Perdita

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Il sole risplendeva nel cielo limpido, un leggero vento soffiava tra i rami degli alberi facendone agitare le foglie e producendo un fruscio che lasciava un senso di tranquillità e pace; i pettirossi cinguettavano in coro, accompagnando con il loro canto il mormorio dell'acqua cristallina che sgorgava in un canale.
Era il primo giorno di primavera ed Alexandra, come tutte le mattine, si svegliò per andare a scuola, avendo in volto un'espressione impassibile, indifferente, in grado di non trasmettere nulla, così che chiunque l'avrebbe vista non le avrebbe chiesto perchè fosse felice e tanto meno perchè fosse triste, aveva imparato benissimo ad avere quell'espressione, anche se non era in grado di controllare  le emozioni, riusciva a nasconderle.
Si recò a scuola normalmente, non aveva la minima idea di dove fossero i suoi genitori, perchè quella mattina non aveva udito litigi pur sapendo che tra di loro nulla filava per il verso giusto, ma non volle farsi venire strani dubbi, la sua testa era già abbastanza affollata da pensieri negativi che la perseguitavano costantemente, non voleva far spazio ad altre paranoie.

Le lezioni si svolsero regolarmente, come anche l'intervallo, sempre sola, sempre con le cuffiette nelle orecchie, sempre con la testa da un'altra parte.

A fine scuola, Alexandra trovò suo padre attenderla di fronte al suo istituto e, con in volto un'espressione indecisa, si diresse verso egli, che le ordinò con voce potente di entrare in auto, lei non discusse ed obbedì.

Durante il tragitto nessuno dei due aprì bocca, il Signor Denniston era concentrato a guidare e la figlia ad ascoltare la musica. Mentre lei scorreva l'elenco di brani che aveva nel cellulare, le cadde l'occhio su una canzone che non aveva mai ascoltato, di una band che ammirava molto: "Hospital For Souls" dei "Bring Me The Horizon". Il titolo la incuriosiva:
"Uhm.. Ospedale per le Anime... che cosa sarà mai? Conosco i BMTH, so i titoli strani che danno alle loro canzoni, ma questo è veramente qualcosa di agghiacciante e affascinante allo stesso tempo" pensò.
La ascoltò senza pensarci più volte, in fondo era solo una canzone, che male avrebbe potuto farle?

"And then I found out how hard it is to really change
Even hell can get comfy once you've settled in
[...]
Hold me close, don't let go, watch me burn
In this hospital for souls"

 La melodia le piacque molto, la voce di Oliver aveva superato le sue aspettative, ed il testo...
Il testo era un capolavoro insuperabile, riusciva a descriverla perfettamente, in modo molto preciso, come un vestito fabbricato su misura, cucito addosso. Mentre lo ascoltava aveva gli occhi lucidi e delle lacrime che si trattenevano dal precipitare; vedeva la sua vita in una semplice canzone, le sue sofferenze, i suoi disagi, la sua tristezza... Vedeva sè stessa.

Si era innamorata di quella canzone.

La macchina rossa di suo padre in cui era presente anche la ragazza, frenò di colpo. Alexandrà sospirò impaurita, si asciugò in fretta le lacrime che le scivolarono sul viso e si affrettò ad osservare fuori dal finestrino per capire dove fosse. Il Signor Denniston ordinò a sua figlia di uscire dal veicolo, cosa che fecero entrambi.
Si guardavano entrambi negli occhi, Alexandra capì subito che il genitore aveva abusato di alcolici un'altra volta, così il suo sguardo divenne molto più triste di quanto non lo fosse già, adesso aveva capito perchè la sera prima e quella stessa mattina non lo vide, capì anche che trattamento le riservava l''uomo per quel momento, ma non aveva più paura, ormai ne era abituata.
Le apparsero in mente ricordi di quando era piccola, scene in cui suo padre, dopo aver bevuto, picchiava sua madre, e con sguardo da psicopatico si avvicinava anche alla figlia, con l'intento di fare del male anche a lei, ed un attimo dopo aver chiuso gli occhi, li riapriva ritrovandosi in pronto soccorso.

Immaginava che sarebbe stata violentata anche in quel momento, ma non voleva scappare, altrimenti suo padre se la sarebbe presa con qualche altro innocente. Lo vide avvicinarsi lentamente e sussurrarle:
«Ti ho voluto bene»
Poi inserì la mano destra nella tasca del giubbotto in pelle nera, dalla quale estrasse un coltello, che avvicinava lentamente al petto di Alexandra. Lei stava tremando dalla paura, chiuse gli occhi,
«E' finita» pensò.
Non sapeva se era meglio continuare a vivere nel dolore o abbandonare tutta la sua malinconia venendo uccisa da suo padre, se la seconda opzione sarebbe stata quella corretta, non c'era motivo di preoccuparsi, in pochi istanti il suo incubo sarebbe terminato. Eppure lei aveva paura, ciò significava che tutta questa voglia di morire non ce l'aveva.
Non appena i suoi occhi catturarono l'immagine del Signor Denniston alzare il braccio con il quale teneva stretto un coltello, chiuse adagio gli occhi, immaginando di trovarsi altrove, così da non morire con l'immagine di suo padre in quelle condizioni.

Going Down, Falling Forever.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora