sangue anche io. Esso si sta seccando tra la mia pelle e i vestiti, e la cosa mi infastidisce.
Lascio lì i cadaveri e mi dirigo in casa. Entro lasciando tutte le porte alle mie spalle completamente spalancate.
Mi dirigo in bagno, poggio la pistola ed il pugnale sul mobile che contiene gli asciugamani e, con i vestiti addosso, mi sciacquo sotto la doccia con dell'acqua completamente ghiacciata.
Non appena ho terminato di sciacquarmi, esco dalla doccia e recupero le armi e posiziono nella tasca dei pantaloncini la pistola e nascosto nei scarponcini il pugnale. Completamente fradicia, mi dirigo verso il prato, dove ho lasciato i cadaveri. Mi accomodo vicino loro, frugo nella tasca dei pantaloni dell'uomo in nero, nonché il mio ex, e, come immaginavo, trovo un pacchetto di sigarette e un accendino. Le estraggo.
Davanti a me c'è un bosco e una nebbia assurda, non si vede molto del bosco, solo alcuni alberi. Intravedo la sagoma di un uomo. Viene a passo deciso verso di me.
Mi accendo una sigaretta.
Per fortuna non sono sporche di sangue.
Mentre inspiro, fisso la sagoma dell'uomo che mi è sempre più vicino.
Prendo la pistola che avevo dietro di me, nella tasca dei pantaloncini. La posiziono sopra le mie gambe, da renderla meno visibile.
L'uomo vede i tre cadaveri. All'inizio sorride, ma poi il suo volto diventa triste, pieno di rabbia trattenuta.
Si siede accanto a me e fissa la nebbia.
É alto, avrà più o meno trent'anni, ha i capelli molto corti, ha la carnagione scura ed è molto muscoloso.
Non dice una parola. Prendo l'iniziativa.
«Bhe, cosa aspetti ad ammanettarmi?»
Si gira finalmente verso di me. Sorride. Ride. Ride di gusto.
«Già vuoi scopare?!» dice con un sorriso accecante.
«Non sei un poliziotto?» domando.
«Dovrei?» dice sempre sorridendo, ma questa volta un sorriso più calmo e rilassato.
«Secondo i muscoli si. E poi ho appena ucciso queste persone e ti sei avvicinato a me, quando non so chi sei, perciò non so come abbia fatto a trovarmi, dato che appunto non ti conosco...»
Mi prende la sigaretta tra le mani e fa un tiro.
«Perché sei fradicia? Eri piena di sangue?» domanda indicandomi la maglietta bianca che è aderita alla pelle, mostrando le mie forme.
Fa un sorriso malizioso.
Alzo gli occhi al cielo.
«Senti abbiamo venti minuti, poi arrivano per portarti in un manicomio. Scopiamo sul prato vicino ai cadaveri o su un letto?» dice serio.
«Come fai a sape..» mi interrompe mettendomi un dito davanti alla bocca.
«Tic, tac, tic, tac, tic..» ora lo interrompo io, che avvolgo una mano attorno al suo collo, gli sorrido ed inizio baciarlo.
Mi ritrovo così, sdraiata sul prato vicino casa, in compagnia di tre persone che ho ucciso e di uno sconosciuto, e ci sto facendo sesso. Tra poco arriveranno a prendermi e sarò senza risorse per chissà quanto tempo. Perciò ne approfitto adesso.

Abbiamo appena finito e ci stiamo facendo delle carezze.
«Bella scopata. Ma tra cinque minuti saranno qui. Perciò devo andare. Non so se ci rivedremo più ma è stato un piacere. Letteralmente.» sorride.
Fà per alzarsi ma lo blocco.
«Prima di andare toglimi qualche curiosità.» sorrido.
«Chi sei, come fai a sapere di me e di quello che ho fatto.» dico seria.
«Sono Jacob, ma puoi chiamarmi Jack.» dopo questa frase, mi accarezza la guancia e mi dà un bacio e se ne va nel buio più totale. Senza aggiungere altro.
Sento le sirene. Mi alzo in piedi ed aspetto.
Vedo sei persone. Un suono col megafono mi infastidisce. «Mani in alto!» e così eseguo.

IL GIORNO DOPO
Come previsto, mi hanno chiuso in un manicomio. Tra poco mi spetta lo psicologo per chiarire cosa è successo. Da quanto ho capito, non appena guarisco mi chiuderanno in prigione per almeno trent'anni.

«Mi dica, cosa è successo, perché ha reagito in questa maniera?» mi domanda lo psicologo.
Inizio a raccontare la vicenda fino all'ultimo omicidio.
«Vede signorina, secondo me ha avuto un trauma psicologico per via della troppa violenza. A dirla tutta, secondo me lo stress può essere anche una nuova causa».
«Ok, ora cosa succede quindi?» domando impaziente.

Un sentimento proibito 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora