Passato

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La mattina seguente si svegliò presto, a causa di Tiger che continuava a zampettarle sulle gambe, si sedette su l letto, indossò le pantofole e si diresse in cucina seguita dalle gattine che gioiose attendevano di venire sfamate. Afferrò una confezione di croccantini dalla dispensa e li infilò con delicatezza nella ciotola, prestando attenzione a non farne scivolare sul pavimento in parquet grigio. Mentre era ancora occupata a nutrire le sue piccole creature, entrò sua madre che assonnata le chiese:
«E tu non mangi?»
Perciò Alexandra rispose:
«Mmh no, oggi non ho fame» 
«Ma tu non hai mai fame, saranno quattro anni ormai che regolarmente salti dei pasti... Se continui così finirai per diventare anoressica e finire in un centro, ti posso assicurare che non è un bel posto: sei lontana dalla famiglia, non puoi comportarti come vuoi, non puoi uscire quando vuoi, devi seguire regole severe che talvolta non ti piaceranno... Ma la vita è tua, sei libera di scegliere.»
La ragazza annuì, ma non rispose ciò che pensava, se solo avesse accennato una singola frase delle migliaia risposte che aveva in mente in quel preciso istante, probabilmente oltre ad averle sequestrato il cellulare, le avrebbe impedito di uscire di casa, se non per la scuola, e altri hobby con cui usava distrarsi dai soliti tristi pensieri ed ossessioni che la tormentavano.

Tornò in camera sua, si distese sul letto ed iniziò a pensare le possibili reazioni della madre a tutte le sue risposte.
«...e quindi starei lontana dalla famiglia eh... La situazione mi ispira alquanto. Lei davvero crede che io abbia paura di lasciare questa famiglia? Crede di mettermi paura affermando ciò? Questo non posso fare altro che prenderlo come un invito, un invito a lasciare questo orrendo e freddo luogo, un invito ad essere tranquilla, a stare bene, a vivere come una persona vera.
Non potrò uscire quando voglio? Ma perchè adesso posso farlo? Credo che avrò più libertà in un centro per anoressici o malati mentali che nella famiglia in cui sono attualmente.
Dovrò seguire regole che non mi piaceranno? Ma da quando quelle attuali mi piacciono?
E per il comportamento? Stesso discorso. Non potrei stare altro che bene in un centro di cura.»

Odiava la sua famiglia.

La sua famiglia era composta da una madre che come mestiere faceva la psicologa, aiutava chiunque eppure non era ancora riuscita a capire sua figlia ed i problemi che la affliggevano; un padre che pensava a sè stesso e all'apparire ricco di fronte gli altri, se sua figlia necessitava di qualsiasi bene materiale le veniva dato, ma quando chiedeva un po' di comprensione o solamente di venire ascoltata, lui era il primo a non farla parlare, a far entrare le parole da un orecchio e chissà da dove farle uscire; suo fratello, pur essendo più piccolo di lei, la umiliava, quando aveva bisogno di aiuto, Alexandra era sempre la prima a darglielo, non pretendeva di riceve un grazie, ma almeno di non continuare ad essere insultata, lui incitava i suoi amici e chiunque lo attorniava a deridere la sorella e non ci poteva fare niente, non voleva passare per quella manesca pur avendo una voglia irrefrenabile di penetrargli lentamente il petto con una lunga spada, per poi allargare la ferita e infilarci il tubo di un'aspirapolvere, attivandola dopo aver posizionato la testa dello sfortunato dentro un microonde e attivandolo.
Alexandra era convinta di non avere una totale salute mentale, le sue fantasie sadiche erano molte e quando cominciavano l'unico modo per fermarle era addormentarsi nella speranza di non sognarle. Non perchè ne avesse paura, più che altro l'idea di testare su qualcuno i suoi pensieri le faceva avere un espressione felice ed arrabbiata allo stesso tempo, simile a quella del Jocker, che la faceva sembrare una psicopatica evasa da un manicomio.

Più passava il tempo e più faticava a dimenticarsi il perchè era divenuta così... strana, o almeno così veniva definita quelle poche volte che si parlava bene di lei.

Aveva solo nove anni quando un Capodanno invitò una sua amica a festeggiare, e con lei tutta la famiglia, compreso il fratello di due anni più grande. Lei non aveva ottimi legami con quel ragazzo, si trovava sempre a disagio nel trascorrere del tempo con persone più grandi di lei perchè si reputava inferiore, perciò trascorse l'inizio di quella serata solo con la sua amica, Lucrezia. Dopo un'abbondante cena a base di cotechino e lenticchie,  Alexandra, Lucrezia ed i loro fratelli si riunirono in salotto spegnendo le luci ed aumentando il volume della musica, immaginando di trovarsi in una discoteca. Dopo qualche canzone Federico, il fratello di Lucrezia, iniziando ad annoiarsi, chiese ad Alexandra di ballare con lui, quest'ultima rispose di no, così che lui insistette ed ottenne ciò che voleva. Fù in quell'istante che lei se ne innamorò follemente.
Lui le teneva la mano sinistra e l'altra l'appoggiava sul suo fianco destro, mentre la mano libera di lei si posava dolcemente sulla sua spalla. I loro sguardi erano intensi, le mani si stringevano sempre di più e sempre di più i loro corpi si avvicinavano e danzavano trasportati dalle dolci note della musica, non tenendo conto di ciò che stava al di fuori di loro, avendo perso la cognizione del tempo, essendosi persi l'uno dell'altra.
Lei aveva solo nove anni, ma il suo fisico era già molto sviluppato, come la sua mente; era normale perciò prendersi delle cotte.
Quella notte, andò a dormire con un sorriso che le riempiva tutto il viso, il cuore che batteva fortissimo ed una felicità immensa che solo in pochi nella loro vita hanno provato veramente, qualche cotta in passato se l'era presa, ma questa in confronto alle altre era qualcosa di molto superiore, era vero amore.

Going Down, Falling Forever.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora