Epilogo

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Sento un rumore infastidire il mio sonno. Sono in una specie di dormiveglia, in un limbo. Non riesco bene a capire cosa stia succedendo. Il cuore mi comincia ad accelerare in un instante... mi sento persa... ma poi lo percepisco... quel calore che mi tranquillizza. Sto ancora stringendo il corpo di Lexa.

La sento muoversi sotto di me, ed inspiegabilmente fingo di dormire. Ho una paura fottuta di aprire gli occhi, e scoprire che, tutto quello che abbiamo condiviso ieri notte, sia solo un magnifico sogno. Lei se ne tornerà alla sua vita, si sposerà, e a me non rimarrà altro che il ricordo, di quello che poteva essere, e naturalmente il cuore spezzato.

Trattengo le lacrime quando la sento accarezzarmi dolcemente i capelli.

Il rumore continua imperterrito. Probabilmente è il suo telefono. La sua vita che chiama.

Cerca di svincolarsi dal mio abbraccio facendo più piano possibile per non disturbarmi.

Appena si alza sento la mancanza del suo corpo sotto il mio, mi manca il suo calore. Dei brividi mi pervado il corpo, ma non per il freddo, è per la sensazione glaciale che sto provando: io senza di lei. Le lacrime si fanno sempre più pressanti, vogliono sfondare le barriere. Non so con quale forza, ma riesco a ricacciarle indietro.

La sento fare qualche passo, e arrivare alla fonte del rumore che ha disturbato il nostro sonno.

Sospira diverse volte, come se la realtà le fosse piombata addosso. Non sento più niente e la voglia di aprire gli occhi si fa sempre più impellente. Ciononostante non cedo. Continuo a fingere.

Un sacco di dubbi schiacciano la mia mente. E se si fosse pentita? E se tutto quello che ha detto, che ha fatto, fosse solo dovuto all'impeto del momento, alla sfrenata passione che c'è stata tra noi? No, non ci credo. Non è possibile. Non posso essermi immaginata tutto. Io amo Lexa, e so che lei ama me. L'ho percepito dal suo sguardo, da come mi ha toccata, da come mi ha baciato.

Smettila di pensare a queste cose Clarke, la devi smettere!

I brividi continuano a farmi tremare il corpo. Ovunque, dentro me, percepisco la paura diffondersi.

Sento i suoi passi avvicinarsi a me. Pochi istanti dopo sento il calore di una coperta avvolgermi il corpo, e il suo respiro ad un passo dal mio viso. Forse mi sta guardando, forse cerca il modo per dirmi addio. Piantala di vaneggiare, Clarke!

Si allontana quasi subito da me e il mio cuore perde un battito. Apro un occhio, giusto una fessura per osservare i suoi movimenti.

È di schiena, si sta rivestendo velocemente. L'istante dopo afferra il cellulare. Le sue dita scorrono frenetiche sul terminale. Probabilmente sta leggendo dei messaggi.

Sospira continuamente come se si sentisse in colpa. Vederla così, fa crollare tutti i miei castelli in aria. Forse tutte le idee negative, che mi affollano la mente, non sono poi così sbagliate.

Continuo ad osservarla di nascosto.

Fa partire una chiamata. È nervosa, continua a picchiettare incessantemente il piede a terra.

Pochi istanti dopo la vedo allontanare il telefono dall'orecchio, qualcuno le sta urlando contro, ma non riesco a sentire le parole.

Sento solo le sue parole in risposta.

"Frena, frena, frena, chi?".

"Già, siamo ancora al club. Lei sta ancora dormendo. Anya, ieri notte è successa una cosa... diverse a dire la verità...".

Mi sembrava di aver capito, che la sua fidanzata si chiamasse Costia non Anya.

"Non fare l'idiota, ho bisogno del tuo aiuto... credo di essermi innamorata di lei!".

Burlesque (Clarke POV)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora